Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 12 - 13 settembre 2009

Interventi 4

Alfio Nicotra
Finalmente adottiamo una politica unitaria sia all'interno che all'esterno del partito. L'ultimo Cpn era stato preso molto negativamente dalla nostra base per il perpetuarsi di 4 documenti contrapposti. Sia la segreteria unitaria che la proposta di federazione della sinistra di alternativa sono interni al documento approvato a Chianciano. Fu la guida estremistica e settaria della maggioranza della seconda mozione congressuale, puntando alla scissione e far più danno possibile al Prc, a rifiutare la gestione unitaria che invece era voluta da larghissima parte del partito dopo un congresso così duro e difficile. La Federazione è una sfida indispensabile ma difficile: bisogna evitare che appaia semplicemente un processo di unificazione tra due partiti ormai stremati. Occorre in particolare promuovere iniziative in grado di aggregare la sinistra sociale, pacifista, ambientalista, femminista ecc. La lotta per la proporzionale è in primo luogo lotta per la difesa del pluralismo contro il bipolarismo coatto. Nel Cln non c'erano solo due partiti ma la Costituzione repubblicana ha potuto avere quello spessore proprio perché fondata su un vero pluralismo. Attenti al decreto Calderoli che vuole ridurre di 1/3, nel nome del contenimento dei costi della politica, i componenti dei consigli comunali e provinciali. E' molto più insidioso dello sbarramento al 4% perché, nei fatti, diventerebbe per le minoranze molto più alto con l'aggiunta di rendere impossibile l'esercizio dei poteri di controllo delle opposizioni ridotte al solo diritto di tribuna dei partiti più grandi. Bene la partecipazione alla manifestazione del 19 , ma dobbiamo essere visibili e non accodarsi al partito di “Repubblica”. Sulle questioni sociali e guerra Repubblica e Berlusconi la pensano allo stesso modo.
Alba Paolini
Il percorso “Innovativo”, avviato dal Congresso di Venezia, che soppresse l’organizzazione ignorando i Circoli e considerando marginale il tesseramento, ci pose su una strada tutta in discesa, fino alla svolta del Congresso di Chianciano. Dalla nascita del partito, 1991, con 112.835 iscritti, al picco più alto raggiunto nel 1997, con 130.509 iscritti, (organizzazione: Crippa/Caprili) al 1999 (anno della scissione) in poi, scendiamo sotto i 100.000 iscritti, fino ad arrivare all’ultimo dato, il 2007 con 86.236 iscritti. Da allora in poi, facciamo fatica a riorganizzarci. Il tesseramento attuale è intorno al 40%. Siamo pertanto, tutti chiamati ad aiutare l’organizzazione a ricostruire la rete dei responsabili del tesseramento e di fare del proselitismo, uno dei nostri principali compiti. Urgente è l’impegno del progetto della Rifondazione Comunista in cui rimettere i Circoli al centro della nostra forza strategica. Altri ancora sono gli impedimenti al rafforzamento del partito, tra cui: l’immobilismo, (due esempi, l’abbandono di Napoli e il disastro della gestione di Roma). La poca chiarezza di linea nella proposta della federazione, cosa intendiamo e quali sono le regole? Parliamo di contenuti e qui voglio dire, che se c'è chi pensa, che la federazione possa essere lo strumento per avviare il superamento del nostro partito, che l'Area politica e culturale, rappresentata da Sinistra Comunista, dichiara da subito la sua totale avversione. Il partito deve essere strumento funzionante e deve appartenere a tutti senza rifare errori di esclusioni di minoranze, ma ognuno con la propria capacità, storia e convinzione. Con l’unico progetto comune: Rafforzare il partito della Rifondazione Comunista. Il Congresso di Chianciano aspetta nei fatti di essere messo in atto, con meno chiacchere e più azioni politiche. Al lavoro quindi, i lavoratori in lotta hanno bisogno di un grande e unito partito comunista.
