Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 21 - 22 maggio 2011

Introduzione di Paolo Ferrero

Innanzitutto grazie a i compagni e alle compagne che hanno fatto la campagna elettorale. E’ del tutto evidente che il voto che abbiamo avuto è stato possibile unicamente perché un tessuto militante di questo partito, ha retto nel corso dei mesi e degli anni. Ha retto anche in una fase in cui il tasso di pessimismo che albergava - anche nei gruppi dirigenti - era un po sopra il necessario. Il ringraziamento è doveroso perché se siamo qua discutere in un clima sereno, col sorriso sulle labbra, è grazie a quanto hanno fatto i compagni e le compagne.
A partire da questo ringraziamento, noi dobbiamo dare una mano e trovare modi attraverso cui aiutare le realtà in difficoltà. Da quelli che non hanno presentato le liste a quelli che hanno preso percentuali vicine al prefisso telefonico. Tutto possiamo fare, salvo andare in giro a cercare capri espiatori e pensare con qualche rito tribale di risolvere problemi che sono nodi politici. Lo dico perché mai come questa volta abbiamo scelto dove fare gli accordi in un clima di condivisione delle scelte. Vale per Torino come vale per Bologna come vale in tante altre realtà. Quindi credo che il segnale per il partito debba essere un grande ringraziamento e il no alla resa dei conti.
Il risultato che abbiamo ottenuto, descritto dalla relazione del compagno Pegolo, è buono perché ci permette di fare politica. Prima delle elezioni ci guadavano come ad una specie in via di estinzione, adesso siamo nella condizione di fare politica. Questo è il punto decisivo.
La sconfitta della destra non è solo numerica. È saltata l'ipotesi della Lega Nord di poter crescere sulla crisi del Pdl: hanno perso entrambi. Questo mette in discussione il punto centrale della mediazione politica tra Berlusconi e Bossi. È stata una mediazione politica alta, al di là dei toni dei personaggi, perché Berlusconi riesce a governare a governare con la lega nord e con i voti della mafia, vera sintesi dentro le classi dominanti. Questa mediazione si incrina esattamente là dove si è votato cioè al Nord. Per questo, se il risultato verrà confermato dai ballottaggi, si può parlare di crisi organica dell’attuale configurazione della destra.

In secondo luogo, queste elezioni hanno dimostrato che si può vincere con candidati di sinistra, senza alcun bisogno dei centristi che hanno fatto un risultato scarso.

Terza considerazione. Il partito democratico va abbastanza bene. Bersani ne esce più forte ma non è risolta la crisi del partito democratico, perché mentre c'è rafforzamento del Bersani, non è che c'è la soluzione dei problemi politici. Fatto stesso che fra i sindaci che andranno al ballottaggio e che speriamo vincano c'è De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano, Zedda a Cagliari dice che c'è un problema di linea per il PD. Non c’è stato il Big Bang – che qualcuno prevedeva – ma uno stato di crisi su cui lavorare senza pensare a mosse salvifiche.

