PARTITO DI MASSA

Partito della Rifondazione Comunista - Direzione 


Dipartimento Organizzazione - Bollettino interno - NUMERO 13 - LUGLIO 1997 


PER IL LAVORO E LA DEMOCRAZIA

Con le decisioni assunte dalla Bicamerale si è voluto chiudere il ciclo storico nato dalla lotta di Liberazione, e far venir meno lo spirito Costituente della democrazia progressiva, interpretata dalle forze antifasciste, con un forte protagonismo dei comunisti e con l’esclusione degli eredi del fascismo. 
La Bicamerale si è chiusa con un voto di un insieme di forze politiche dal PDS ad AN, con un ruolo di protagonista di AN, con l’opposizione dei comunisti. 
Il dato politico saliente è che all’arco Costituzionale si è sostituito l’arco di forze del mercato, degli interessi dei poteri forti. 
Due gli sfregi più rilevanti al dettato Costituzionale esistente: 
1 – L’elezione diretta del Presidente della Repubblica 
2 – Il primato del privato sul pubblico anche nell’erogazione dei servizi sociali. 
La partita non è però chiusa: il cammino di questa controriforma istituzionale è lungo e può essere fermato. 
Per farlo è necessario nel Parlamento e nel Paese tenere legate questione democratica e questione sociale. 
Costruire nei luoghi di lavoro e di studio, nei quartieri, nel territorio, comitati di massa per la riforma dello stato sociale che siano nel contempo presidi democratici contro il tentativo di controriforma istituzionale. 
Il partito è chiamato ad operare e mobilitarsi in tal senso, ad essere protagonista nella costruzione di questi comitati rappresentativi di quel vasto schieramento di forze che come noi sentono la gravità e la pericolosità dello scontro di classe che si è aperto. 
In gioco c’è la democrazia e lo stato sociale. 
Questa ampia e unitaria mobilitazione deve svilupparsi in modo articolato su tutto il territorio del Paese, dando vita ad iniziative, manifestazioni che facciano sentire la voce dell’altra Italia, quella onesta e laboriosa, che produce la ricchezza di questo Paese. 
Mobilitazione che dovrà trovare anche voce in una iniziativa nazionale. 
Nello sviluppo dell’iniziativa e della battaglia politica il Partito dovrà rafforzare, potenziare, la sua presenza organizzata nei luoghi di lavoro e di studio, sul territorio. 
Aumentare il numero dei suoi iscritti, chiedendo ai molti che ci guardano con interesse e simpatia, di essere protagonisti con noi in questa importante battaglia politica e di tramutarli in adesione al Partito. 
Ancora una volta chiediamo a tutti i nostri militanti, iscritti, un grande impegno: ci è imposto dalla “partita” politica che si sta giocando.  
Siamo certi che le comuniste e i comunisti di questa battaglia politica saranno protagonisti.   

Aurelio Crippa

   