Gianluigi Pegolo
Interverrò su alcuni dei nodi posti nella relazione dal segretario. In primo luogo, sull’adeguatezza della nostra iniziativa. Accanto all’insufficienza dell’iniziativa sociale vi è un altro limite e cioè l’incapacità a dare alla stessa un’adeguata proiezione politica. Occorre recuperare tale limite. Un’occasione ci è offerta dalle elezioni regionali in cui al centro dobbiamo porre l’assunzione da parte delle regioni di veri e propri piani per la difesa dell’occupazione e contro gli effetti sociali della crisi, sui quali costruire interlocuzioni e saldare l’iniziativa sociale. Sulla proposta dell’alleanza democratica per battere Berlusconi e superare il bipolarismo occorre approfondirne alcuni aspetti, ma soprattutto è necessario costruirne le premesse politiche nella battaglia di opposizione. Ciò significa porre nell’agenda politica la questione democratica costruendo un movimento di opinione e rilanciare la proporzionale promuovendo una legge di iniziativa popolare. Circa la federazione, è evidente che la costruzione di un polo di sinistra alternativa è essenziale, ma vi sono dei rischi. Il primo è che la federazione diventi l’ennesimo contenitore privo di attrattività. L’unico modo per dargli credibilità è farne da subito un agente del conflitto, anziché una pura aggregazione. Il rischio più serio è però quello che la federazione entri in conflitto con l’esigenza di salvaguardare e rafforzare il partito. Ciò può avvenire se le cessioni di sovranità alla federazione sono troppo estese, ma anche se accanto alla federazione non vi è un impegno al rilancio del partito e del suo progetto. Infine, sull’allargamento della segreteria alla mozione 2 concordo. Ho sempre sostenuto che tutte le posizioni debbono essere rappresentate a tutti i livelli dei gruppi dirigenti, ma occorre fare chiarezza. Questo allargamento avviene su una base politica limitata, mentre su diversi elementi di fondo della linea le differenze permangono.
Laura Petrone
La deriva antidemocratica e la crisi economica indicano urgenza e necessità di ri-costruzione di un Partito Comunista in Italia. Lo stato disastroso del PRC (tesseramento al 40%, situazione economica, organizzazione e iniziativa politica ai minimi termini) è causato anche da un vuoto di direzione politica. La scelta del Segretario di rimandare la discussione su Congresso CGIL ed Elezioni regionali alimenta il disorientamento nella base. Concordo che non basti esprimere solidarietà ai lavoratori in lotta, ma come si fa a diventare loro punto di riferimento se non ci dotiamo di una chiara politica sindacale? Dobbiamo tornare in campo in tutte le realtà lavorative e sociali del Paese a sostegno delle posizioni più avanzate. Nell’ipotesi di Federazione, avanzata prima fuori dal Partito, riscontro assenza di chiarezza sulle regole e sui soggetti da coinvolgere (per me innanzitutto formazioni comuniste alla nostra sinistra). Nonostante appaiano fugate ipotesi di superamento o scioglimento del PRC nell’immediato, la Federazione rischia di essere declinata in modi differenti sui territori in base a equilibri interni e non ad un progetto politico. Parallelamente alla sua costruzione occorre un’idea e una pratica di rilancio del PRC. L’ipotesi di governo istituzionale va meglio inquadrata nella battaglia di opposizione del PRC per la tenuta democratica in difesa delle istituzioni e della libertà, coinvolgendo anche soggetti politici lontani da noi. Sono favorevole alla gestione unitaria del Partito nella chiarezza delle posizioni e della linea del Partito. L’allargamento della Segreteria non azzera le differenze politiche, ma il pluralismo non è unanimismo. Invoco rinnovati sforzi per la compiutezza dell’unità come base per la salvaguardia e il rilancio della Rifondazione Comunista.
