Comitato Politico Nazionale 26 - 27 novembre 2005

Documento di maggioranza

1. La costruzione della sinistra di alternativa

Il quadro di riferimento e l’orizzonte possibile
Siamo in uno snodo importante della vita politica e sociale del Paese. Il fallimento delle politiche neoliberiste e, in questo quadro, la crisi verticale di fiducia del governo delle destre e la rottura del suo blocco sociale di riferimento, sono le cause profonde e prossime della recessione e di quello che può essere definito il declino che attraversa non solo l’apparato produttivo ed economico ma, più in generale, il tessuto profondo della società. Allo stesso tempo, la dottrina e la pratica della guerra preventiva e del terrorismo manifestano, assieme, l’orrenda realtà di un sistema di guerra che, per la sua intrinseca natura, precipita nella disumanità (dalle torture, agli assassini indiscriminati delle popolazioni civili, fino all’uso delle armi di sterminio) e la privazione di senso in cui la spirale guerra terrorismo trascina il mondo verso il devastante conflitto di civiltà, senza proporre alcuna soluzione dei conflitti ma, al contrario, la loro moltiplicazione per estensione ed intensità, introiettati nel cuore dell’Europa, come l’esplosione delle Banlieu in Francia dimostra. Questa situazione complessiva produce un condizione profonda di precarietà ed insicurezza e un disagio diffuso che si fanno consapevolezza di una crisi che, per estensione e profondità, richiede la messa in discussione dei cardini della globalizzazione capitalistica: il neoliberismo e la guerra. Il terremoto che la crisi determina, nella rottura dei fattori di coesione sociale fino nella sfera della politica, produce un quadro di instabilità crescente, come dentro una transizione lunga e lacerante aperta a soluzioni tra loro differenti e alternative. La consapevolezza della crisi, cioè, non produce automaticamente l’apertura di un percorso verso l’alternativa. Anzi, attivamente, dentro la crisi lavorano altre due ipotesi. La prima è quella della precipitazione estremistica verso la rottura definitiva del quadro di riferimento dato dal compromesso nato dopo la vittoria contro il nazifascismo e la fine del secondo conflitto mondiale. Questa è l’ipotesi rappresentata oggi dalle destre che tentano l’affondo dell’avventura della rottura della carta costituzionale (contro cui siamo impegnati in maniera determinata per il referendum oppositivo) e della dissoluzione dei fattori di unitarietà sociale e politica del Paese, proponendo, per questa via la sostituzione dei conflitti orizzontali, dentro la società in basso, a quello verticale di classe e la proposizione di una ricomposizione unitaria dentro un’ideologia reazionaria di massa che fa del conflitto di civiltà e dell’integralismo i propri punti di forza. La seconda consiste nel riproporre il tentativo già fallito negli anni 90, da quello che possiamo definire per sintesi il centrosinistra mondiale, di una stabilizzazione moderata della crisi. Questo tentativo si ripropone oggi in forme diverse da quelle dello scorso decennio. Dimesse, infatti, le magnifiche sorti della promessa dello sviluppo senza crisi e dell’ illusione di “guidare” la globalizzazione, umanizzandone gli effetti, oggi questa prospettiva si presenta come presa d’atto della crisi e, al medesimo tempo, come riproposizione delle medesime politiche come stato di necessità. E’ quella che abbiamo definito come prospettiva di una transizione dolce al berlusconismo e sostituzione del colpo di maglio della rottura con la riproposizione della concertazione della regressione nel campo dei diritti del lavoro e sociali, quale ricetta per il recupero di competitività nella competizione internazionale. E’ questa la base materiale su cui lavora l’ipotesi neocentrista e che, oggi, si presenta come tentativo di condizionare il quadro politico complessivo e vuole ipotecare, per questa via, il corso delle scelte future. Una competizione e una sfida è aperta anche dentro il campo delle sinistre. Riteniamo, infatti, che la prospettiva del partito democratico, cui il campo della sinistra riformista lavora esplicitamente proponendolo come orizzonte di una ricomposizione delle forze, rappresenti un esito da contrastare apertamente in quanto sostanzialmente propone la sussunzione di tanta parte delle sinistre dentro l’ipotesi di una stabilizzazione moderata. Questa ipotesi è, al tempo stesso, perdente e inefficace in quanto la vastità e la profondità della crisi richiedono, al contrario, di indirizzarsi verso la costruzione di una alternativa di società.
