Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 22 - 23 febbraio 2008

Proposta Ferrara su candidature

Care compagne e cari compagni, vi presentiamo oggi il percorso che intendiamo fare per costruire una ipotesi di compilazione delle liste che ci consenta di chiudere in tempi rapidi tutti gli adempimenti necessari senza contemporaneamente tralasciare che questi sono anche momenti essenziali della vita democratica del partito, momenti che devono essere vissuti quindi responsabilmente dall'intero gruppo dirigente attraverso una discussione la più chiara, limpida, trasparente possibile. In modo da mettere a disposizione delle strutture territoriali criteri altrettanto limpidi e che portino a proposte condivise. Per questa ragione chiedo alle compagne e ai compagni uno sforzo straordinario, poiché è evidente che le scadenze sono molto ravvicinate. Oggi e domani discuteremo della relazione politica, della bozza di programma e dei criteri che tra poco vi proporrò; venerdì prossimo programmeremo una nuova sessione del CPN per definire la proposta di liste.

Io non voglio aggiungere nulla alla relazione del segretario se non provare a partire dalla sua affermazione, credo condivisa, che siamo in un cambio di fase e da qui ragionare sui criteri che guideranno le ipotesi di proposte. Siamo stati fino a ieri impegnati in una esperienza di governo, una esperienza che si è interrotta traumaticamente, una esperienza sulla quale avremo tempo dopo le elezioni, di fare una più compiuta riflessione e quello sarà il tempo del congresso.
Oggi siamo alla vigilia di una campagna elettorale difficile e del tutto diversa, dove dobbiamo veicolare il messaggio dell'utilità della presenza di una sinistra che eviti che la discussione avvenga solo tra Veltroni e Berlusconi. Impedire che si formi nell'immaginario collettivo del paese l'idea che il voto utile per vincere possa essere - da una parte o dall'altra - solo quello al PD o al PDL. Mettere in campo dunque, non solo una nostra forte opzione politico programmatica, ma anche mostrare una soggettività che sia tale da indurre a un voto che l'elettore possa considerare utile alla sinistra. Sappiamo anche che dopo le elezioni la lista della sinistra l'arcobaleno darà vita a due gruppi unitari alla camera e al senato. Siamo quindi di fronte anche ad un atto in qualche modo fondativo che ci richiede il massimo dell'investimento. Questo porta con se la necessità di un rinnovamento insieme a quella di non vedere esclusi dalla rappresentanza nè territori, né intelligenze, né realtà significative che noi dobbiamo mettere a disposizione del nuovo soggetto, della nuova impresa.


Abbiamo cominciato a discutere con gli altri 3 partiti e nei territori e sappiamo quanto ciò che ci accingiamo a fare sia cosa complessa e difficile. Sappiamo di provenire da culture ed esperienze diverse, ma sappiamo bene anche ciò che ci unisce e stiamo provando dunque a percorrere un itinerario che metta insieme diversità e punti di avanzamento unitario.
E' evidente che non si può dar vita ad un soggetto unitario e plurale se uno dei tre protagonisti è da solo più grande di tutti gli altri, se cioè rappresenta da solo la maggioranza assoluta. Abbiamo convenuto unitariamente, che la nostra forza politica, che da tutti è riconosciuta come maggioritaria, facesse un piccolo passo indietro per non mostrarsi come maggioranza assoluta. Abbiamo convenuto anche che tra le altre forze che concorrono al processo non ci fosse uno squilibrio forte di pesi. Questo è il punto di equilibrio da cui si comincia per determinare il criterio della composizione delle liste sia a livello nazionale che a livello territoriale.
In secondo luogo, si è evidenziata la necessità di evitare che le nostre liste siano la semplice sommatoria dei quattro partiti. Dobbiamo cioè dare anche simbolicamente il messaggio che le liste della sinistra l'arcobaleno sono aperte alla società e alle soggettività sociali, culturali di sinistra. Abbiamo anche aperto un ragionamento sulle teste di lista. L'operazione è complessa come un mosaico: perché deve mettere insieme i criteri nazionali e locali di tutti e quattro i partiti, per questo sarà aperto continuamente un canale di comunicazione tra il tavolo nazionale e le istanze regionali di tutti e quattro i soggetti.