Rosa Rinaldi
“La speranza ha due figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per le cose viste, il coraggio per cambiarle” (La citazione è da S. Agostino) lo sdegno senza il coraggio non serve! la sinistra è stata frantumata dentro l’autosufficienza veltroniana, e nel bipolarismo, due poli che tendono a somigliarsi nelle scelte strategiche, cambiando i rappresentanti non la rappresentanza. Il bipolarismo mette in scacco il pluralismo, annulla le differenze e mette in crisi i principi costituzionali e tende a rendere ininfluenti le lotte e le organizzazioni sociali, si pensi all’isolamento politico che si persegue verso la CGIL ed in particolare la FIOM. Nella crisi, sempre più drammatica, ci sono primi segnali di uscita dalla lunga e stagnante passivizzazione dei lavoratori, i tetti praticati dagli operai e le tende occupate dai precari della scuola, dicono di una lotta radicale e della costruzione di un nuovo simbolico. Qui sta il cambio di passo necessario per il nostro partito, le istanze sociali hanno bisogno di risultati, noi dobbiamo costruirne le condizioni. Non possiamo rassegnarci alla deriva moderata, ma dobbiamo stare in campo affinché il sindacato riconquisti la propria autorità sul salario, sull’orario, sull’organizzazione del lavoro, sull’occupazione, contrastando la marginalità e lo snaturamento del ruolo sindacale. La conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori del partito, dovrà costruire un nostro profilo autonomo di proposta per l’uscita dalla crisi. Superare i ritardi, avviare il processo costituente della federazione, che dovrà essere partecipato e aperto a tutti e a tutti i livelli. Un cambio di passo nel partito per il quale le compagne e i compagni di “Rifondazione per la sinistra” si sono impegnati ritenendo la scissione un errore e un danno, la gestione unitaria e plurale è assunzione di responsabilità in un partito fortemente provato, perciò pur riconoscendo i nostri limiti , dobbiamo incrociare il coraggio per il cambiamento. Anna Arent dice che gli uomini sono liberi nel momento in cui agiscono, né prima né dopo.
Augusto Rocchi
In questo CPN il segretario ha avanzato una proposta politica complessiva con cui parlare al Paese, alle forze della Sinistra, ai Partiti dell’opposizione al Governo di Centro destra. A questa proposta si è arrivati con il contributo plurale di tutte le aree del Partito e che ha registrato una scomposizione rispetto alla maggioranza formatasi a Chianciano. Io condivido l’impianto propostoci dal Segretario, sul quale lavorare ed andare ad ulteriori approfondimenti. La costruzione di un movimento politico di massa contro la crisi e la costruzione della Federazione della Sinistra di Alternativa, con un processo il più ampio, unitario e partecipato partendo dai territori, devono diventare per tutto il Partito i terreni principali del lavoro concreto per i prossimi mesi. Questi due terreni vanno intrecciati concretamente e condivido anche la proposta di “alleanza democratica” per superare il bipolarismo come risposta alla domanda cosa fare per battere il centrodestra. Vedo semmai da approfondire due punti: quale nesso e quale strategia definire per le prossime elezioni regionali sia alla domanda di unità per sconfiggere Berlusconi sia a quali risposte sociali per uscire da sinistra dalla crisi. Un dibattito al nostro interno che guardi all’indietro (il congresso di Chianciano) invece che misurarsi su questa proposta renderebbe il nostro Partito visto come inutile da tanti lavoratori e lavoratrici. Il nostro consenso ad un governo unitario del Partito deriva da tutto ciò. Non si tratta di costituire una nuova maggioranza, che solo un nuovo Congresso potrà determinare, ma costruire insieme una linea politica i cui caratteri di fondo sono condivisi nel pluralismo.
