Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 10 - 11 aprile 2010

DOCUMENTO PROPOSTO DA SEGRETERIA
Comitato Politico Nazionale 11/4/2010

Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo ci consegnano un risultato politico segnato in primo luogo dal consistente aumento dell’astensione. Questo dato ci parla di un distacco tra paese reale e sistema istituzionale che è il frutto di almeno due processi. In primo luogo la decisa riduzione del numero dei votanti che è cominciata in Italia con l’introduzione dei sistemi elettorali bipolari. La tanto magnificata “semplificazione politica” ha portato in realtà ad un distacco tra paese reale ed istituzioni che è il primo fattore di corruzione della democrazia repubblicana così come è stata costruita in seguito alla lotta di Liberazione. Su questa dinamica di medio periodo se ne è innestata un’altra legata direttamente alle politiche messe in campo dal governo. Di fronte ad una crisi economica che coinvolge direttamente milioni di famiglie e che ha modificato l’orizzonte esistenziale del paese aggravando pesantemente l’incertezza sociale e la paura nel futuro, la politica nel suo complesso non ha dato alcuna risposta. Non l’ha data il governo, non l’ha dato sin’ora l’opposizione. Di fronte ad un universo della politica che ha “parlato d’altro” è aumentata la solitudine delle persone e la sfiducia che la politica possa essere uno strumento efficace attraverso cui far fronte all’incertezza della crisi.

In questo contesto, nonostante la perdita di voti che ha caratterizzato il risultato del Popolo delle Libertà ma non della Lega Nord, il governo ne esce rafforzato così come l’asse politico tra Lega e Berlusconi. Questo rafforzamento – certo non privo di contraddizioni - oltre a garantire la prosecuzione del governo, determinerà un salto di qualità nella modifica degli assetti democratici e sociali del paese. Tutte le dinamiche sin qui messe in campo dall’esecutivo verranno potenziate ed accelerate. Da un lato ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza democratica – caratterizzata pesantemente dall’attacco alla libertà di informazione - in cui nelle proposte dell’esecutivo, l’attacco all’indipendenza della magistratura si salda ad una proposta di presidenzialismo senza vincoli e di federalismo egoista. E’ del tutto evidente che l’obiettivo di legislatura del governo Bossi Berlusconi è quello di scardinare l’impianto costituzionale del Paese demolendo sia sul piano istituzionale sia sociale il bilanciamento dei poteri proprio della lettera e dello spirito costituzionale.
Questa offensiva sul piano democratico si salda infatti con una offensiva sul piano sociale che punta a smantellare l’intero impianto di diritti e garanzie sociali al fine di poter scaricare sugli strati popolari i costi di una crisi economica che non sarà breve. Sotto attacco vi è il sindacato di classe, il diritto alla contrattazione collettiva e il welfare così come l’abbiamo conosciuto. Il complesso di queste misure vedrà una decisa accelerazione nei prossimi mesi in virtù di un contemporaneo processo di riduzione della spesa sociale già più volte annunciata – a partire dall’ulteriore attacco alle pensioni – dell’ulteriore precarizzazione del lavoro e dell’attuazione del federalismo. Un attacco complessivo che, mettendo in discussione i diritti, mina alla radice ogni elemento di solidarietà sociale.
L’attacco alla democrazia formale e sostanziale del paese si salda al tentativo di imbavagliare l’informazione e alla produzione di culture reazionarie che vedono nel razzismo, nel patriarcato, nell’omofobia e nel darwinismo sociale i propri elementi caratterizzanti. Il risultato delle elezioni apre quindi la strada ad un tentativo di modificare negativamente e strutturalmente i rapporti di forza tra le classi, dentro un processo di gestione autoritaria della frantumazione del conflitto sociale e di imbarbarimento delle culture che regolano le relazioni sociali.

L’incapacità delle opposizioni di intercettare il crescente disagio sociale è segno della crisi strategica del centro sinistra, della debolezza della sinistra ed è all’origine dell’incapacità di utilizzare la scadenza elettorale per mettere in difficoltà il governo. Non solo, il risultato elettorale ha riaperto una conflitto interno al Partito democratico che invece di interrogarsi sui nodi del rapporto con la società vede riproporre dalla parte uscita sconfitta dal Congresso il tema del bipartitismo che già tanti danni ha fatto.
Il punto è che è mancata in questi due anni una seria e continuativa opposizione al governo Berlusconi. Ad una organicità di impianto dell’offensiva delle destre si è risposto in modo puntiforme senza costruire mai una risposta complessiva e una piattaforma complessivamente alternativa. A questo concorrono molti fattori, primo fra tutti una impostazione delle forze del centrosinistra che rimane sostanzialmente interna al paradigma neoliberista e quindi incapace di prospettare una coerente via di uscita a sinistra dalla crisi economica. Le diverse iniziative di mobilitazione promosse da Cgil, sindacati di base, forze della società civile o dalle stesse forze di opposizione sono rimaste episodi isolati che non hanno costituito un processo identificante di costruzione dell’alternativa.