Dal punto di vista dei numeri abbiamo deciso di utilizzare l'unico punto di riferimento possibile, cioè le elezioni politiche del 2006. La somma di PRC, verdi, PDC (SD, né era presente, né era misurabile), al senato fa l'11,6% e alla camera il 10,2%. Abbiamo deciso di usare questi dati pur ben sapendo che non è assolutamente possibile misurare gli effetti che il rimescolamento delle forze politiche e la nascita delle nuove sigle avrà sull'elettorato. E abbiamo aggiunto il calcolo degli effetti negativi che avrà su di noi il meccanismo del premio di maggioranza, ma speriamo di compensare questo effetto negativo non solo basandoci sulle speranze della volontà di una forte campagna elettorale, ma anche contando sull'insediamento abbastanza capillare e diffuso sul territorio nazionale di SD. Alla fine di tutto il calcolo la scelta è stata di basarci su una proiezione di un risultato medio del 10% che ci consegna una testa di lista di poco meno di un centinaio di donne e uomini tra camera e senato. Quindi avendo noi detto che il nostro partito non può essere maggioranza assoluta nei gruppi stiamo parlando di una testa di lista che va da 40 a 50 compagne e compagni spalmati tra camera e senato e in tutte le regioni d'Italia. Fatti i numeri si tratta ora di rendere questi numeri persone reali. Il primo criterio che ci siamo dati è quello di genere, le nostre liste dovranno essere composte al 50% di donne e al 50% di uomini; poi abbiamo posto le questioni di ineleggibilità e di incompatibilità e ancora il tema dei doppi mandati. Questi criteri sono stati accettati con qualche resistenza, che ho il dovere di segnalare, sul tema della differenza di genere. È inutile dire che noi aderiremo pienamente anche ai dettami della commissione antimafia sulla incandidabilità di indagati eccetera.

A questi criteri generali io credo, che per quanto riguarda la parte della compilazione delle liste che compete a RC, noi dobbiamo rimanere nel solco dell'innovazione lungo il quale ci siamo mossi in questi anni. Qualunque sia la decisione del tavolo unitario la nostra rappresentanza sarà equilibrata al 50% dal punto di vista della differenza di genere, come ci siamo detti a Carrara. Sempre Carrara sarà a guidarci negli altri criteri.
Uno, confermiamo la non candidabilità di sindaci, assessori e consiglieri regionali e questa è anche una parte della nostra risposta a quella crisi della politica e al suo allontanamento dalla società reale. Ovviamente se compagne e compagni con questi incarichi, vogliono essere comunque presenti in lista, per dare il loro contributo di consenso, potranno essere candidati in una fascia della lista che vede l'elezione di fatto impossibile. Queste sarebbero vere candidature di servizio. Pensiamo questa volta di riconfermare con forza l'incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e gli incarichi di direzione politica (segretari di federazione, segretari regionali). Ovviamente non è vietato ad un segretario di candidarsi, ma sapendo che al momento dell'eventuale elezione, dovrà fare una scelta.
Sarà argomento di discussione nel CPN, se la stessa cosa si possa fare per la segreteria nazionale. Non vorrei che si pensasse che vogliamo concedere alla segreteria nazionale un privilegio, su questo esiste un ragionamento politico e un'esperienza di separatezza rigida l'abbiamo fatta prima di questa legislatura, ma allora si trattava di avere una rappresentanza parlamentare estremamente ridotta nei numeri. Oggi, se invece alcuni membri della segreteria nazionale diventassero parlamentari io non credo vi sarebbe un problema e anzi si sanerebbe una possibile divaricazione tra gruppi dirigenti e rappresentanza parlamentare. Ma, ripeto, è una questione che pongo alla discussione del CPN e non vi sarebbe alcun problema se collettivamente decidessimo per una incompatibilità rigida poiché è comunque ormai prassi consolidata che la segreteria si riunisce sempre con al presenza dei capigruppo al senato, camera e parlamento europeo. La decisione è nelle mani di questo organismo.

