Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 28 - 29 marzo 2009

Ordine del giorno Cpn 28 - 29 marzo 2009

Rifondazione comunista ritiene che i tagli alla produzione culturale, come le riforme Gelmini, l’introduzione della censura preventiva nel cinema e nella televisione, altro non siano che strumenti individuati dal governo Berlusconi per realizzare una profonda ristrutturazione dell’organizzazione sociale e culturale del nostro paese.

Una ristrutturazione che punta alla privatizzazione della conoscenza, alla mercificazione della cultura, alla affermazione di un modello culturale della famiglia nel quale la donna espulsa dal mondo del lavoro viene relegata al ruolo di madre e moglie.

Una ristrutturazione che vuole impedire la produzione di una cultura critica, indipendente, libera e plurale e l’accesso di tutti/e alla sua fruizione.

I tagli di ottocento milioni, in tre anni, al Fondo unico per lo spettacolo produrranno la chiusura dell’ottanta per cento dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche, ridurranno il sostegno alla produzione cinematografica indipendente, destinandolo alle sole opere prime; tutto il resto nascerà solo se i meccanismi di un mercato già drogato dal duopolio televisivo, lo consentiranno.

Sono a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro, nella produzione culturale, così come nelle imprese dell’indotto.

Rifondazione comunista considera la cultura un bene comune, non privatizzabile, un diritto fondamentale, inalienabile, fattore strategico dell’intero sviluppo del paese.

Rifondazione comunista si batterà in tutte le sedi perché il lavoro nella produzione culturale sia finalmente riconosciuto come tale e ai lavoratori della cultura sia riconosciuto il diritto agli ammortizzatori sociali, al riconoscimento delle malattie professionali, alla maternità, ad una pensione. Rifondazione comunista s’impegna a difendere il diritto d’autore come diritto al compenso economico del lavoro creativo ed artistico, e quindi a carico dell’impresa, e come diritto “morale”, quale garanzia di una reale libertà d’espressione.

Rifondazione comunista si batterà in tutte le sedi, perché l’investimento dello Stato nella produzione culturale raggiunga almeno i livelli europei. Solo l’intervento pubblico infatti può garantire il massimo di pluralismo espressivo, culturale e produttivo e una reale circolazione delle idee. Rifondazione comunista infine fa propria la proposta di Carlo Lucarelli di destinare alla cultura i beni confiscati alla mafia.

P.Voza, C.Maselli, C.Cartocci, E.Forenza, R. Fantozzi, E.Emprin, I.Barbarossa, L.Fraleone, S.Brai, G.Capelli, B.Bracci Torsi, B.Steri, R.Rinaldi

Assunto dall’assemblea

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