Comitato Politico Nazionale
25 - 26 ottobre 2003

Odg approvati

Solidarietà alla Fiom
Il Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, esprime la piena solidarietà alla Fiom e ai lavoratori e alle lavoratrici metalmeccaniche, di fronte all’offensiva delle organizzazioni padronali dell’Emilia Romagna, che chiedono addirittura una legge per impedire gli scioperi proclamati dalla Fiom.
Si tratta di una iniziativa gravissima che mostra a pieno il volto antidemocratico e anticostituzionale di queste organizzazioni confindustriali, che vogliono abolire nei fatti il diritto di sciopero, cancellando cosÏ la contrattazione collettiva e il sindacato come organizzazione autonoma di classe. Questa si aggiunge alla prassi più volte ripetuta nel recente periodo, di richiedere l’intervento di polizia e carabinieri.
Contro questa offensiva padronale, il Cpn impegna il partito a tutti i livelli, ed in particolare propone:
- Un pieno impegno per la riuscita dello sciopero generale dei metalmeccanici il 7 novembre prossimo.
- La prosecuzione e l’allargamento della campagna di raccolta di fondi a favore della “cassa di resistenza metalmeccanica“.
- Una forte azione, a tutti i livelli istituzionali, per sostenere le ragioni della Fiom e per difendere il diritto di sciopero.

Finanziaria e Amianto
Il Comitato politico nazionale del Prc giudica la finanziaria del governo Berlusconi, il disegno di legge che lo sostanzia, e la proposta di controriforma pensionistica, un attacco organico alle condizioni di vita dei lavoratori e dei soggetti più deboli per favorire invece i grandi interessi economici che caratterizzano il blocco sociale di cui il c/d è la emanazione politico-istituzionale, all’interno di una coerente ottica di classe. All’interno di questo quadro risulta tanto più odiosa la scelta, dettata da una cinica volontà: di fare cassa, di cancellare, attraverso l’articolo 47 del dl 269, ogni diritto, acquisito e non, dei lavoratori esposti all’amianto. Attraverso questo provvedimento al danno subito da quei lavoratori costretti a lavorare per anni respirando quotidianamente un killer micidiale, si aggiunge la tragica beffa di escludere ogni forma di risarcimento o riconoscimento di rischio, l’esito della commissione bilancio del Senato che ha sostanzialmente confermato tale orientamento, ed il rischio concreto di un ricorso alla fiducia da parte del governo, fanno prevedere uno sbocco negativo delle lotte che in questi giorni vedono protagonisti moltissimi lavoratori in tutta Italia. Il Cpn del Prc impegna quindi tutte le sue strutture, militanti e rappresentanti nelle istituzioni, a proseguire, al fianco dei lavoratori, in ogni iniziativa di lotta e di sensibilizzazione tese a ripristinare un diritto fondamentale quale il riconoscimento del rischio per gli esposti all’amianto, attraverso la cancellazione dell’articolo 47 del dl 269.