Giovanni Russo Spena
Non perdiamo tempo discutendo di sesso degli angeli fino allo sfibramento del partito. Costruzione di un movimento politico di massa e percorso costituente della Federazione,sia nelle diverse articolazioni territoriali e sociali,sia a livello di coordinamento nazionale,sono compiti connessi di questa fase politica. La scelta della Federazione ci impegna,inoltre,sul terreno della forma partito seguendo il percorso della Sinistra Europea (non dissimile, peraltro, dal congresso costituente della Die Linke). Individuo tre connesse priorità: il coinvolgimento pieno e non politicista di ogni circolo in ogni lotta, anche quelle inizialmente frammentarie e spurie; non avremo, in questi mesi , per lo più, movimenti generali di lotta. Siamo e saremo sempre sui tetti, sulle gru, anche negli scioperi della fame ecc..Portando la concezione, in ogni momento, nodo, nesso della vertenza unificante, dalla lotta per l’occupazione, contro la precarietà, ai beni comuni (acqua, formazione, informazione, sanità, diritti di cittadinanza). In una fase di consenso populista al regime è essenziale che il conflitto abbia anche lo scopo di ricostruire un popolo, una società e, quindi, una coscienza collettiva. Il paradigma anticapitalista del conflitto richiede che la soggettività politica sia esplicitamente alternativa alla mercificazione, alla alienazione; deve avere un “pensiero forte”, ridisegnare un punto di vista, una concezione del mondo, nuove relazioni sociali ed umane. La Federazione non può essere una architettura organizzativistica né pura sommatoria. È una sfida più alta.
Nadia Schavecher
Nonostante le ipocrite dichiarazioni del governo la crisi non è affatto debellata e l’autunno promette nuove sofferenze ai lavoratori. L’attacco che il capitale e la destra portano contro il lavoro e i residui assetti democratici del Paese richiederebbe che in campo vi fossero un sindacato di classe e di massa, un partito comunista all’altezza del conflitto e una vasta sinistra anticapitalista volta alla costruzione di un’alternativa. Nulla di tutto questo è oggi presente e il punto è che anche il Prc non si muove lucidamente e conseguentemente per la costruzione dei tre soggetti mancanti. Sulla questione sindacale il nostro Partito balbetta, non riesce ad esprimere una linea compiuta, né rispetto alla Cgil né rispetto al sindacalismo di base e in questo limbo i comunisti e le comuniste impegnati/e nel sindacato non sanno come muoversi, privi di orientamento e progetto. Per ciò che riguarda il rilancio di un partito comunista con più consistenza e impatto di massa da tempo vi è in campo una proposta di unità dei comunisti e di rilancio di un pensiero e di una prassi all’altezza dei tempi che viene immotivatamente respinto dall’attuale gruppo dirigente del Prc, che preferisce ancora navigare a vista tra i vecchi mari del bertinottismo, come l’allargamento della segreteria nazionale ai soli compagni della Seconda Mozione – allargamento che tutto è meno che una gestione unitaria - dimostra ampiamente. Sulla stessa esigenza di mettere in campo una vasta sinistra anticapitalista con al centro la presenza autonoma ed unitaria dei comunisti ( progetto della Federazione della sinistra d’alternativa) incombe il tentativo di varie forze ( di natura essenzialmente bertinottiana) di trasformare la Federazione in un partito di sinistra vaga. Mentre invece essa deve rimanere – per incidere nel conflitto – un’ unità d’azione tra forze comuniste e di sinistra anticapitalista, in un disegno che non chiuda ma rilanci l’autonomia comunista nel nostro Paese.
Gianluca Schiavon
Ho apprezzato una novità nella relazione del Segretario: la riflessione sulla gravissima crisi di democrazia. L’emergenza democratica abbisogna di una riflessione e un intervento politico sull’organizzazione dello Stato, riflessione e intervento troppe volte confusi con quelli sulle elezioni. Indico sommariamente i temi più urgenti: l’attacco alle Procure antimafia, la proposta di sottrazione delle indagini giudiziarie ai pm per demandarle totalmente alle forze di polizia, la riforma dei regolamenti parlamentari per favorire il Governo e togliere il residuo potere al Parlamento. Capitolo a parte meriterebbero le norme sui migranti che avrebbero potuto trovare posto nelle leggi fascistissime del 1925. Su queste politiche assistiamo all’opposizione flebile di settori piccolo borghesi, a quella più esplicita di settori dei “poteri forti” e alla offensiva di Berlusconi che si scaglia contro i due settori agitando un consenso da leader carismatico. Colpisce non l’attacco prevedibile al Procuratore aggiunto di Palermo Ingroia – che ha indagato i rapporti tentacolari della nuova generazione mafiosa – ma quello a Dino Boffo, uomo messo dal cardinal Ruini alla guida di Avvenire, della televisione e della radio della CEI. Compito dei comunisti è creare un’opposizione nuova alla democrazia autoritaria e unirla all’opposizione esistente alle politiche economiche e sociali. Al momento lo strumento più utile è la Federazione della sinistra anticapitalistica rispetto alla quale siamo in ritardo. La buona assemblea del 18 luglio ha dato speranza, ma ora vanno costruiti i conflitti per avvicinare soggetti collettivi da affiancare ai tre cofondatori. La giornata di lotta dei Giovani comuniste/i va letta in questo quadro: far irrompere nei media i soggetti spinti ai margini dalla crisi e, per converso, far comprendere ad essi l’emergenza democratica.