La terza questione è quella dei doppi mandati. Su questo, come ha detto il segretario propendiamo per un criterio di stretta rigidità. Su questo sia lo statuto che la conferenza di Carrara sono chiari. Chiederemo dunque alle compagne e ai compagni che hanno compiuto due mandati nel parlamento nazionale, in quello europeo, o nei consigli regionali, di non essere ricandidati. Di questa regola si sono date moltissime interpretazioni come spesso accade quando si devono compilare le liste. Noi proponiamo una interpretazione che sia non ambigua. Per due mandati noi intendiamo, come da consuetudine, due mandati in RC. Ma anche questo è tema che consegniamo alla discussione di questo organismo che è l'unico che può prendere una decisione definitiva. Dobbiamo essere sicuri che le decisioni che prenderemo le prenderemo in accordo e trasparenza. Dentro questi criteri ci sono poi tre questioni che dobbiamo approfondire.
La prima è che non possiamo costruire una delegazione parlamentare che abbia dentro di se uno squilibrio tra il centro e la periferia. Il messaggio che dobbiamo dare con la nascita del nuovo soggetto unitario e plurale non può essere quella dei gruppi dirigenti nazionali che si auto tutelano. L'equilibrio su questo aspetto credo sia decisivo per l'immagine che dobbiamo dare all'esterno del partito e il messaggio che dobbiamo veicolare al suo interno. Fuor d'ipocrisia sappiamo quanto la cosa sia difficile, ma dobbiamo farla.
La seconda questione, è quella di salvaguardare, anche dentro i numeri più limitati, l'esperienza della sinistra europea e farla vivere anche ai fini della costruzione della sinistra l'arcobaleno. Ovviamente anche a quelle esperienze, a quei movimenti, a quelle soggettività, chiederemo, prima di tutto di condividere i criteri che abbiamo concordato con le altre forze politiche e poi dovremo chiedere anche a loro di pensare ad un ridimensionamento della loro presenza nel futuro gruppo parlamentare, in analogia a quanto facciamo complessivamente.
La terza questione, complessa e delicata, riguarda il pluralismo interno. Anche qui abbiamo bisogno di un ragionamento sincero e trasparente. Noi pensiamo che quei compagni e compagne che non sono d'accordo con la linea espressa dalla maggioranza del partito ma che collaborano in maniera dialettica, sia a livello nazionale che territoriale, alla vita del partito debbano avere una legittima rappresentanza dentro la scelta che facciamo. Penso invece che quelle compagne e quei compagni che non svolgono quel ruolo fondamentale di minoranza ma piuttosto si esercitano in una effettiva opposizione all'impianto complessivo delle modalità democratiche e delle modalità che ci siamo dati sul versante della politica non possano per loro stessa legittima scelta, rappresentare il partito nella compagine parlamentare. Ovviamente è anche questo un punto tutto politico su cui le scelte spettano al CPN.

Infine ancora una parola sui gruppi parlamentari uscenti. Ad oggi, noi siamo rappresentati, sommando a deputati e senatori, anche i compagni e le compagne che hanno lavorato nell'esperienza di governo, da un totale di 78. Vi è un giudizio positivo sul lavoro svolto da tutte le compagne e i compagni e credo che dobbiamo fare il massimo dello sforzo per valorizzare tutte e tutti coloro che in questo scorcio di legislatura hanno fatto questa esperienza. Credo che i criteri che abbiamo appena enumerato, siano il terreno nel quale possa avvenire tale valorizzazione. Sarei ipocrita se dicessi che tutte queste compagne e compagni possano di nuovo stare in parlamento a causa evidentemente del numero ristretto. Ciò nonostante credo che questo lavoro di valorizzazione vada fatto, va chiesto a tutte e tutti di stare dentro questo corso.
Questi sono i criteri che vi proponiamo, questa la discussione che ci accingiamo a compiere in questo CPN; alla fine della discussione i criteri saranno votati da questo organismo dirigente e diverranno i criteri rigidi entro i quali dovrà trovare posto il lavoro nominativo che stiamo facendo e continueremo a fare insieme ai segretari regionali e alle istanze territoriali. Alla fine saremo obbligati a una quadratura rigida. Il 29 febbraio dovremo essere in grado di presentare a questo organismo una proposta nominativa.

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