LE COSE DA FARE SUBITO PER UN ULTERIORE SVILUPPO DEL PARTITO DOPO CHIANCIANO A

Chianciano abbiamo affrontato senza reticenze i limiti persistenti nell’organizzazione del partito. D’altra parte all’approfondimento di questi temi sarà dedicata una riunione apposita e già programmata della commissione per il partito del CPN. Vorrei  dire in ogni modo e molto semplicemente che a questo punto non si può dire che l’analisi delle nostre insufficienze non sia stata fatta venire alla luce; che si potrà certamente aggiungere o togliere qualcosa ma la sostanza non cambia e che, allora, c’è da mettere mano ad alcuni versanti di lavoro che sono stati individuati. Non si potrà immettere una innovazione forte nella nostra cultura politica, nei nostri comportamenti, nel nostro modo di essere se non anche facendo (il partito del saper fare, appunto), cercando, sperimentando. 
1) Abbiamo parlato di una nuova “camera del lavoro” in grado di porre al centro della propria attività il diritto al lavoro ed in grado di porsi – come priorità necessaria nelle condizioni di organizzare insieme ai lavoratori occupati, la gran massa dei disoccupati. 
2) Si è accennato ad una nuova “casa del popolo” come sede permanente d’incontro e di confronto tra sensibilità, bisogni di socialità, forme della solidarietà che oggi si presentano come estranee l’una all’altra e che invece potrebbero costituire la sede della riappropriazione collettiva e dei grandi temi e delle più minute questioni locali. 
Si tratterà di sperimentare questa possibilità. Come di mettere in comunicazione con il complesso del partito il lavoro – per potenziarlo ed estenderlo – di quella ancora ……. realtà dove il circolo è diventato anche doposcuola o ambulatorio o centro di iniziativa contro la violenza. 
3) Sviluppare la presenza organizzata nei luoghi di lavoro, per far vivere anche nei luoghi di lavoro una partito che contribuisce a rimuovere la passivizzazione, a riprogettare il conflitto, a ridislocare l’autonomia e la relazione dei e tra i soggetti. 
4) Attivare forme di recupero delle/degli iscritte/i (dove si è fatto il recupero supera l’85%); 
5) Predisporsi con continuità alla creazione delle zone e dei comitati cittadini così da diversificare e coordinare i centri della nostra iniziativa; 
6) Intervenire sui gruppi dirigenti per superare l’assommarsi degli incarichi su poche figure così da rendere alcuni incarichi di lavoro necessariamente assolutamente virtuali; 
7) A rendere sempre più evidente l’esigenza dell’autofinanziamento del partito: non ci sono strade da noi percorribili per sostituire il finanziamento al partito derivato dalla quota tessera, dai proventi delle Feste di Liberazione, dalla quota parte che, prima che per indicazione del nostro Statuto e del nostro regolamento, per costume politico dei comunisti, devono versare: i nostri eletti e le nostre elette nelle varie istituzioni. 
8) Ad un sviluppo delle Feste di Liberazione, sviluppo che in questi anni è stato addirittura impetuoso: dal 1995 al 1996 abbiamo più che raddoppiato passando da circa 400 a più di 800;ù 
9) Dare continuità e sviluppo alla pubblicazione dal titolo “Partito di massa” (titolo insieme beneaugurante e indicativo di una ricerca e di un lavoro). Ci interessa fare di questo, chiamiamolo pure bollettino, un luogo di dibattito ma soprattutto un foglio dove confrontare esperienze e dare e ricevere notizie circa l’organizzazione. Il nostro obiettivo è quello di inviarla a tutti i circoli, a tutti i circoli che hanno una sede e per questo sono necessari, anzi proprio indispensabili, gli indirizzi che sollecitiamo ancora a farci pervenire. 
10) Contribuire con le strutture preposte alla diffusione di Liberazione. Questa è una storia non più sostenibile: siamo passati anche per la giusta spinta di molti compagni e molte compagne da niente ad un settimanale e poi al quotidiano. Ora il quotidiano va sostenuto. Ci sono non poche realtà dove nemmeno il gruppo dirigente del partito lo acquista. Non ci sono scusanti anche se mi permetto di avanzare una proposta su un terreno che so delicato e poi non mio. Nessuno chiede un bollettino di partito ma forse si può chiedere che vi si ritrovi un po’ più di vita del partito, delle sue iniziative. Ma voglio ripeterlo: si tratta di un elemento aggiuntivo alla necessità assolutamente prioritaria di sostenere un pezzo rilevante della nostra presenza politica nel Paese. 
  

Milziade Caprili 
 

    

APPUNTI SUL CIRCOLO DI FABBRICA “SESTRI CANTIERE NAVALE”