Gino Sperandio
Mi pare che nel dibattito di questo CPN vi sia ancora un elemento non sufficientemente sottolineato: la sconfitta pesante che abbiamo subito nelle elezioni di giugno. Il dato conferma che nelle regioni più importanti del nord (Veneto e Lombardia) la nostra presenza istituzionale alle prossime elezioni regionali è pesantemente a rischio. Se si analizzano i dati elettorali si evince come permanga una sostanziale incomunicabilità con quello che è stato il nostro elettorato, che oggi ci guarda con disinteresse se non addirittura con fastidio, tra una parte a mio avviso maggioritaria che ha praticato la diserzione delle urne, e altri, non sempre più moderati, che hanno scelto l’Idv o il Pd. Allora mi pare sbagliato e consolatorio definire il PD come partito di centro, lo sarà pure ma il problema è che ancora è un partito con un elettorato di sinistra che ritiene noi inefficaci e residuali. Questo in un quadro in cui ormai la Lega sta diventando davvero “una costola della sinistra” ma solo come elettorato di provenienza, non certo come temi programmatici che anzi assumono sempre di più un carattere xenofobo e razzista. Le scissioni patite, le divisioni, l’indebolimento ci fanno apparire come sempre meno credibili. Allora, la proposta di Federazione deve partire da questo, dalla consapevolezza che è insufficiente proporre un assemblaggio di partiti ormai giunti al capolinea, bisogna trovare gli strumenti democratici per ridare densità ad una sinistra che organizzativamente rischia di sparire. Le modalità di organizzazione della federazione sono allora centrali per assicurare cittadinanza a tutti quelli che vorranno condividere questa impresa con modalità di decisione che assicurino la piena sovranità e partecipazione degli aderenti.
Bruno Steri
E’ decisivo offrire a questo partito un assetto stabile e unitario. Usciamo da una fase tormentata, occorre valorizzare al meglio tutte le risorse che abbiamo, per affrontare i delicatissimi impegni di questo entrante anno politico e provare a risalire la china del consenso e del radicamento sociale. Questo è il messaggio che, fuori di qui, devono soprattutto trasmettere l’allargamento ai compagni dell’ex secondo documento dell’organo esecutivo nazionale e l’inaugurazione di una nuova fase politica, all’insegna di quella conduzione collegiale che è parte integrante del mandato congressuale di Chianciano. Dico questo a ragion veduta, compagne e compagni: avendo io sperimentato, da minoranza, i rigori e le gravi storture del metodo maggioritario. Quello che comprensibilmente non abbiamo potuto realizzare un anno fa, a ridosso delle asprezze del congresso, è possibile (e quanto mai opportuno) realizzare oggi: un atto dovuto, ma anche una decisione saggia, che – componendo una larga unità del partito - prova a dare maggiore equilibrio e forza alla sua azione. In questo partito è possibile avere opinioni differenti (ed io resto alla linea di Chianciano, ancorché aggiornata alla fase odierna), essendo consolidata la precondizione che si remi tutti dalla stessa parte. Sulla questione della Federazione: penso sia una strada obbligata. E penso che la sua promozione inverta una tendenza e ne inauguri una assolutamente positiva. Critiche e timori mi appaiono per un verso infondati e, per altro verso, derivanti da un errore grave di valutazione. Infondati perché, in ogni caso, le forze politiche che andranno a costituire la Federazione non si sciolgono. Ma, soprattutto, sbagliati perché non colgono l’essenziale: e cioè la portata politica e simbolica di un’iniziativa che – finalmente – unisce e non divide o scinde. Mentre Sinistra e Libertà agita a parole il tema dell’unità (nei fatti pone veti e perde progressivamente pezzi), noi facciamo un passo concreto. E’ quello che ci hanno chiesto e continuano a chiederci in tanti.