Una proposta che parta qui e ora.
Per questo, riteniamo che sia necessaria e matura una iniziativa determinata per una sperimentazione vera della costruzione di una nuova soggettività politica della sinistra di alternativa. Pensiamo a una soggettività politica nuova che non proponga scorciatoie organizzativistiche ed elettoralistiche, che già hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza, fino ad essere subito entrate in crisi. Pensiamo, invece, ad un percorso vero di connessione tra esperienze e soggettività che, senza scioglimenti o annessioni, ma, mantenendo ciascuna la propria identità, la propria autonomia, il proprio linguaggio, il proprio percorso, costiuiscano una relazione stabile, diano visibilità a un vero e proprio patto che costituisca un elemento di attrazione di quanti, nel vivo del conflitto sociale, delle vertenze territoriali, dei movimenti per la pace, i diritti di cittadinanza e per l’estensione delle libertà, sono convinti che, per dare una vera risposta della crisi nella direzione di un progetto riformatore, occorra muoversi verso la costruzione di una alternativa di società. Crediamo che oggi questa scelta sia non solo necessaria ma sia matura e che il modello della Sinistra Europea ne rappresenti un realistico e concreto approdo. Il recente congresso di Atene del Partito della Sinistra Europea, è stato un grande successo sottolineato anche dalla richiesta di ingresso di altre formazioni, come quella britannica di Respect. Il Partito della Sinistra Europea ha conquistato una ulteriore autorevolezza dopo il successo del referendum contro il Trattato Costituzionale in Francia e la grande affermazione della Linkspartei in Germania, nuova aggregazione che, come riconosciuto dai medesimi protagonisti, è stata resa possibile in larga misura propria dalla costruzione di questa nuova soggettività. Ora, è giunto il momento della costruzione e sviluppo di grandi campagne di cui la Sinistra Europea sia protagonista e che propongano una unificazione delle lotte a livello continentale come quadro comune di riferimento, pensiamo, per fare un solo esempio, a quella contro la direttiva Bolkestein. Allo stesso tempo, l’insieme delle soggettività collettive, a livello nazionale e territoriale e le singole personalità, espressioni di movimento, che si sono schierate e mobilitate dentro il percorso delle primarie a sostegno del progetto e delle priorità programmatiche rappresentate dalla candidatura di Fausto Bertinotti, costituiscono una ricchezza diffusa, hanno costruito relazioni importanti che chiedono di essere attivate oltre quel percorso. L’insieme delle relazioni, costruite in questi anni dentro un rapporto di internità ai movimenti e al conflitto sociale e di lavoro, parlano di una potenzialità che è sedimentata e che ha visto il crescere di un interesse verso l’innovazione di cultura politica che Rifondazione Comunista è andata producendo in questi anni, proprio in relazione alle nuove domande poste dalla crescita dei movimenti. Pensiamo, quindi, che sia matura la proposta di un incontro tra queste soggettività e la costruzione in concreto di un percorso che, individuando il modello della Sinistra Europea come riferimento, determini un primo concreto passaggio della costruzione della Sinistra di Alternativa in Italia. Pensiamo che le elezioni politiche ne possano costituire un primo appuntamento e l’apertura significativa delle liste elettorali del Partito della Rifondazione Comunista a queste soggettività, non come singoli indipendenti ma come espressioni del progetto della Sinistra di Alternativa, ne debbano costituire una decisione impegnativa. Un progetto che guarda oltre la scadenza elettorale ma che fa di questo appuntamento un passaggio importante della costruzione della Sinistra di Alternativa come strumento fondamentale nella sfida aperta per un esito della crisi che contrasti la precipitazione dentro il conflitto di civiltà e la deriva verso l’ipotesi neocentrista e che proponga a un vasto arco di forze un processo aggregativo vero come strumento essenziale della costruzione dell’alternativa di società.

