Contributo Conferenza d'Organizzazione 2015

Documenti approvati dalla conferenza di federazione di Modena

In ordine a decostruire il concetto di “casta” e pure quello di partito del '900 come ben descrive il documento nazionale di questa conferenza di organizzazione bisogna aprire le porte ad una elaborazione collettiva da parte degli scritti.
Per stimolare questo bisogna ricostruire una rete capillare dei circoli nella quale si creino dinamiche virtuose di emulazione e di somma di forze a livello regionale e nazionale. Bisogna combattere la passività degli iscritti stimolando e sollecitando la loro partecipazione in prima persona. Oggi, tutti noi siamo in grande difficoltà a causa della crisi economica e dell’avanzare della costrizione dei diritti sociali e pertanto bisogna costruire nelle relazioni dal basso meccanismi di autodifesa che sommino forze e creatività.
Per questo proponiamo di istituire un organismo nazionale o un gruppo di persone dedicato che si occupi della RETE DEI CIRCOLI e di costruire la socializzazione al nostro interno delle buone pratiche e la coordinazione in tempo reale delle diverse azioni che già stanno realizzandosi nei territori. Un gruppo di lavoro che raccolga e condivida le diverse iniziative nonchè il progredire dei progetti e delle campagne comuni, costruendo cosi un patrimonio comune disponibile per tutti e un monitoraggio pubblico delle vertenze in atto dalle quali possono sorgere nuove campagne da portare avanti come PRC. Questo patrimonio d'informazione dovrebbe essere uno strumento di attivazione, che si ponga come obiettivo l'interscambio di strumenti e capacità personali e collettive e costituisca uno strumento utile al partito tutto.

Paula Nolff
circolo di Modena
Conferenza di organizzazione PRC 2015

Ordine del giorno

La sezione del documento per la conferenza di organizzazione dal titolo "Il muro di gomma del partito monosessuato", che tratteggia in modo appena accennato le motivazioni che devono portare la politica di rappresentanza, quella dei partiti, a farsi carico totalmente di un approccio femminista è molto positivo. È necessario che Rifondazione Comunista si renda capace di farsi soggetto promotore e modello di una visione ampia e lungimirante. La discriminazione di genere assume molteplici aspetti, tutti ricompresi nel concetto di femminicidio perchè la violenza contro le donne va da aspetti simbolici ad aspetti materiali, fino a culminare nel femicidio, ma ogni elemento che lo compone ha lo stesso grado di rilevanza.
L'elenco è lungo: l'uso del maschile non marcato nel linguaggio, la presenza di meno del 5% di strade e luoghi intitolati a donne nella toponomastica, la difficile strada della legge che consente la trasmissione paritaria del cognome materno e paterno, il lavoro, mai partito, di supervisione dei libri di testo scolastici per verificare la presenza delle protagoniste della storia dell'umanità sono tutti elementi che concorrono a costruire l'invisibilità femminile sulla scena pubblica.
Il tasso di disoccupazione, maggiore per le donne e in aumento in base al numero dei figli, il divario salariale che arriva a toccare il 40%, il tetto di cristallo che vede il 71% delle posizioni dirigenziali assegnate a uomini, lo scandalo delle dimissioni firmate in bianco, affiancati alla realtà della generazione sandwich, quella cioè delle donne schiacciate tra accudimento dei figli e cura dei genitori anziani, sono elementi che tengono le donne lontane dalla autodeterminazione perpetuando il divario esistente del potere economico.
E poi ci sono i continui attacchi alla completa applicazione della 194, lo scandalo dei medici obiettori, l'intrusione della chiesa cattolica nella libera determinazione di ciò che riguarda il corpo delle donne; quel corpo fertile demonizzato nel mondo del lavoro perchè, cito un imprenditore, è una bomba ad orologeria; quel corpo sovraesposto nel mondo della comunicazione assuefatto alla concezione del "sii bella e stai zitta" che non fa altro che rafforzare il modello della donna o serva della casa o oggetto del desiderio maschile, spaziando dal velinismo alle lady like.
Un paese, il nostro, nel quale ogni giorno, in ogni contesto, viene attaccata la dignità femminile. Un paese, quindi, nel quale ogni giorno, in ogni contesto, gli uomini vengono a loro volta schiacciati in ruoli altettanto rigidi, premiandoli con l'accesso al potere economico, di ruolo, gerarchico, ma rendendoli schavi di fatto dei principi capitalistici, strettamente connessi con il patriarcato.
Non si esce da questa catastrofe solo con una Conferenza delle donne, perchè qui non si tratta di affrontare una questione femminile, ma una questione maschile. Ben venga la Conferenza, certo, ma bisogna lanciare anche una Conferenza degli uomini, che abbia a tema cosa possono e debbono fare gli uomini di Prc per favorire e sostenere la via del femminismo. Questo perchè i numerosi campi nei quali si esprime la discriminazione richiedono un'azione complessiva, non si può risolvere affrontando una cosa per volta. Non più. E affrontare e sconfiggere la discriminazione contro le donne significa anche lottare contro ciò che consente tutti i tipi di discriminazioni, razzismo, omofobia, egemonia di un ceto sociale sugli altri. Sul piano simbolico, ma con risvolti concreti, Prc può essere il primo partito che si doti di una co-segreteria di genere, cioè una segretaria e un segretario, per dare un significato concreto alla doppia rappresentanza.
Termino auspicando che il riferimento, nel documento, alla necessità di valorizzare, tra le capacità dei nostri compagni e delle nostre compagne, i "saperi della cucina tradizionale patrimonio di tante donne" sia frutto dell'iniziativa un po' goliardica di qualche burlone. Altrimenti dobbiamo essere davvero preoccupate e preoccupati. Propongo a tal fine un emendamento che cancelli le parole "patrimonio di tante donne".

