Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 12 - 13 settembre 2009

OdG 1

Sulla mobilitazione delle precarie e dei precari della scuola
Il nuovo anno scolastico si è aperto all'insegna della ripresa delle lotte delle precarie e dei precari della scuola in modo capillare su tutto il territorio nazionale, anche attraverso pratiche del conflitto radicali, diffusive e capaci di creare un nuovo immaginario. Al centro delle rivendicazioni di tutti i comitati e i coordinamenti il ritiro dei tagli, l'opposizione ai "licenziamenti" (che intervengono in molti casi dopo moltissimi anni di precariato), la difesa dei livelli di qualità che la scuola statale, pur tra mille difficoltà, ha saputo finora garantire senza distinzione a tutte le cittadine e i cittadini.
Non è solo in atto un devastante processo di precarizzazione ed espulsione di massa dal lavoro per migliaia di lavoratrici e lavoratori della scuola. E' chiara, infatti, la qualità ristrutturante dei tagli, e, dunque, la vera natura del disegno del governo: mutare alla radice la funzione costituzionale della scuola pubblica, attraverso le controriforme della Gelmini, la realizzazione del più grande disinvestimento sulla formazione culturale e civile delle nuove generazioni, l'apertura del settore alle logiche di mercato.
Sotto questo profilo, la vicenda della scuola elementare è emblematica. Malgrado le richieste dei genitori si siano concentrate nella quasi totalità (97%) sul tempo pieno e sul tempo lungo a modulo, l'accanimento della ministra Gelmini si è rivolto proprio contro questi due modelli - il cui valore è attestato da tutte le indagini internazionali - determinando, con l'eliminazione delle compresenze, l'immiserimento della didattica ridotta all'ottocentesco "leggere, scrivere e far di conto".
Il governo da un lato non stanzia alcuna risorsa aggiuntiva per la scuola, dall'altro cerca di scaricare il problema sulle Regioni attraverso i "contratti di disponibilità". Una vera e propria truffa attraverso cui si punta a dividere i precari, discriminando tra precari di serie A e di serie B, si producono trattamenti diversi tra precari di diverse regioni e non si dà alcuna risposta né sul piano dell'occupazione né su quello della qualità della scuola.
Rifondazione Comunista si oppone a questo ulteriore tentativo perseguito dal Governo di regionalizzazione dell'istruzione e dei diritti di chi lavora nella scuola. Un primo stop alle manovre del governo, grazie alle mobilitazioni dei precari e alla iniziativa del Prc, si è avuto nella Conferenza degli assessori regionali all'istruzione, che ha delegittimato gli accordi bilaterali tra Governo e singole Regioni. Chiediamo che questo orientamento sia riconfermato dalla Conferenza Stato-Regioni.
A fronte di questa devastazione del sistema dell'istruzione pubblica, il tentativo della Gelmini di spacciare il provvedimento esaminato pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri per soluzione dei problemi dei precari ha del surreale. Non solo rimane intatta la sostanza dei "licenziamenti" e dei tagli alle risorse destinate alla scuola statale, ma, per di più, si dà luogo ad un meccanismo che mette in concorrenza tra di loro gli stessi precari.
Rifondazione Comunista è impegnata concretamente a sostenere le rivendicazioni delle precarie e dei precari per il ritiro dei tagli, il ripristino dei finanziamenti alla scuola statale e l'assunzione a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti. La presenza riconosciuta e legittimata delle compagne e dei compagni del Prc in tutte le mobilitazioni di questi giorni, attraverso la partecipazione diretta ai conflitti, la solidarietà, la tessitura di relazioni fra soggetti politici, sindacali e comitati auto-organizzati dei precari, apre nuove possibilità, e al contempo, carica il partito tutto di una forte responsabilità: quella della connessione dei conflitti e della costruzione della loro efficacia.
Il Cpn impegna il Partito tutto alla presenza attiva in tutte le mobilitazioni territoriali e nazionali che si produrranno nelle prossime settimane nella scuola e più in generale nei settori della conoscenza: non solo in quanto nodo strategico per il futuro delle giovani generazioni, e, più complessivamente per l' assetto culturale, civile e democratico del Paese, ma anche come fulcro (come già lo scorso autunno) per la ripresa e la generalizzazione del conflitto sociale e dell'opposizione politica al Governo e al berlusconismo.
La segreteria nazionale