A sinistra, in un difficilissimo contesto caratterizzato dalla censura mediatica, la Federazione ha visto una riduzione dei consensi – pur con risultati assai diversi da territorio a territorio - che segnala da un lato le difficoltà a far fronte alla dinamica del “voto utile” e dall’altro il diverso grado di radicamento e di efficacia del lavoro politico sui territori . Il risultato del voto, se da un lato ci permette la prosecuzione del nostro progetto politico, dall’altra ci pone la necessità di un deciso salto di qualità nell’iniziativa politica. La nostra azione, finalizzata alla costruzione di un polo di sinistra alternativa, autonomo dal centrosinistra, può e deve avere un salto di qualità. Abbiamo dinnanzi a noi alcuni anni prima di una nuova tornata elettorale generale, dobbiamo utilizzare bene questo tempo, per affinare e rafforzare il nostro lavoro e il nostro progetto politico.

I punti fondamentali su cui operare un salto di qualità sono:

In primo luogo proponiamo di lavorare da subito e con determinazione all’unità delle forze della sinistra di alternativa. Le elezioni così come la presenza nei conflitti sociali, evidenziano come il peso delle forze a sinistra del PD non sia per nulla irrilevante anche se oggi è assai frammentato e privo di rappresentanza parlamentare. L’esperienza elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra e SeL – che noi avremmo voluto praticare anche in Lombardia e in Campania – così come le positive esperienze di “biciclette” tra la Federazione della Sinistra e i Verdi e gli accordi realizzati con altre forze della sinistra antagonista, ci parlano in modo embrionale di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal centro sinistra. Proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la sinistra – dentro e fuori i partiti – imparando dai compagni e dalle compagne della Linke, del Front de Gauche, dell’America Latina che a partire dall’opposizione al neoliberismo hanno saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è la condizione per costruire una alternativa sul piano sociale, politico e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l’attività politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati, associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare, cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la speranza e il senso della lotta.
In questo quadro di lavoro per l’unità delle forze della sinistra di alternativa, autonoma dal PD, decisivo è un salto di qualità nel processo di costruzione della federazione della Sinistra. Ad oggi in molti territori la federazione ancora non esiste e generalmente stenta a presentarsi con un profilo unitario di proposta politica. Così come solo in poche situazioni la Federazione ha saputo sin’ora aprirsi ai soggetti presenti sui territori. Non si può rimanere in mezzo al guado ma si tratta al contrario di accelerare questo processo costruendo in ogni territorio le strutture unitarie con la più grande attenzione a coinvolgere e rendere protagonisti del processo tutti i soggetti politici, sociali e associativi disponibili. Si tratta quindi di dar corso immediatamente a quanto deciso e previsto dai documenti politici e organizzativi della Federazione, dando vita ad un vero processo costituente come soggetto autonomo dal centrosinistra e che persegue l’obiettivo strategico di fuoriuscita dal bipolarismo. Riteniamo fondamentale che si determini a partire da noi e dalle nostre relazioni politiche e sociali, una mobilitazione contro l’attacco convergente che destre, Lega nord e Vaticano portano alla autodeterminazione delle donne, alla legge 194, mettendo al centro della costruzione dell’alternativa la lotta al patriarcato, per la libertà femminile e nelle scelte di vita e di fine vita, contro razzismo e omofobia. Costruire la Federazione e costruirla come spazio politico aperto della sinistra è un punto decisivo su cui dobbiamo essere impegnati sin dalle prossime settimane. Si dà mandato alla Direzione Nazionale di fare in tempi rapidi una valutazione del processo di costruzione della Federazione della Sinistra.