2. Lo sviluppo del conflitto di classe e delle lotte sociali

Lo sciopero generale del 25 novembre ha riproposto i temi di fondo della crisi del Paese e della necessità di una nuova politica economica e sociale. La sua riuscita e il grande successo delle manifestazioni parlano di un bisogno di cambiamento diffuso che chiede di essere ascoltato e recepito dall’intero campo delle opposizioni. Lo sciopero dei metalmeccanici e la manifestazione nazionale di Roma del prossimo 2 dicembre rappresenteranno un appuntamento di straordinaria importanza sia per i contenuti specifici che propongono, il tema del recupero salariale, dei diritti, della democrazia nei posti di lavoro, sia per il significato generale che assume in questa fase delicata in cui va precipitato il conflitto contro le destre ed è aperto un confronto sui contenuti di una vera alternativa programmatica. In questo senso, va riaffermata la centralità della questione lavoro: non c’è società buona senza lavoro buono. Non solo cronologicamente ma politicamente vi è una vicinanza tra questo appuntamento e quello del 3 dicembre della manifestazione nazionale dei migranti. La condizione migrante, infatti, esprime oggi l’orribile modernità della distruzione di diritti e garanzie, di generalizzazione della precarietà cui il neoliberismo vuole trascinare complessivamente tutto il mondo del lavoro e l’intera società. Ai due appuntamenti va l’adesione e il sostegno convinto del Partito. Si ripropone, infatti, come questione cruciale il tema dell’unificazione dei movimenti: un processo di liberazione complessivo, un modello di alternativa di società, cui inscrivere le lotte e dargli maggiore forza come accelerazione di un processo collettivo. Fuori da questo, il rischio dell’isolamento e di perdere. Con questo spirito, siamo con le popolazioni della Val di Susa contro la Tav come nelle altre vertenze territoriali, come, quella contro il rigassificatore in Puglia, contro l’inquinamento da Tir in Val d’Aosta e tante altre. Lo sciopero dei metalmeccanici può rappresentare l’elemento catalizzatore di questo bisogno di fare dei movimenti un “movimento generale” di cambiamento. In questo quadro di connessione, per far avanzare un progetto vero di riforma della società, mettiamo la questione del ritiro delle truppe, della liberazione del territorio dalle servitù militari, della salvaguardai dell’ambiente, dei diritti di cittadinanza, quelli delle libertà civili (i Pacs), la difesa delle conquiste di civiltà e della laicità contro le ingerenze contro le ingerenze delle gerarchie vaticane nelle scelte dello Stato, lo sviluppo delle campagne che abbiamo promosso contro la precarietà, per i beni comuni e così via. Altro livello di unificazione necessario è quello europeo. In questa prospettiva, la campagna contro la Bolkestein assume un grande significato anche dal punto di vista simbolico.

3. Il confronto dentro il campo delle opposizioni

Il nostro obiettivo di fase consiste nell’impedire la precipitazione dentro il baratro della crisi proposto dalle destre e, contemporaneamente, nel contrastare l’ipotesi neocentrista. Anzi, pensiamo che, nel medio periodo, l’ipotesi neocentrista, per la vastità della crisi, sia inadeguata a impedire il precipitare nel conflitto di civiltà. La prospettiva dell’alternativa è, per noi, quindi, non solo l’apertura di una fase riformatrice ma, anche, il vero antidoto alle destre e alla deriva da esse proposta. Ciò anche nella direzione della riforma della politica, come elemento decisivo della connessione con il processo di trasformazione sociale. Il confronto e la sfida dentro l’Unione sul carattere dell’alternativa programmatica al governo delle destre sono aperte; ma fuori dalla nostra scelta politica di essere parte costituente dell’Unione, avremmo consegnato su un piatto d’argento l’ipotesi neocentrista, che si sarebbe affermata come necessitata. Oggi possiamo proporci una battaglia politica per contrastarla anche grazie a quella scelta e a quella, fondamentale, del rapporto di internità ai movimenti. L’elemento unitario, cioè, rappresenta un doppio vincolo, per noi nei confronti delle altre forze e per le altre nei nostri confronti. Dentro l’ambivalenza del doppio vincolo deve agire come leva l’elemento della partecipazione popolare e della forza dei movimenti. Nessuna timidezza, quindi, nella sfida programmatica. Ci siamo impegnati nei tavoli dell’Unione: abbiamo già registrato, accanto ancora a elementi non soddisfacenti, dei risultati ancora non consolidati ma importanti. Ora, vogliamo portare la sfida in campo aperto e in una relazione con i movimenti e i soggetti sociali. La sfida sul programma è ora, durante la campagna elettorale e dopo la costruzione del governo. E’ per noi centrale il rapporto di autonomia dei movimenti dal governo e la capacità di essi di essere sempre un passo in avanti. Alle prossime elezioni politiche ci presenteremo, al di là dell’impianto unitario condiviso e agli avanzamenti complessivi che avremo ottenuto, che andranno valorizzati adeguatamente, con un profilo programmatico autonomo. Un programma non contrapposto ma “oltre” quello dell’Unione e che, dentro le conquiste che in quello si producono, inserisce nuove sfide e apre nuove prospettive. “Nostro” programma come “programma” della Sinistra di Alternativa che prende abbrivio dal programma delle primarie e che si innerva nella relazione con le soggettività con le quali si costruisce questo passaggio concreto della Sinistra di Alternativa che volgiamo compiere adesso.

Fausto Bertinotti, Imma Barbarossa, Francesco Ferrara, Paolo Ferrero, Loredana Fraleone, Gennaro Migliore, Daniela Santoni, Patrizia Sentinelli
Approvato con 108 voti a favore

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