Il cantiere navale di Genova – Sestri è da pochi mesi uscito da una profonda crisi che ha accomunato tutta la cantieristica italiana. Oggi con l’acquisizione di nuove commesse, il lavoro è assicurato per circa tre anni. La fabbrica ha un tipo di manodopera all’ottanta per cento operaia, con un’età media piuttosto elevata, un tipo di lavoro pesante, nocivo e ad elevato rischio di infortuni. I dipendenti del cantiere sono circa un migliaio tra impiegati e operai, ma date le caratteristiche variabili nella quantità, i picchi di lavoro posso far raddoppiare la manodopera impiegata (ditte in appalto). 
La composizione politica della fabbrica è stata nel passato (anni ’70 e ’80) caratterizzata da un’alta presenza del P.C.I. mentre oggi le presenze politiche sono tutte minoritarie. Dagli accordi del luglio ’93 in poi la fabbrica ha sempre rifiutato a larga maggioranza gli accordi sindacali e i contratti nazionali di categoria. Data l’età media elevata della popolazione del cantiere è molto sentito in fabbrica il problema dello stato sociale e in particolare delle pensioni. 
Il Partito della Rifondazione Comunista sta operando attraverso il Circolo di Fabbrica, pur non senza difficoltà, per raggiungere un radicamento all’inetrno del cantiere: ad oggi gli iscritti sono 36 con una cospicua percentuale di nuovi iscritti. Come segretario del circolo ho sempre ricercato il colloquio e gli scambi di opinioni con i compagni di lavoro. Il recluatmento di nuovi iscritti si scontra però con le difficoltà di vario genere che fanno da freno a nuove adesioni. Sorgono numerosi ostacoli volendo individuare ambiti d’intervento sui problemi del cantiere distinti da quelli sindacali. 
La ferma posizione tenuta dal nostro partito sullo “Stato sociale” ha fatto si che molti lavoratori, pur non tradizionalmente collocati nell’area della sinistra, vedano il Prc con molta simpatia. Ci sono poi lavoratori che si autodefiniscono “Vecchi Comunisti” iscritti a tutt’oggi al Pds, che, anche se delusi dal loro partito, preferiscono rifugiarsi in un progressivo sganciamento da ogni attività politica piuttosto che “tradire” e scegliere Rifondazione. Con altri compagni di lavoro ci sono sostanziali identità di vedute e buoni rapporti sulle questioni politiche in generale, ma sorgono difficoltà, a volte insormontabili, quando invitiamo questi compagni a schierarsi in favore di Rifondazione Comunista: per lo più la risposta che riceviamo è quella che la loro adesione vuole limitarsi al voto senza tessere di alcun genere. 
In una fabbrica come la nostra è difficile, ma ci stiamo in ogni modo provando, trovare forme di militanza capace di andare oltre la distribuzione della nostra propaganda e di un opera, pur indispensabile, di informazione sulle nostre iniziative e sulle nostre scelte nazionali. Su tutto incidono sia i differenti turni di lavoro (1° turno dalle ore 6 alle ore 14, secondo turno dalle ore 14 alle ore 22, turno normale dalle ore 8 alle ore 17, e infine il turno di notte), sia la residenza degli iscritti, in larga misura assai lontano dal cantiere di Sestri ed in alcuni casi anche fuori città, sia la faticosità del lavoro svolto in otto e più ore nel cantiere.

Giuseppe Balbo
Segretario Circolo “G. Puletti”
Sestri Cantiere Navale

    