Il secondo luogo occorre fare un salto di qualità nell’azione politica al fine di sconfiggere questa incivile azione governativa. Le destre non si sconfiggono oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Non si sconfiggono agitando il tema dell’alternativa di governo ma operando concretamente per fermare l’offensiva messa in atto del governo per scaricare i costi della crisi sugli strati popolari. Senza la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l’opposizione non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi fatti non sono sufficienti. Per questo il cambio di passo è obbligatorio. Questo deve vedere l’impegno in prima persona del Partito della Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra, ampliando su tutto il territorio le iniziative sin ora intraprese di sostegno alle lotte, di coordinamento delle stesse, di costruzione dei comitati contro la crisi e di costruzione di quello che abbiamo chiamato il partito sociale. Questo nostro impegno in prima persona, che va rafforzato ed esteso e deve caratterizzare l’iniziativa politica di tutto il partito, non è però sufficiente. Proponiamo pertanto a tutte le forze che hanno promosso l’iniziativa del 13 marzo e a tutte le forze sociali e politiche disponibili di dare seguito a quell’appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese. Proponiamo una prima mobilitazione unitaria di tutte le forze di opposizione contro la manomissione dell’articolo 18 e dei diritti del lavoro. Proponiamo inoltre un impegno comune ed unitario di tutta l’opposizione per costruire una campagna referendaria. Innanzitutto proponiamo che tutte le forze di opposizione sostengano i referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica promosso dai Comitati. Proponiamo inoltre alle forze sociali e politiche di promuovere unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà, legge 30, per la democrazia sui luoghi di lavoro.
Un impegno unitario in questa direzione permetterebbe di sbloccare l’attuale situazione. Ci permetterebbe di ricostruire quel clima che da Genova nel 2001, passando per la mobilitazione della Cgil sull’articolo 18, per il movimento antirazzista a contro la guerra, costruì le condizioni per sconfiggere il governo Berlusconi nelle elezioni del 2006. Per poter sconfiggere Berlusconi nelle urne – obiettivo che tutti quanti condividiamo - dobbiamo prima metterlo in crisi nel suo rapporto con la società e dobbiamo costruire l’opposizione.

In terzo luogo avanziamo a tutte le forze disponibili la proposta di alleanza elettorale contro Berlusconi sulla base della difesa della democrazia, della Costituzione e della ricostruzione di un sistema elettorale proporzionale. Si tratta di indicare con chiarezza la necessità di sconfiggere Berlusconi sul piano sociale come su quello istituzionale, denunciando come l’attuale assetto istituzionale bipolare sia funzionale alla derubricazione dall’agenda politica del tema dell’alternativa ed alla gestione delle politiche economiche all’interno delle compatibilità dettate dai poteri forti. La proposta di alleanza finalizzata alla sconfitta di Berlusconi si deve quindi intrecciare ad una campagna di massa contro il bipolarismo per porre le basi di un superamento della Seconda repubblica.

Ultimo ma non meno importante, al fine di realizzare il nostro progetto politico è necessario operare per il consolidamento di Rifondazione Comunista. Nell’ultimo anno l’attività politica del Partito è ripresa e ha determinato sia un consolidamento organizzativo sia una significativa produzione di esperienze di presenza nella costruzione del conflitto e della solidarietà sociale. Si tratta però di fare un salto di qualità che permetta da un lato di generalizzare le buone pratiche sociali, dall’altro di mettere mano agli elementi di debolezza per rilanciare il progetto della rifondazione comunista e per rendere il nostro partito più efficace nella costruzione di una uscita dal capitalismo in crisi.
In particolare, si tratta di migliorare la qualità del nostro lavoro politico nell’ambito della costruzione di un nuovo movimento operaio generalizzando le pratiche di costruzione di un efficace lavoro di massa. Occorre operare – in un quadro unitario - per diventare punto di riferimento della riorganizzazione del conflitto sociale sviluppando e rendendo patrimonio di tutto il partito le pratiche sociali di solidarietà e conflitto.
In secondo luogo si tratta di curare il nostro funzionamento organizzativo ed in particolare gli aspetti della nostra comunicazione con l’esterno. E’ del tutto evidente che l’oscuramento mediatico che subiamo è destinato a durare. Si tratta di fare quindi un deciso salto di qualità nella nostra capacità di comunicare e di rendere protagonisti nella costruzione della nostra iniziativa politica coloro con cui veniamo in contatto. A tal fine, oltre ad impegnare il partito in un serio lavoro di promozione del giornale e della rivista si tratta di potenziare decisamente il settore della comunicazione interattiva.
In terzo luogo si tratta di riaprire una discussione sul terreno della rifondazione comunista mettendo a valore le relazioni che abbiamo con il mondo dell’intellettualità interessato a questa prospettiva. Il significativo aumento del lavoro politico non ha corrisposto ad una capacità nella produzione di una nuova narrazione, di un nuovo immaginario di cosa vuol dire la proposta della rifondazione comunista oggi. Anche su questo terreno dobbiamo compiere un deciso salto di qualità che ci permetta di dispiegare a pieno il nostro progetto politico.
Il CPN chiede alle strutture del Partito di discutere questo documento e da mandato alla Direzione Nazionale di fare entro il mese di aprile un piano di lavoro politico per i prossimi mesi.

Approvato con 16 astensioni

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