Quarta considerazione. L'Italia dei valori va indietro e Sinistra e libertà prende meno delle aspettative e da quanto previsto dai sondaggi. Questo avviene in un contesto in cui SEL ha avuto un settarismo granitico nei nostri confronti. Per 6 mesi abbiamo proposto liste unitarie a SEL, prima con le videolettere e poi direttamente sui territorio e non abbiamo mai avuto risposte, con il centro che è intervenuto per impedire le liste unitarie, non a caso praticate solo in un capoluogo di provincia. Di fronte ad una nostra proposta unitaria c'è stato comportamento settario e autosufficiente. L'altro elemento presente, come ha notato un compagno che ha appena abbandonato SEL, è che la narrazione vendoliana diciamo quella costruzione di entusiasmo sulla possibilità di cambiare purché ce ne sia la volontà, esiste a livello nazionale ma non esiste sui territori. Cioè, nel concreto agire di SEL sui territori, sovente quella narrazione viene contraddetta dalle scelte concrete. Lo si è visto a Napoli ma non solo. In sintesi, il progetto di SEL di risolvere per via di rapporti di forza elettorali il tema della sinistra in Italia, non è andato in porto. Sarebbe però sbagliato far discendere da questa considerazione l’idea che sia fallito il progetto vendoliano, che invece rimane completamente in campo, sia pure con qualche contraddizione in più.
Su Grillo è evidente la grande forbice presente tra ricchezza della domanda sociale giovanile che le liste catalizzano e le risposte politiche che vengono date. Questa contraddizione va indagata e capita per agire positivamente sulla stessa.
Grillo va benissimo laddove il centrosinistra governa da sempre, in Emilia-Romagna il punto più alto. Questo è indice di una nostra incapacità di raccogliere da sinistra la critica al sistema di potere del centrosinistra, di rispondere alle aspettative in particolare dei giovani dentro quel sistema. E' un nostro problema, da affrontare in modo approfondito.
Infine, la cosa che a me preme sottolineare è che le urne ci consegnano una situazione aperta, non si chiudono gli spazi politici. Pensavano di uccidere la Federazione della Sinistra e i comunisti chiudendo il cerchio della sinistra solo dentro i confini del nuovo ulivo e invece questo non è avvenuto.
A queste 6 considerazioni che volevo fare sul piano elettorale, aggiungo 3 considerazioni di contesto.
Primo punto. C'è stato uno sciopero generale, lo sciopero generale è andato bene, meglio di altre volte, nonostante la difficoltà a percepire quale sbocco politico e sindacale abbia lo sciopero. Vi è quindi una disponibilità al conflitto che permane e che costituisce la base su cui costruire una nuova soggettività di massa.
La seconda cosa che volevo sottolineare è la vicenda Bertone. Gli operai della Bertone probabilmente non potevano fare altro, di fronte al fatto che semplicemente nell'azienda sarebbe fallita. Penso però che sia stato un errore da parte di alcuni dirigenti della Fiom di leggere quella vicenda come una vittoria. Quella è una sconfitta e penso vada chiamata come tale. È una sconfitta – probabilmente inevitabile – ma certo non è un passo in avanti. Ci siamo sottratti alla polarizzazione che ha avuto il dibattito sulla Bertone perché ogni posizione conteneva un pezzo di ragione ma anche un pezzo sbagliato. Il vero problema che viene posto dalla Bertone è che non c'è una linea puramente sindacale di uscita dalla crisi e di risposta all’offensiva padronale. Anche noi, non da soli, ci siamo cullati nell'idea che anche in assenza di una azione politica fosse possibile fronteggiare l’offensiva sul solo piano sindacale. La Bertone ci dice che non è così e questo pone a noi – non certo alla Fiom che fa cosa può – una domanda forte di intervento politico sulla globalizzazione. Registriamo quindi nello sciopero generale la disponibilità al conflitto ma dobbiamo anche registrare la necessità si una salto di qualità politico, non puramente sindacale, per allentare la morsa della globalizzazione. La nostra proposta contro le delocalizzazioni, la denuncia della trappola europea che porterà ad una stangata pazzesca nei prossimi anni, la valorizzazione delle lotte greche, spagnole, portoghesi, deve caratterizzare la nostra iniziativa politica.
In terzo luogo il congresso dell'Anpi è andato bene. Ringrazio Bianca Bracci Torsi e Saverio Ferrari per il grande lavoro fatto. Lì si era partiti con un impianto moderato e collaterale al Pd, ma il congresso finito in un altro modo, anche grazie al nostro lavoro politico. Questo dice di una possibilità di lavoro in una grande organizzazione come l'Anpi e dice anche di una possibilità di operare un raccordo tra l'Anpi e l'antifascismo giovanile che sovente non si esprime all'interno dei canali tradizionali. Sottolineo di quest'elemento per dire di una cosa positiva fatta da noi, che sovente non registriamo le cose positive che facciamo. Inoltre occorre rimettere al centro il tema dell’antifascismo. L’unico mito fondatore che esiste in Italia su cui si possa fondare su delle fondamenta stabili un'idea di sinistra riguarda il passaggio della lotta partigiana e della resistenza. Il tema dell’antifascismo e il ruolo dell’Anpi non può essere delegata a un settore di lavoro ma secondo me deve essere parte integrante della costruzione di un immaginario della sinistra “degna di questo nome” che vogliamo costruire.
Dall’analisi alla proposta:
Dopo questo passaggio elettorale abbiamo più possibilità di fare politica di prima. Decisivo in questo quadro il radicamento e la tenuta del partito che è la spina dorsale della federazione della sinistra. Dall’altra è importante la proposta politica che avanziamo su cui spendere la nostra forza e la nostra credibilità. Le elezioni ci consegnano una possibilità: il progetto politico è aiutato dalle elezioni, ma non è garantito dal risultato delle elezioni. Adesso occorre giocare la partita sia sul piano del rafforzamento di partito e federazione, sia sul piano della proposta politica.
Non vi sfuggirà che sta si sta venendo fuori in più di un'intervista la proposta di unità fra Sinistra libertà, Italia dei valori e PD che non contempla rapporto con la Federazione della Sinistra. Non veniamo esclusi esplicitamente. Veniamo esclusi implicitamente. Noi dobbiamo operare per battere questa linea che punta alla nostra marginalizzazione nella battaglia politica contro Berlusconi. Abbiamo il problema di usare la possibilità di fare politica per migliorare la nostra forza sul territorio - che è la nostra vera forza – e di avanzare con forza una proposta unitaria che sconfigga le preclusioni anticomuniste.