A Roma, sabato 17 ottobre contro il razzismo a fianco dei diritti delle donne e degli uomini migranti
Le politiche complessive del governo Berlusconi, ed in particolare la legge 94, meglio nota come "Pacchetto sicurezza", costituiscono un salto di qualità gravissimo nell'attacco allo stato di diritto e alla democrazia nel nostro paese. Un insieme di norme che non solo colpisce chi è migrante ma ogni forma non omologata di comportamento sociale, che ha provocato un vero e proprio salto di grado istituzionalizzando di fatto i comportamenti razzisti e xenofobi.
L'introduzione del reato di "ingresso e permanenza irregolare nel territorio nazionale" (reato di clandestinità), costituisce una violazione palese dei principi base del dettato costituzionale, sancisce una rottura profonda nei sistemi relazionali fra migranti e autoctoni, rende ancora più tangibile la condizione di subalternità giuridica di chi non è in possesso della cittadinanza italiana.
Intanto lungo la costa meridionale si attuano illegali respingimenti di uomini e donne spesso in cerca di asilo politico, si ratificano accordi vergognosi con regimi dittatoriali come quello libico per esternalizzare le frontiere e costringere nei centri di detenzione di quei paese chi è in cerca di un futuro diverso.
In un paese in cui una forza esplicitamente razzista e xenofoba è parte della maggioranza di governo, la crisi economica, che colpisce in maniera particolarmente pesante le lavoratrici e i lavoratori migranti espulsi dal ciclo produttivo e contemporaneamente dalla possibilità di restare a costruire un progetto positivo di vita in Italia, alimenta inoltre la logica del conflitto orizzontale, rischiando di terminare una ulteriore regressione del senso comune.
L'iniziativa sul terreno dei diritti dei migranti, dal lavoro comune con tutti i soggetti politici, sindacali, associativi che si oppongono alle politiche del governo alla valorizzazione della soggettività dei migranti nei conflitti sociali è parte decisiva del nostro impegno.
In questo quadro la manifestazione che si terrà a Roma, promossa da un ventaglio larghissimo di forze politiche e sociali, associazioni migranti e antirazziste, settori di movimento e singoli individui, racchiuse nel comitato "Roma 17 ottobre" è un appuntamento importantissimo e dovrà essere il punto di partenza per ricostruire una cultura fondata sui principi dell'uguaglianza e della giustizia, contro ogni forma di razzismo e di discriminazione.
Il Prc, che sin dall'inizio si è riconosciuto nel comitato promotore, si attiverà per costruire la massima partecipazione alla manifestazione, impegnandosi a costruire nei territori, insieme alle altre forze, comitati territoriali e iniziative preparatorie.
La segreteria nazionale

No al nucleare
Nel 1987 il popolo italiano si è pronunciato per via referendaria sulla fine della produzione di energia nucleare nel nostro paese.
Nel mondo, pur essendo attive molte centrali nucleari, la percentuale di energia prodotta resta modesta (il 6,4 per cento), costosa (rispetto alle altre fonti), in via di esaurimento (a causa del combustibile uranio). Inoltre anche dopo il 1987 frequenti sono stati gli incidenti, intatti e pericolosi restano gli impatti ambientali (in particolare per il consumo e gli sprechi d'acqua), i rischi per la sicurezza della popolazione e le incertezze sullo smaltimento delle scorie radioattive, certi sono gli aumenti dei costi dell'uranio.
Con una recente legge il governo ha in generale tagliato corto con tutte le possibili obiezioni statuendo che le centrali sono considerate siti strategici e quindi protette dai militari e sottratte al dibattito democratico e al controllo trasparente delle popolazioni, perciò la battaglia contro il nucleare si configura anzitutto come lotta per la democrazia e per la pace.
Alla luce di queste considerazioni, il Cpn impegna il Partito tutto a promuovere mobilitazioni contro il nucleare, a presentare, attraverso le nostre rappresentanze istituzionali regionali, e a inserire nei programmi per il rinnovo dei Consigli regionali, atti volti a: dichiarare l'indisponibilità del territorio regionale alle procedure di individuazione di siti idonei all'attivazione di centrali nucleari e al riutilizzo di quelle vecchie; dichiarare l'indisponibilità dello stesso territorio regionale ad ospitare centri per lo smaltimento, anche temporaneo e/o di smistamento, e la conservazione delle scorie radioattive.
Il Cpn impegna inoltre il Partito tutto a promuovere una campagna per l'adozione di un piano energetico nazionale entro il 2009 basato sulle fonti energetiche rinnovabili e sul risparmio e l'efficienza energetica sviluppando politiche di sufficienza diffusa nel territorio.
Maria Campese, Tommaso Sodano

Acqua bene comune
L'attuale governo sta continuando a perseguire il nefasto obiettivo di arrivare alla totale privatizzazione dei servizi pubblici locali.
E' passata sotto silenzio la recente approvazione di alcune modifiche all'articolo 23 bis della legge 133 del 2008 che riforma l'amministrazione dei servizi pubblici locali e riguarda, tra l'altro, anche la gestione dell'acqua.
D'ora in poi la via ordinaria di gestione dei beni sarà regolata dalla compartecipazione in una Spa di un ente locale e di un privato scelto attraverso gara, che disporrà di non meno del 40 % del capitale.
Si tratta dunque di una vera e propria operazione di privatizzazione.
L'acqua deve essere sottratta a queste spregiudicate logiche mercantili fatte a scapito della collettività.
Il Cpn impegna quindi i rappresentanti istituzionali del Prc nei Comuni a promuovere atti volti all'inserimenti negli Statuti comunali di una specifica formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.
Con questa operazione, i Comuni hanno la potestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica e , quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un'Azienda speciale consortile da essi costituita.
Maria Campese, Alessandro Fucito, Orfeo Goracci

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