COME IL CIRCOLO ORCEL SI E’ APERTO AL QUARTIERE A PALERMO CON LE COMPAGNE MAESTRE E I COMPAGNI MAESTRI

Il legame con il territorio è sicuramente il passo più importante per un partito che vuole essere di massa. Il partito di massa, infatti, non è solo una rilevante somma di tessere, ma è soprattutto una presenza costantemente organizzata e visibile nel territorio e quindi riconosciuta e riconoscibile  dai cittadini. Questo fondamentale ruolo non può che essere svolto dai circoli territoriali. 
E’ con queste convinzioni che il circolo Orcel di Palermo tra le proprie iniziative ne ha avviate alcune volte al coinvolgimento di interi nuclei familiari con una attenzione rivolta soprattutto ai bambini, ciò in una delle zone ancora trascurate dall’Amministrazione comunale; una zona che ha cambiato la sua morfologia sociale. Mentre prima la presenza dei Cantieri navali era significativa, anche per l’attività del Pci, oggi una riduzione dei suoi occupati ha fatto nascere nuove e diverse contraddizioni e necessità, insieme a questo sono scomparse tante delle attività artigianali, così come il rapporto col mare si è molto affievolito. 
Così i bambini che frequentano la scuola dell’obbligo, una scuola che ancora è poco accogliente e che spesso preferisce salvare il salvabile, incontrano diverse difficoltà, che derivano anche da situazioni familiari spesso poco felici. 
I compagni del circolo hanno voluto stabilire un legame con le famiglie partendo proprio dalle difficoltà nei bimbi nella scuola, evidenziando l'importanza del diritto allo studio come strumento utile all’affrancamento e al raggiungimento dell’indipendenza e dell’autonomia di scelta e di pensiero. Non a caso molti dei genitori di questi bambini che si trovano in difficoltà erano disoccupati o analfabeti, a confermare che il diritto allo studio di cui abbiamo parlato non è ancora per tutti. 
Così i compagni, studenti, disoccupati e lavoratori, si sono presi la briga, pur non avendo mai avuto esperienze simili, di aiutare alcuni di questi bambini. 
La voce ha fatto rapidamente il giro del quartiere, e dopo pochi giorni il numero di bambini era superiore a trenta. E ancora tanti genitori venivano a chiedere l’iscrizione del proprio figlio al nostro doposcuola gratuito. Abbiamo dovuto organizzare dei turni, cosa che ci ha permesso di tenere utilmente il circolo aperto ogni giorno. Abbiamo anche svolto diversi volantinaggi nella zona per informare i cittadini degli obiettivi della nostra attività ed è stata piacevolissima la sorpresa quando delle insegnanti hanno chiesto di poterci aiutare, alcune di queste hanno anche voluto conoscere le altre iniziative del Partito a livello regionale e nazionale. Si è stabilito immediatamente un ottimo rapporto con i giovani studenti, e questi non hanno esitato nel riconoscere nei nostri compagni dei maestri: maestro Dario, maestra Stefania, maestro Ciccio, maestra Chiara… tra l’altro il nostro ruolo non si è fermato soltanto ad un aiuto nell’esecuzione dei compiti, ma, dopo aver parlato con le insegnanti, ogni bambino è stato seguito ognuno per le proprie difficoltà, alternando così allo studio scolastico altre attività, delle volte anche ludiche, altrettanto importanti, mirando alla socializzazione e al rispetto degli altri.

Sergio Boccadutri 
Segretario Circolo Orcel 
Palermo 

      

SALERNO DISEGNA IL PERCORSO DELLA CASA DEL LAVORO CASA DEL LAVORO, UN ESPERIMENTO PREMESSA.

L'assemblea nazionale di Chianciano ha definito la necessità, per il nostro partito, di costruire nuove forme di organizzazione che ci consentano, per passare dalla resistenza al progetto, di intercettare espressioni della società, sue forme autonome di organizzazione, movimenti che si sviluppano molto spesso parallelamente all'iniziativa del P.R.C. 

È in sostanza il tentativo di costruire una "rete" di relazioni sociali e politiche. Essa assume almeno tre significati, dei quali i primi due costituiscono le 
premesse necessarie. 

A - Rete come sistema di relazioni che mette il partito in comunicazione diretta con i soggetti della trasformazione, che si muovono anche esternamente ad esso. In questo caso il termine "rete" va assunto nel senso proprio di comunicazione sociale e politica. 

B - Rete come capacità di catturare i soggetti e i movimenti che si muovono nel campo delle iniziative del partito, ma che difficilmente rappresentano oggi il terreno del reclutamento del P.R.C. In questo caso il termine "rete" va assunto, letteralmente, come "rete da pesca". 

C - Rete come capacità di mobilitazione, nel senso di unificare gli obiettivi, le parole d'ordine, le iniziative, i soggetti che è in grado di mettere in relazione. In questo caso il termine "rete" va inteso come praxis, come azione. 

Lo strumento, individuato a Chianciano, di questa trasformazione dell'organizzazione del partito, è rappresentato dalla nuova casa del popolo e dalla nuova camera del lavoro, e più semplicemente, nello specifico della condizione meridionale, da una CASA DEL LAVORO, che unifichi - in una realtà segnata dalla disoccupazione di massa, da processi accentuati di deindustrializzazione, da una precarizzazione generale dei rapporti di lavoro, da una inciviltà diffusa delle condizioni di vita, dal degrado delle periferie - i movimenti che difendono o rivendicano il lavoro con tutta la soggettività diffusa che richiede una trasformazione civile della società. 
 

· IL PARADIGMA. 