Che fare?

1. Lavorare moltissimo sul ballottaggio senza fare errori e scontri che favorirebbero solo la destra.

2. Lavorare moltissimo sui referendum che se vinti produrrebbero una vera sconfitta non solo di Berlusconi ma anche del berlusconismo. Sarebbe la messa in discussione del fatto che Berlusconi ha dietro di se la maggioranza degli italiani e nel merito sarebbe la messa in discussione della linea delle privatizzazioni. Non sfugge a nessuno che Confindustria vuole privatizzare l’acqua e poi tutte le municipalizzate e che il referendum può bloccare tutto questo riaprendo uno spazio di iniziativa politica vera contro le privatizzazioni. Quindi sui referendum io credo che ci sia un punto di lavoro politico importantissimo. Queste sono le due cose che dobbiamo fare fino al 12 giugno. Ballottaggi referendum, sapendo che la truffa di Berlusconi per non votare sul nucleare, serve proprio a far passare nel paese l'idea che referendum non ci sono più. Invece i referendum sul legittimo impedimento e sull'acqua sicuramente ci saranno e se il referendum sul nucleare salta lo sapremo solo tre giorni prima delle elezioni. Quindi noi dobbiamo fare la campagna come se referendum ci fossero tutti, senza se e senza ma. Senza nessuna indecisione.

