Direzione del 9 giugno 2009 - OdG di Franco Russo

La Direzione nazionale di RC, riunitasi il 9 giugno 2009

ringrazia le cittadine e i cittadini che hanno votato la lista comunista e anticapitalista, impegnata in una difficile campagna per le elezioni europee;
saluta e rinnova il ringraziamento a Pietro Ingrao che, con una scelta di libertà, ci ha sostenuto e incoraggiato in una prova che sapevamo tutti/e essere particolarmente ardua;
ringrazia tutte le organizzazioni del partito, i candidati e le candidate, e quanti/e hanno profuso la loro attività per superare lo sbarramento del 4%, introdotto alla vigilia delle elezioni per eliminare le forze di opposizione, innanzitutto quelle della sinistra anticapitalista;
chiama tutti/e a un ulteriore sforzo di attività per portare al successo le nostre liste al secondo turno del ballottaggio delle elezioni amministrative;

La prova elettorale europea non è stata superata: la lista comunista e anticapitalista non ha raggiunto il quorum e così, dopo l’esclusione dal parlamento nazionale, ora siamo esclusi anche da quello europeo, e l’esserlo a causa di un artificioso marchingegno non sminuisce la gravità della sconfitta politica;
nella crisi della globalizzazione liberista, dell’economia e della finanza capitalistiche in Europa escono rafforzati i governi di centrodestra, si allargano i consensi alla destra xenofoba e razzista, crolla il PSE che ha accettato e gestito le politiche liberiste, e mentre in importanti paesi si affermano i verdi, si riduce la rappresentanza parlamentare delle sinistre del GUE;
dalla crisi non si esce spontaneamente a sinistra, anzi si risvegliano sentimenti di insicurezza, si cercano punti di appoggio assistenziali nei pubblici poteri, si scatena la guerra tra poveri;
dinnanzi a questi drammatici problemi il PRC ha scelto di formare una lista reclusa nel campo di partiti e partitini, alla ricerca, tramite un ceto politico di lungo corso, di un’affermazione identitaria con lo sguardo rivolto all’indietro: il passatismo è stata la cifra della nostra campagna elettorale;

La deliberata ricerca di un’affermazione identitaria ha impedito il dialogo con le componenti più attive del paese, quali le associazioni e i comitati territoriali impegnati in una molteplicità di conflitti – territoriali, metropolitani, ambientali, pacifisti e antimilitaristi -, e con le forze del sindacalismo democratico e di classe che stanno oltre la CGIL, i cui gruppi più impegnati peraltro non hanno scelto la lista comunista;
dalla crisi non si esce con semplici proposte di redistribuzione del reddito, necessarie ma non sufficienti; anzi si rivelano impotenti se non si mettono in discussione i processi di produzione e riproduzione in base a scelte di trasformazione del modello economico-sociale verso un’economia socialmente giusta ed ecologicamente sostenibile: l’opzione rosso-verde per la difesa e l’ampliamento dei beni comuni – dall’energia alla terra, all’acqua al clima -, per la difesa del territorio; per nuove priorità della produzione industriale al servizio dei bisogni sociali e della sostenibilità ambientale – chi cosa e come produrre sono all’ordine del giorno del confronto e scontro con i poteri capitalistici, in Italia e in Europa.

L’Europa all’orizzonte è sempre più un’Europa fortezza chiusa alle migrazioni e a relazioni paritarie e solidali con i popoli del Sud del mondo, un’Europa dove i governi sono impegnati a salvare banche e grandi imprese, cercando anche di utilizzare la catastrofi ambientale per un impossibile ‘capitalismo verde’;
plebiscitarismo, personalizzazione del potere che si avvale sempre più dei media per imporre la propria agenda politica e culturale, democrazia maggioritaria sono le caratteristiche salienti degli odierni regimi nazionali e dell’Europa dei governi, che stanno minando la democrazia costituzionale, innervata dei diritti universali della persona, garanti delle differenze, e della partecipazione dal basso alle scelte collettive;

RC, senza ripiegarsi su sé stessa, non può non interrogarsi sulle sue sconfitte; RC deve cambiare riprendendo il filo di due dei suoi momenti costituenti: quello del 1998 con la riconquista dell’autonomia politica dal governo e quello di Genova 2001, quando intraprese un cammino comune con i movimenti, le associazioni e il sindacalismo di classe;
l’identità politico-culturale non è un’ideologia, è una costruzione di pratiche sociali guidate dai valori della trasformazione che oggi sono molti più ampi e diversificati rispetto al passato, non racchiudibili nelle formule politiche del comunismo tradizionale: anche il passato non è univoco, ma intessuto di esperienze, di culture, di idee molteplici che hanno fatto grande la storia del movimento operaio e delle sinistre;

RC è una miniera di risorse e di passioni: occorre riversarle nella società, insieme a quanti/e si battono in nome dell’altro mondo possibile; il partito non è una totalità autosufficiente – se mai lo è stato – ma una parte di un movimento di trasformazione; per questo anche il nostro modo di essere - centralistico, ruotante intorno al vertice, alla figura del segretario (secondo un modello imposto dalla cultura del leader carismatico) – deve cambiare verso un partito-strumento, strutturato a rete per essere costruttore di movimenti sociali, per forgiare nuove forme di rappresentanza capaci di inverare i valori e gli imperativi della democrazia costituzionale – un ordinamento senza sovrano e senza patriarcato, basato sul riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni persona, perché ognuna/o possa realizzare il proprio progetto di vita;
per RC è necessario un percorso di riflessione e di pratiche perché si rompa l’accerchiamento e l’autoaccerchiamento, per dar vita a un processo di costruzione di una sinistra, capace di un’intransigente opposizione al berlusconismo, di proposte per ‘uscire a sinistra’ dalla crisi, autonoma politicamente e culturalmente dal socialliberismo del PD, liberata dall’ideologia della governabilità – una sinistra di alternativa alla società capitalistica.

Franco Russo

(presentato manon messo in votazione)

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