"Prima di tutto il lavoro". Lo slogan della marcia per il lavoro dello scorso autunno deve divenire la traccia lungo la quale si muove I'insieme dell'iniziativa del partito, anche nella costruzione della "Casa del lavoro". 

Quest'ultima dovrà giungere a rappresentare il luogo entro il quale le lotte per il lavoro che non c'è e quelle per il lavoro che si precarizza trovano la doppia sponda dell'organizzazione politica del partito e della costruzione del consenso tra gli altri ceti e classi della società. In sostanza "garantiti" e "non garantiti" costruiscono il luogo dell'alleanza e ricostruiscono, insieme, il patto 

interrotto dalla disoccupazione di massa, dalla crisi della democrazia di fabbrica e dello stato sociale. 
 

· IL METODO 

Nella "Casa del lavoro" I'inchiesta diviene il codice di conoscenza della realtá, di organizzazione dei movimenti e di trasformazione dell'esistente. 

La proposta dell'inchiesta quale strumento essenziale per il partito, lanciata da Bertinotti nell'ultimo Comitato Politico Nazionale, trova nella "Casa del lavoro" uno strumento di amplificazione, se essa è capace di estenderlo anche ai movimenti, quale strumento di emancipazione della propria condizione. 

L'inchiesta, estesa alla pratica dei movimenti, può finire con il ricoprire quella funzione che nei partiti comunisti di massa hanno assolto, per molti anni, le associazioni di massa. 
 

· LA COMPOSIZIONE. 

La "Casa del lavoro" deve divenire il luogo dentro il quale le diverse forme di organizzazione e di autorganizzazione di soggetti antagonisti vengono in contatto, collaborano, unificano obiettivi e lotte, costruiscono forme più avanzate di opposizione sociale e politica. 

Soggetti necessari a questa costruzione sono innanzi tutto i senza lavoro, i precari (lavoratori addetti a progetti di pubblica utilità, iscritti a cooperative sociali, espulsi dai cicli produttivi, stagionali), in secondo luogo i lavoratori comunisti ovunque collocati, gli studenti, gli intellettuali democratici, forme di autorganizzazione della cosiddetta società civile (operatori della scuola, della giustizia, della sanità), gli altri soggetti dell'emargina-zione sociale ed urbana, ad esempio i senza tetto. 
 

· PERCHÉ QUI, PERCHÉ ORA. 

Salerno assume oggi un valore paradigmatico, rispetto alla condizione dell'intero Mezzogiorno. I dati della disoccupazione segnalano circa 180 mila iscritti alle liste di collocamento nell'intera provincia (oltre 80 mila di categoria"A"), più di 40 mila nel comprensorio di Salerno, di cui circa 23 mila nel solo capoluogo; sono impegnati in L.S.U. oltre 12 mila lavoratori in circa 120 enti locali; uno smantellamento quasi completo dell'apparato produttivo industriale della provincia che, con gli ultimi casi della MCM di Salerno ed Angri e dell'Alcatel di Battipaglia, vede scomparire settori tradizionali e industrie avanzate tecnologicamente; una crisi dell'apparato agro-alimentare che da un lato vede la chiusura delle aziende agricole "Parrilli" (oltre 3 mila addetti), dall'altro I'industria di trasformazione (oltre 80 aziende, soprattutto nell'agro-nocerino) che si regge prevalentemente sul binomio premio CEE/sottosalario; la creazione di centri di grande distribuzione che mette definitivamente in crisi il settore del piccolo commercio; lavori pubblici bloccati per centinaia di miliardi, con un aumento notevole della disoccupazione edile; corsi di formazione bloccati per molti miliardi. 

La provincia di Salerno, però, sì segnala per una grande capacità di sviluppo che risiede in una serie di condizioni ambientali e storico-culturali difficilmente ripetibili. Da un lato il Parco del Cilento e del Vallo di Diano (uno dei più grandi d'Europa e sostanzialmente I'unico a comprendere zone di montagna e fascia costiera), il sistema dei parchi e delle aree protette regionali (Picentini, oasi di Persano, fiumi Sele e Tanagro, etc.), la richiesta di dichiarare, da parte dell'UNESCO, la costiera amalfitana patrimonio indisponibile dell'umanità. Dall'altro, la ricchezza del patrimonio storico-archeologico (Paestum, Nuceria Alfaterna, Picentium, Elea), di quello artistico, architettonico e monumentale, dei centri storici. 