Sandro Targetti
Confermo l’utilità e la giustezza di una gestione collegiale del partito, soprattutto nell’attuale fase di difficoltà, ma esprimo forti preoccupazioni per la tenuta della svolta a sinistra decisa con il Congresso di Chianciano soprattutto sul fronte della rifondazione comunista e della costruzione di una sinistra anticapitalista alternativa alle destre ed al PD. Arretrare su questi due aspetti, strettamente legati fra di loro, e ripiegare su una gestione politicista della stessa proposta di “federazione”, comporterebbe una deriva moderata e inconcludente, una diversa linea politica. La mia preoccupazione è motivata dal fatto che a Firenze questo è già avvenuto lo scorso luglio con la elezione di una nuova segreteria basata su una maggioranza diversa da quella di Chianciano e molto in continuità con quella che gestiva il partito prima della sconfitta arcobaleno. Sono emerse forti divergenze sull’analisi del voto amministrativo e sulle scelte da compiere in vista delle prossime regionali, sia sul piano sociale che politico. Nella relazione il segretario ha posto giustamente l’accento sulla centralità del nostro intervento sociale, ma è mancato un avvio di discussione sulle prossime elezioni regionali e sul Congresso della CGIL. Ritengo questo non più rinviabile perché la nostra presenza nei conflitti e sui temi della crisi per essere efficace ha bisogno di una proposta, di una proiezione politico-istituzionale chiara e coerente, sia con i contenuti delle lotte nelle quali siamo impegnati sia con il lavoro di costruzione di una sinistra anticapitalista, alternativa al PD ed alle logiche del bipolarismo. Non mi piace il clima dimesso e poco attento di questo CPN: le difficoltà del PRC non si superano con espedienti tattici ed accordi ambigui, ma lavorando per occupare con chiarezza uno spazio politico e sociale di alternativa.
Raffaele Tecce
È importante che in questo CPN si superino le divisioni di quello di fine giugno ,dopo la sconfitta elettorale,quando ci dividemmo ancora in 5 documenti: molti compagni nel dibattito nelle federazioni valorizzarono,invece, il documento del segretario votato quasi unanimemente, che,indicando la prospettiva della federazione,accoglieva il sentimento e la proposta di una offensiva unitaria a sinistra che veniva dai nostri militanti e dal nostro popolo. La positiva riuscita dell’assemblea del 18 luglio ha rafforzato questa prospettiva. La relazione del segretario valorizza questo processo costituente della federazione di una sinistra alternativa unitaria e plurale con due indicazioni che vorrei sottolineare: 1) la federazione va oltre l’unità dei partiti che pure ne sono il motore coinvolgendo pezzi di sindacato, associazioni, movimenti in un processo dal basso. 2) questo processo può crescere solo accentuando la conflittualità e la nostra presenza nelle lotte: manifestazione del 19 per la libertà dell’informazione, manifestazione contro il nucleare, sciopero generale della FIOM il 9 ottobre. La novità è che nella crisi attuale il conflitto non crea automaticamente unificazione politica e spinta a sinistra, a differenza degli anni 70. Il nodo è il rapporto tra lotte e sbocco politico attraverso un nuovo soggetto politico federativo capace di dare una rappresentanza politica significativa a coloro che sono minacciati dalla crisi, ai poveri, agli emarginati, ecc.. Un’ultima riflessione: in questi anni tutte le scissioni e le divisioni del nostro partito, sono state legate al presupposto, vero o falso che fosse, che qualcuno voleva sciogliere il PRC. Oggi, con la gestione unitaria del partito fra aree che restano diverse, il processo di costituzione della federazione può aiutare una maggiore serenità nel rapporto fra identità e spinta unitaria: più chiara è l’opzione strategica autonoma ed alternativa al PD,più è semplice affrontare il tema delle alleanze e più specificatamente della alleanza democratica contro Berlusconi.