Droghe
Il Comitato Politico Nazionale considera gravi e preoccupanti le dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio sulle droghe.
La punizione dell’uso, la parificazione tra droghe leggere e pesanti, la reintroduzione della dose minima sanzionabile, l’aumento dei poteri delle strutture private a danno dell’intervento pubblico (di cui i Sert sono punto centrale), sono una miscela esplosiva.
Da una parte si riconfigura il ruolo statale in un’ottica di controllo e repressione di comportamenti non lesivi della libertà altrui nè pericolosi socialmente, dall’altra si legalizza la situazione di molte comunità dove la dignità delle persone è mortificata, ponendo le basi per un processo di privatizzazione del carcere.
Si tratta insomma di un passo significativo della transizione dallo stato sociale allo “stato penale”.
E’ significativo che queste dichiarazioni siano avvenute nel semestre di presidenza italiana dell’Ue; si tratta chiaramente di un segnale opposto a quello di molti paesi europei che hanno deciso di passare da un approccio penale ad uno sociale, riconoscendo la riduzione del danno come uno dei pilastri della loro politica antidroga.
L’Italia sceglie quindi di battere un’altra strada, affiancandosi agli Stati Uniti sulla via della “war on drugs” e della “tolleranza zero”.
Si tratta di una nuova formula del proibizionismo, che può essere qualificato come “ proibizionismo - liberista”, che è lo strumento di penetrazione e controllo sia sul versante globale che locale: attraverso la guerra ad alta o bassa intensità nei paesi “produttori”, e la guerra sociale ai “consumatori”.
Storicamente il proibizionismo non ha mai contrastato le organizzazioni criminali, e oggi nel processo di globalizzazione dell’economia ha accompagnato la costruzione di network globali del crimine che valorizzano la merce droga.
La strada da percorrere è un’altra: partendo dal principio di responsabilità personale, l’orizzonte che noi ci diamo è la liberalizzazione della marijuana - che secondo decenni di letteratura medica, non provoca danni sociali né alla salute più gravi di altre sostanze attualmente legali (alcol, nicotina). In questo orizzonte la legalizzazione costituisce oggi la nostra proposta politica centrale.
Per questo il Partito della Rifondazione Comunista, si impegna nella battaglia contro il proibizionismo liberista nel movimento insieme ai giovani comunisti.
Il coinvolgimento del partito non può che essere complessivo e dovrà vedere attive/i anche le compagne e i compagni impegnati nelle istituzioni, perché è soprattutto a livello di enti locali che possono essere affrontate politiche alternative sulle droghe. Allo stesso modo è necessario costruire maggiori relazioni con gli operatori e le operatrici del settore.
Vista la complessità del problema, l’iniziativa del partito dovrà svilupparsi su diversi livelli:

1. Non punibilità dell’uso delle sostanze.
Occorre distinguere nettamente tra le grandi organizzazioni criminali e i consumatori. Fino ad oggi sono stati questi ultimi soggetti ad essere colpiti da politiche detentive che hanno solo peggiorato la loro condizione di salute quanto le prospettive di vita future.

2. Lotta alle Mafie globali.
Occorre alzare il livello di lotta al narcotraffico ed alle organizzazioni criminali che lo gestiscono. Si tratta di un settore in espansione, con grandi intrecci tra economia legale e illegale, che le politiche protezioniste non mettono mai in questione direttamente. A questo riguardo è necessario distinguere con chiarezza le grandi organizzazioni criminali dai contadini produttori di coca. Questi non devono essere oggetto di politiche repressive ma con loro è necessario costruire le basi per una politica di sovranità alimentare che tenga conto degli elementi storici e culturali delle produzioni agricole.

3. Prevenzione come diritto all’informazione corretta sulle sostanze.
Ampliamento delle offerte culturali e ricreative sui territori, oltre all’intervento nelle scuole e negli ambienti di lavoro, con percorsi partecipativi e permanenti, contro i toni allarmistici e le indebite confusioni sulle diverse sostanze; inoltre è auspicabile un coinvolgimento dei gestori dei locali notturni per azioni a tutela della salute rivolte alla promozione ed alla prevenzione in ambito ricreazionale.

4. Cura e Riabilitazione.
Partendo dalla centralità dell’intervento pubblico, la cura e la riabilitazione devono essere pensate per affrontare un fenomeno complesso e multifattoriale, ovvero come una rete di risposte in grado di dialogare tra loro, che riconosca un ruolo centrale ai dipartimenti per le dipendenze, consolidando e diffondendo al tempo stesso i servizi sperimentali che in questi anni sono stati sviluppati (unità di strada, centri a bassa soglia). I programmi di reinserimento devono essere adeguatamente finanziati per garantire il diritto al reinserimento lavorativo, a partire dall’intervento nelle carceri sviluppando misure alternative alla pena detentiva.

5. Riduzione del danno.
Politica di promozione del diritto alla salute per rimuovere i pregiudizi che ruotano attorno al fenomeno e la marginalizzazione sociale dei consumatori, consolidando e diffondendo la distribuzione di presidi sanitari e kit di analisi delle sostanze, prevedendo luoghi sicuri di consumo e avviando i programmi di somministrazione controllata dell’eroina, già sperimentati in altri paesi europei.

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