Judith Pinnock - Segretaria provinciale di Modena del partito della Rifondazione Comunista

Rifondazione Comunista partito nemico della mafia

Le inchieste su EXPO, Mose, Mafia Capitale Aemilia sono solo alcune delle recenti operazioni che hanno svelato come la criminalità organizzata faccia affari attraverso il mondo delle istituzioni, della politica e delle professioni sfruttando le grandi opere o le situazioni di emergenza sociale, ambientale o di calamità naturale in cui il nostro paese si trova. Non importa se la grande opera è un TAV, un’autostrada o il padiglione di una fiera, o se l’emergenza è data dall’incapacità di gestire le migrazioni piuttosto che la ricostruzione post sisma, l’importante è fare affari attraverso i milioni di euro che si muovono, spesso in condizioni di controlli deboli o del tutto assenti.

Nel gennaio scorso le forze dell’ordine mettono a segno l’operazione Aemilia, la più imponente contro la cosche calabresi nel nord Italia, e in Emilia Romagna in particolare, con il suo carico di 163 arresti, di cui 117 disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che hanno coinvolto mafiosi, imprenditori, professionisti, politici, giornalisti e persino personale delle forze dell’ordine. È stato svelato un vero e proprio sistema criminale al punto che l’Emilia Romagna - usando le parole del Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti - “che una volta era orgogliosamente indicata come una Regione costituente modello di sana amministrazione ed invidiata per l’elevato livello medio di vita dei suoi abitanti, può ben definirsi “terra di mafia” nel senso pieno della sua espressione”.

Ma dietro a questa fotografia c’è un’analisi politica che il nostro partito deve fare, perché la mafia non si combatte solo con le inchieste e gli arresti ma anche con la denuncia del contesto sociale e politico in cui matura. Perché se la presenza mafiosa in Emilia Romagna - ma possiamo estendere l’analisi a qualsiasi altra Regione italiana - è arrivata a questo punto è anche a causa del progressivo indebolimento della politica di fronte all’economia e ai grandi affari e alla rinuncia delle istituzioni pubbliche a svolgere fino in fondo il loro ruolo di garanti del bene comune e di controllo della legalità.

Le istituzioni sanno bene che le gare al massimo ribasso e la catena infinita dei sub appalti sono la porta d’ingresso della criminalità organizzata nell’economia legale, eppure questa pratica è sempre più spesso utilizzata, al punto che in Emilia Romagna il 70% degli appalti viene poi dato in sub appalto. Così come è noto che le esternalizzazioni dei servizi pubblici e i conseguenti presunti risparmi di spesa per i Comuni sono spesso pagati da condizioni di lavoro indegne, insicure e stipendi da fame. Ed è altrettanto noto che le operazioni immobiliari speculative sovente non sono altro che il modo per ripulire denaro proveniente da attività illecite. Insomma, l’operazione Aemilia non è un fulmine a ciel sereno e sorprende solo chi in questi anni non ha voluto o saputo ascoltare le tante denunce che da più parti segnalavano che l’Emilia stava diventando una “terra di mafia", come oggi la definisce la Direzione Investigativa Antimafia.

Rifondazione Comunista è, e deve essere, un Partito che mette l’antimafia nel suo dna. Rifondazione Comunista è l’unico partito che ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia per la manipolazione dell’ordine democratico che ne è conseguito. Oggi possiamo ben dire che la criminalità organizzata ha pervaso ogni ambiente della vita pubblica e la nostra denuncia deve essere ancora più forte e deve mettere sempre in evidenza come l’indebolimento dello Stato e delle sue istituzioni siano un favore alle mafie. E oggi l’indebolimento dello Stato passa attraverso le privatizzazioni dei beni comuni, le esternalizzazioni dei servizi, le piccole e grandi opere affidate con la compartecipazione dei privati (project financing), la deregulation, il depotenziamento degli uffici preposti al controllo, la riduzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e ogni altra norma o provvedimento che concentra poteri e risorse nelle mani di pochi privati a discapito della collettività.

Come diceva Peppino Impastato, la mafia uccide, il silenzio pure, e noi oggi dobbiamo avere la capacità di spiegare quali sono i nuovi spazi in cui la mafia cresce e prolifera.


chiudi - stampa