Sandro Valentini
Condivido l’impianto della relazione e la proposta politica in essa contenuta. Questa è la novità del CPN. Finalmente ci lasciamo alle spalle il congresso e mesi durissimi di difficoltà. Si realizzano oggi le condizioni per un rilancio del partito dopo la scissione. La relazione propone di attivare un processo il più possibile aperto, (cioè con il coinvolgendo di soggetti politici e sociali), di lunga lena (cioè che non si esaurisce da qui ai prossimi mesi con le elezioni regionali e con le politiche), partecipato (cioè che sia una vera e propria fase costituente) per costruire una Federazione della sinistra anticapitalista, di alternativa di società; di una sinistra, insomma, che lavori per il superamento del capitalismo, per una società socialista. Dunque, un nuovo soggetto politico dalle caratteristiche di massa. Questo lavoro deve intrecciarsi con il rilancio di una campagna sociale partendo dal tema del lavoro (costruzione dei Comitati contro la crisi). Dunque, unità della sinistra di alternativa e campagna sociale per contribuire alla costruzione di un movimento politico e sociale contro il governo delle destre e dare così forza alla proposta politica, qui oggi avanzata, di un’alleanza democratica contro Berlusconi. Siamo tutti consapevoli della pericolosità di questo governo. Per le novità politiche contenute nella relazione è possibile oggi una gestione unitaria e plurale del partito che aiuti a ricostruire una comunità uscita lacerata dal congresso. Non si tratta né di una nuova maggioranza (le maggioranze sono determinate dai congressi) né per il 2° documento di diventare la stampella di una maggioranza in crisi, né esserne fagocitati. Le convergenze politiche che si sono determinate in questo CPN hanno come sbocco conseguente il governo unitario del partito per realizzare i compiti di fase proposti dalla relazione.
Marco Veruggio
Ferrero ci ha spiegato come intervenire nella lotta di classe e poi è passato alla politica politicata, senza curarsi troppo delle interferenze tra i due piani. I precari della scuola si mobilitano e Ferrero propone un governo istituzionale con l’UDC, il partito delle scuole private. Cita il Piemonte come esempio virtuoso di alleanza col PD, che in Val di Susa vuole la TAV. Sul sindacato prende tempo. Allora gli chiedo: queste posizioni aiutano il conflitto sociale? E le elezioni regionali non c’entrano col conflitto? A me sembra di sì, però oggi ci viene chiesto di non parlarne. Dunque ci vorrà un mese a prendere in mano una discussione iniziata ovunque e ancora una volta saranno le satrapie locali a decidere in funzione dei propri interessi. In assenza di una proposta che tenga insieme intervento sociale e posizioni politiche generali, ciò che rimane è l’idea che Berlusconi lo si batte cambiando con la legge elettorale e il conflitto d’interessi invece che con la lotta. Senza pensare che per la nostra gente la battaglia sul proporzionale oggi è una semplice autodifesa del ceto politico. Ma una politica che pensa a se stessa e non ai bisogni dei lavoratori, non è moderata: è folle. E un partito senza linea politica, che teorizza l’impossibilità di una politica sindacale, è un partito in fase di scioglimento. Non serve poi agitare la falce e martello. Tutto ciò ci trascina inevitabilmente verso il superamento del PRC e allora sarebbe intellettualmente onesto discutere almeno in direzione di che cosa. Serve una rappresentanza politica indipendente e anticapitalista dei lavoratori e dei movimenti di lotta. Non una coalizione messa su per raggranellare qualche assessore. Su questa ipotesi, alternativa alla Federazione, porterò avanti, nel PRC e nella sinistra, la mia opposizione alla non linea politica propostaci da Ferrero.
