Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 15 - 16 marzo 2014

Il Comitato Politico Nazionale del Prc, riunito il 15/16 Marzo 2014, esprime le seguenti valutazioni sul percorso fin qui svoltosi per la formazione della lista in sostegno di Alexis Tsipras.

1) La lista si configura come una lista civica, priva di qualificazione politica di sinistra e di classe. Non si tratta di una insufficienza, ma di una esplicita scelta del gruppo promotore che ha imposto fin dal principio tale indirizzo, coerente con peraltro con la traiettoria politica e ideologica dei sei “garanti”.

2) Le basi programmatiche della lista sono pienamente interne a una concezione riformista che lo scenario reale della crisi rende oggi più irrealistica che mai. Si tratta di un impasto di proposte keynesiane e di “europeismo democratico” privo di qualsiasi connessione con l’idea di sviluppare un movimento di resistenza e di lotta all’altezza della crisi in atto. Tanto meno con una prospettiva di alternativa anticapitalista.
Questa impostazione, irrealistica e sbagliata, conduce in ultima analisi un maldestro tentativo di abbellire una Unione europea capitalista in nome della quale si impongono sacrifici, tagli, austerità, privatizzazioni, riduzione dei diritti democratici, impoverimento di massa. Se la sinistra europea prosegue su questa strada entrerà in rotta di collisione con le speranze e le aspettative di decine di milioni di lavoratori che in questi anni si sono mobilitati contro le politiche di austerità e contro le conseguenze della crisi capitalistica.

3) Conseguenza di tali premesse è la gestione arbitraria, accentratrice e antidemocratica del percorso stesso, particolarmente evidente nella “consultazione” su quattro simboli sostanzialmente identici fra loro.

4) Si delinea così una ulteriore sconfitta politica del Prc, incapace a soli due mesi dal congresso nazionale, di rispettare i punti fondamentali dei suoi deliberati al riguardo. La proposta congressuale approvata a maggioranza, infatti, parlava di una lista di sinistra (e non lo è, come conferma anche la geometria variabile rispetto alla collocazione nel Gue, data la presenza di Sel); si parlava di un processo democratico, partecipato e dal basso, e ci si ritrova nella più verticistica delle gestioni; si parlava di una sinistra alternativa al centrosinistra mentre non solo Sel non rompe le sue ambiguità al riguardo, essendo la sua scelta congressuale eminentemente tattica, ma l’insieme delle posizioni che emergono dai promotori punta chiaramente ad aprire, dopo le elezioni, un dialogo col Pse di Schulz.

5) È importante notare come la professione di fede europeista sia centrale oggi nelle richieste che la classe dominante impone come “certificato di affidabilità” alle forze della sinistra. Una ulteriore conferma viene anche dai risultati del congresso della Linke, che ha rimosso dal programma elettorale una serie di critiche all’Unione europea precisamente al fine di fornire tale certificato, indispensabile in vista di possibili future collaborazioni di governo con la Spd. Analoga ispirazione emerge nel manifesto elettorale pubblicato da Alexis Tsipras alla fine di gennaio.
Respingiamo la tesi che l’unica alternativa all’europeismo, più o meno riverniciato di “democrazia”, siano le posizioni nazionalistiche o “sovraniste” pure presenti nella sinistra e anche nel nostro partito. Una autentica prospettiva di classe non può che essere internazionalista, ma questo internazionalismo non ha nulla a che vedere con la costruzione di strumenti istituzionali di dominio del capitale quale è stata e non può che essere l’Unione europea.

6) A questa sconfitta non si è arrivati solo per la clamorosa debolezza del percorso seguito dalla segreteria nazionale, ma per la insostenibilità dell’intera impostazione politica che lo ha sorretto. Non è pensabile rovesciare in poche settimane questa impostazione, tanto più a partire da un terreno elettorale che in questa fase continua ad essere il più arretrato e sfavorevole, almeno nel nostro paese.
Gli avvenimenti di queste settimane forniscono una ulteriore e nettissima conferma del processo di liquidazione politica che sta attraversando il Prc.
Il partito non è più, di fatto, in grado di esprimere una propria posizione autonoma su qualsiasi terreno, se non sotto la forma di dichiarazioni puramente platoniche che non hanno alcuna incidenza o che vengono disattese alla prima prova pratica. Siamo di fatto ridotti al rango di una minoranza, eterogenea e priva di analisi e prospettive chiare, inserite in una “sinistra” più che mai informe e moderata. Si prospetta una battaglia di lunga lena per riaffermare la concezione di classe sul piano teorico e dell’azione politica, in un campo che va molto al di là non solo del Prc ma anche degli attuali confini di questa sinistra. La costruzione di una lista della sinistra di classe poteva essere una alternativa all’attuale situazione e uno strumento per favorire tale battaglia. Le scelte fin qui portate avanti dalla segreteria nazionale rendono tuttavia impraticabile tale percorso.
La campagna elettorale, pur rispettosa del comune obiettivo di contrastare le forze della “grande coalizione”, deve marcare con grande nettezza a una prospettiva di classe nettamente distinta da quella affermatasi nella lista.

LUCIA ERPICE, JACOPO RENDA

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