Il Profilo politico

Sul piano della proposta politico noi dobbiamo tenere strettamente l'intreccio tra proposta del fronte democratico e dell'unità a sinistra. Abbiamo volutamente declinato l'unità a sinistra come l'unità delle forze che si sono posizionate a sinistra del PD, cioè sinistra e libertà, Italia dei valori e le forze alla nostra sinistra, cioè una proposta di unità a sinistra larga. Si può discutere, si può dire che l'Italia dei valori è di sinistra o di destra, si possono fare 1000 discussioni ma secondo me dobbiamo partire dai comportamenti di fatto. L'Italia dei valori si è schierata contro la guerra, con la Fiom, con la Cgil. Idem per Sinistra e libertà e per le forze alla nostra sinistra. Dobbiamo tenere fermissime queste due cose. Fronte democratico per sconfiggere le destre e unità della sinistra larga. Unità a sinistra perché non basta sconfiggere Berlusconi ma bisogna sconfiggere il berlusconismo e per sconfiggere il berlusconismo non bastano le primarie bisogna costruire una soggettività di sinistra più forte. Questa proposta unitaria dovremo praticarla con molta nettezza, senza nessuna incertezza. Ho detto prima le ipotesi che sono in campo sono di metterci in un angolo. Guai a noi se rispondessimo a questo tentativo di metterci in un angolo con l'insulto con l'invettiva con la recriminazione, favorendo semplicemente la nostra emarginazione. Noi di fronte al tentativo di metterci in un angolo dobbiamo rispondere con una strategia dell'abbraccio. Noi dobbiamo essere super unitari non poco unitari. Perché noi dobbiamo dare una risposta ai due problemi politici oggi sentiti a livello di massa: Di come si caccia Berlusconi e di come si costruisce una sinistra. Noi dobbiamo rispondere a questi due nodi per non essere minoritari e per avere una proposta politica. Quindi se qualcuno pensa che il fronte democratico vada messo in disparte sbaglia. Non importa niente delle differenze che abbiamo col partito democratico, ci sono sempre state. Per questo proponiamo un Fronte democratico e non una alleanza di governo. Col il PD non si può governare ma si può e si deve cacciare Berlusconi. Non dobbiamo essere noi a favorire la nostra emarginazione o l’alleanza con il centro.
Così come, a sinistra, di fronte al tentativo di impacchettare tutto dentro un nuovo Ulivo, con Sel e l'Italia dei valori, noi dobbiamo proporre l'obiettivo di costruire la sinistra. In modo molto forte. L'ho già accennato in direzione, io penso che ne dobbiamo arrivare alla proposta di costruire gruppi unitari nei consigli comunali. Dobbiamo fare un'offensiva fortissima su questi due terreni, fronte democratico e unità a sinistra per sconfiggere le opzioni moderate sul piano politico e istituzionale.
Questa proposta politica ovviamente non contempla il governo perché come sappiamo non ve ne sono le condizioni ed eviterei di riaprire questa discussione che costituisce solo un favore a chi ci vuole male. Non mi avete eletto segretario di Rifondazione per riproporre l’Unione e io non sono certo disponibile a riproporla. Per altro, visti gli accordi fati in Europa da Tremonti la situazione del prossimo governo sarà anche peggiore di quella del 2006: siamo dentro la crisi e con pesanti stangate già decise unitariamente a livello europeo tra socialdemocratici, popolari e liberali.
La linea quindi non cambia; dobbiamo perseguire un accordo di fronte democratico senza partecipazione al governo e l’unità della sinistra. Questo è il modo per impostare la nostra proposta per renderla comprensibili a livello di massa. Cosa vuole la federazione della sinistra? Vuole sconfiggere Berlusconi e vuole l'unità della sinistra. Secondo me la proposta è chiara. Quelli continuano a non risponderci. Prima o poi qualcuno glielo chiederà. Ma voi all'unità della sinistra che cosa rispondete? Oppure volete l'unità del centro sinistra contro i comunisti? Ci sarà una discussione. E credo che la dobbiamo tenerla fino in fondo e andare avanti senza problemi, costruendo su questa duplice proposta il nostro profilo politico.
Il lavoro di massa.
Questa proposta politica si sostanzia con il fatto che il 15 giugno deve partire la campagna sociale a livello di massa. La settimana prossima arriveranno i volantoni nelle federazioni. Questa campagna sociale dovrà diventare una cosa che entri nella testa della gente. Dobbiamo far capire che la Federazione della sinistra è per la tassa patrimoniale sui grandi patrimoni, che è per far restituire i finanziamenti pubblici alle aziende che delocalizzano, che è per dimezzare lo stipendio dei parlamentari e assumere i precari, che è per dimezzare le spese militari e mettere soldi nella scuola. Per tagliare le grandi opere e fare posti di lavoro nelle energie alternative e nella difesa del territorio. Sarà la nostra lunghissima campagna elettorale nel caso si voti nella primavera prossima.
La proposta politica che avanzo è questa: Unità col PD per sconfiggere le destre, unità della sinistra e campagna sociale per rendere chiare le nostre proposte. La campagna sociale noi la dobbiamo fare non solo come propaganda. Dobbiamo provare a costruire degli elementi di conflittualità, di vertenzialità sui territori. Dobbiamo costruire attorno alla campagna sociale forme di aggregazione sociale e politica. Occorre costruire processi materiali, veri, non solo mediatici. Dobbiamo fare di questa campagna un concreto processo di costruzione di soggettività sociale. Noi non siamo la sinistra della delega che punta tutto sulle primarie. Noi siamo la sinistra che vuole ricostruire nel paese una soggettività di massa a partire dal conflitto sociale, dal mutualismo, dall’elaborazione di un immaginario altro rispetto a quanto ci propongono Berlusconie Briatore.
Queste sono le tre cose che dobbiamo fare e le elezioni ci danno la forza per farle.
Finisco sul partito e sulla federazione. Cioè sugli strumenti. Sulla Federazione io la penso così. Occorre risolvere rapidamente a livello centrale i problemi tra i gruppi dirigenti. Dopo i ballottaggi gli organismi dirigenti da federazione si devono poter riunire con un accordo unitario e andare avanti.