Ciccio Voccoli
Il compagno Ferrero ci ha informato che In tutta una serie di paesi dell’America Latina dove si affermano processi rivoluzionari (tutti da consolidare,ovviamente) si stanno verificando processi di convergenza sul piano politico,economico,finanziario e sociale che potrebbero sfociare a breve-medio termine in un sistema organico di modello di società non solo in grado di acquisire autonomia e potere contrattuale nei confronti dell’imperialismo nord-Americano ma iniziare un nuovo modello di alternativa di società che faccia ritornare di attualità una parola d’ordine dimenticata in Italia e in Europa e cioè che “un altro mondo è possibile”. Torna di attualità in America Latina il sogno di Che Guevara di uscire dall’isolamento in cui si era venuta a trovare Cuba sia per l’embargo economico degli Usa e sia dai condizionamenti messi in campo dalla Cina e dall’Urss che portavano a rifluire su modelli burocratici di socialismo tipici di quei paesi. Non basta la solidarietà da offrire a quei paesi ma andare oltre con iniziative a tutto campo per capire,assimilare,imparare senza ,ovviamente, voler copiare, viste le differenze notevoli tra noi e loro. Sul conflitto sociale in Italia pare che le condizioni ci sono tutte. Non può bastare stare nei movimenti,ma influenzare le lotte con parole d’ordine adeguate alla fase e che siano in grado di far trascrescere le lotte stesse in un processo di alternativa al sistema dominante. Sulla federazione non chiudiamoci nel recinto dei comunisti duri e puri: o è un processo aperto ai movimenti e ai soggetti di alternativa oppure tutta l’operazione rientra in una operazione di ceti politici destinata al fallimento. Giusto combattere il governo Berlusconi con tutti quelli che ci stanno, compreso l’UDC, ma attenti a ipotizzare governi di transizione e con l’obiettivo limitato a fare la legge sul conflitto d’interesse e la legge elettorale.Ammesso che possa avverarsi questo quadro voglio fare presente che un governo del genere avrebbe bisogno almeno di un anno per portare a compimento le due leggi.Un anno in cui oggettivamente saremmo portati ad affrontare temi di carattere internazionale,economici,sociali. Pensiamo che su tali temi ci possa essere qualcosa in comune con l’UDC e col PD?
Pasquale Voza
Vorrei provare a riprendere e, in qualche modo, a sviluppare alcuni punti della relazione del segretario, con la quale sostanzialmente concordo. Sono due i punti: la nostra soggettività e iniziativa politica in rapporto alle forme del conflitto, delle lotte e del disagio sociale in questa fase; la battaglia contro il bipolarismo. Ora l’uscita, da destra, dalla crisi sta comportando un processo complicato che si avviterà sempre più (ha osservato Ferrero) su un intreccio di stagnazione e ristrutturazione, dando vita ad una forma inedita di rivoluzione passiva. In tale processo non si attenuerà il dolore sociale né la microconflittualità diffusa, in connessione con l’attacco in atto sempre più deciso al lavoro, e al valore politico della contrattazione nazionale. Allora: come si sta nelle lotte diffuse, spesso difensive se pur sacrosante, per cercare di contrastare la scissione strutturale tra il politico e il sociale e di opporsi alla illusione ottica (che è stata anche nostra) di un rapporto troppo lineare tra movimenti e istituzioni, costretto (come osservava Russo Spena) a scontare l’assenza della politica, della soggettivazione politica? Penso che si dovrebbe puntare, come idea-guida, più che su un blocco sociale, sulla costruzione di un blocco storico (in cui, come dice Gramsci, le forze materiali sono il contenuto e le ideologie la forma ma in cui forma e contenuto in realtà sono un intreccio indissolubile: si pensi oggi al blocco storico delle destre). Allora: sì alle lotte sui tetti, ma puntando a costruire assemblee politiche di lotta su quei tetti. L’altro punto riguarda la necessità di una battaglia politica e culturale, convinta e sistematica, contro il bipolarismo e la cultura del maggioritario: in passato l’abbiamo evocata e mai praticata davvero. Tale battaglia ha una grande valenza, perché consente di connettere due questioni che oggi restano spesso separate: la questione democratica e la questione sociale.

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