Parallelamente io penso che le elezioni ci permettono di costruire della federazione come processo costituente in una serie di territori. Occorre capitalizzare le relazione costruite nelle elezioni, sia come partito che come Federazione. Dobbiamo tentare sui territori dove possibile di provare a costruire sul serio la Federazione allargando moltissimo rispetto i quattro soci fondatori. A Napoli ad esempio ci sono tutte le condizioni per farlo. Occorre produrre un processo costituente dal basso. Va tentato anche da altre parti a Cosenza va tentato a Salerno. Risolvere i problemi a livello centrale e mettere in campo un processo costituente dal basso a partire da subito.
Per quanto riguarda il partito ho già detto sul fatto di non cercare capri espiatori nelle diverse federazioni: sarebbe un cattivo modo di cominciare il Congresso. In politica, per una forza come la nostra, che si pone l'obiettivo di rompere bipolarismo e di non farsi assorbire nel centro-sinistra, ci sono delle battaglie che si devono fare anche se non hanno un immediato riscontro. Non pagano subito ma le devi fare. C'è il caso di Napoli. Oggi tutti sorridono, ma la possibilità ad arrivare a Napoli a fare questo risultato, è frutto di una serie di passaggi. A Napoli abbiamo deciso di andare da soli alle provinciali due anni fa perché c'era da rompere col sistema di potere bassoliniano. Ricorderete anche quante politiche polemiche al comitato politico nazionale prima del congresso su questo punto; non è stata una scelta facile ma s'è fatta. Poi abbiamo deciso di uscire dalla maggioranza della Jervolino quando il nostro amico Realfonzo entrava a fare l'assessore. Ieri Realfonzo all'assemblea napoletana ha riconosciuto che avevamo ragione noi. In terzo luogo noi siamo andati da soli alle elezioni regionali. Cosa che ha prodotto in Campania lo stesso risultato che abbiamo avuto oggi a Torino ed ha anche portato alla fuoriuscita del nostro assessore regionale e il suo ingresso nel partito democratico con 14.000 preferenze. Io sono contento di aver pagato quel prezzo perché quella li è stata la certificazione a Napoli che Rifondazione Comunista aveva rotto con sistema di potere bassoliniano. Se oggi De Magistris ha accettato di candidarsi anche con noi è anche perché rifondazione comunista non era più la rifondazione comunista legata a Bassolino, ma è perché era diventato un'altra cosa. Tutti passaggi che sono costati pesantemente, ma sono stati passaggi utili, anzi indispensabili. E badate, a Salerno, la nostra battaglia contro de Luca dell'anno scorso ha portato che l'Italia dei valori oggi è venuta con noi. Il risultato di Salerno continua ad essere basso ma noi non possiamo star dentro quel sistema di potere. Noi dobbiamo lottare anche quando il sistema di potere è forte per costruire le condizioni di una alternativa ed evitare che sia Grillo a capitalizzare lo scontento. Questa nostra capacità di fare battaglie politiche , anche minoranza, non è una nostra colpa o un errore: è un nostro vanto. E’ un pezzo della nostra narrazione.
Per questo dico che non bisogna andare alla ricerca di un capro espiatorio. Perché oggi noi a Napoli abbiamo un ottimo risultato ma quel risultato è passato anche attraverso delle sconfitte. Non è un percorso lineare. Avremo un percorso lineare solo se noi fossimo tranquillamente dentro il centro-sinistra facendo la sinistra al centro-sinistra mentre noi abbiamo scelto di costruire un polo di sinistra autonomo dal centro sinistra.
Dopo i referendum dobbiamo far partire il percorso del congresso. Possiamo ipotizzare subito dopo referendum una direzione nazionale poi un'altra riunione del comitato politico nazionale all'inizio di luglio. Penso che dobbiamo puntare ad un congresso unitario che superi le correnti dentro il partito laddove c'e la convergenza politica. Drammatico e irresponsabile sarebbe un congresso diviso o una conta sui gruppi dirigenti. Perché l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un congresso che ci riporti in una situazione di casino. L’ho detto all'assemblea organizzativa di Caserta un anno mezzo fa e lo ripeto: propongo un congresso unitario che registri l’attuale composizione dei gruppi dirigenti ed eviti ogni scontro. Perché il nostro obiettivo, come partito, è di tornare in Parlamento per rimettere in pista i comunisti. Il nostro obiettivo è superare i disastri del 2008 rilanciando il progetto della rifondazione comunista e per adesso siamo solo a metà dell’opera, dobbiamo concentrarci sull’obiettivo evitando dannose lotte intestine. Fino alle elezioni politiche il gruppo dirigente ha una responsabilità a cui non può venir meno. Ripeto, se siamo d'accordo come pare siamo d'accordo, sull'indirizzo politico, il congresso deve servire al nostro rilancio, non a incasinarci di più.
La linea che abbiamo tracciato deve coniugarsi con il rilancio del tema dell’attualità del comunismo e della rifondazione comunista.
Propongo di assumere in vista della costruzione del documento congressuale, due punti di discussione ampi e due momenti seminariali. La prima riguarda la riorganizzazione del partito. Non l'ho toccata qui. Noi siamo un partito senza soldi, fragile, dobbiamo ristrutturarci e decidere come.
In secondo luogo propongo di fare un bel convegno sull'attualità del comunismo nella crisi della globalizzazione. Dobbiamo inserire il Congresso in una bella discussione di fondo sulla nostra prospettiva strategica. La crisi e la battaglia sui beni comuni riaprono il discorso sul comunismo in termini tutt’altro che residuali.
Propongo poi due seminari di approfondimento, uno su Grillo e uno sulla Lega, per capire meglio cosa sta succedendo su quel terreno.
Io penso che con questa linea politica e di intervento sociale, con queste proposte concrete, possiamo far ripartire rifondazione Comunista e costruire la Federazione della Sinistra.

chiudi - stampa