Proprio qui, allora, è possibile pensare ad uno straordinario intervento dello stato nel settore della manutenzione della natura, della rivalutazione del patrimonio storico-artistico, di assistenza alle persone. 

Si gioca in provincia di Salerno un pezzo fondamentale della nostra battaglia sulle centomila occasioni di lavoro. É possibile pensare, ragionevolmente, a progetti che nascono con forme precarie, ma possono rapidamente trasformarsi in occupazione stabile, tutelata e produttiva. 

È proprio il momento di lanciare questa sfida, poiché i prossimi mesi rappresenteranno il banco di prova della nostra capacità di costruire vertenze con i singoli enti, sollecitare movimenti per il lavoro, organizzare una vertenzialità diffusa sui temi dell'occupazione, rilanciare e far diventare senso comune la parola d'ordine del partito sul lavoro minimo garantito, riunificare, a partire dalla "Casa del lavoro", le lotte degli occupati, dei precari e dei senza lavoro intorno al tema della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. 
Salerno, 30 giugno 1997 

Peppe D’Angelo
Segretario Federazione di Salerno

Franco Mare
Responsabile Organizzazione
Federazione di Salerno
 

      

Cresce la voglia di fare politica nei luoghi di lavoro

Abbiamo iniziati a fare il punto sull’organizzazione dei comunisti nei luoghi di lavoro e i dati che ci pervengono delle Federazioni (ancora insufficienti, il che può significare, in alcune situazioni, poca cura nel seguire questo aspetto particolare della nostra organizzazione) sono più che confortanti. 
Eravamo, un anno fa, a circa 50 Circoli Aziendali censiti. Ad oggi (ed è appena stata rilanciata – come abbiamo detto a Chianciano il 15 Giugno –  l’iniziativa per la realizzazione del Partito di massa) siamo a 136 Circoli Aziendali. 
Sono quasi triplicati, in un anno. 
Ma vi è un altro dato, politicamente ed organizzativamente, rilevante: sono 40 i Circoli che hanno già superato il numero degli iscritti del 1996. 
In alcuni casi si va al raddoppio (Zanussi di Treviso, Trasporti di Milano, Interpump di Reggio Emilia, RAI di Roma) in altri siamo vicini al 250% se non al 300% (Unicarne di Reggio Emilia, Cotral di Roma). 
Segno, questo, che dimostra la capacità di adesione del nostro agire politico alle aspirazioni e agli interessi materiali dei lavoratori dipendenti e che è possibile far rientrare la politica nei luoghi di lavoro, che è possibile (si deve) organizzarsi, per ricostruire ciò che si è voluto distruggere nel corso degli anni ’80 e dei primissimi anni ’90. 
Certo, la vita politica del Circolo dei comunisti nei luoghi di lavoro non è né semplice né facile. 
Oggi c’è addirittura chi vorrebbe rimettere in discussione lo Statuto dei diritti dei lavoratori per peggiorarlo (o annullarlo). La nostra azione politica nei luoghi di lavoro deve servire ad allargare i diritti e le libertà democratiche e sindacali. 
Spazi da coprire, realtà da organizzare ve ne sono a migliaia, in tutte quelle realtà (da 100/200 dipendenti in su) ove ancora non vi è la presenza organizzata, il Circolo, dei comunisti. 
Gli 85 Circoli in più che si sono costituiti  in un anno, sono lì a dimostrarlo. 
A Settembre i lavoratori saranno chiamati, forse (sperabilmente, per quello che ci riguarda), ad una dura battaglia per contrastare le tendenze monetariste e liberiste che permangano nell’azione e negli orizzonti del Governo e di molte forze politiche (di maggioranza e dell’opposizione di destra). La Confindustria è sempre più bellicosa.  
Servirà, serve, una decisa e autonoma iniziativa politica dei comunisti nei luoghi di lavoro (oltre che nel territorio), azione politica non delegabile a nessuna forza sindacale. 
Sono in corso, in molte realtà, le assemblee dei lavoratori organizzate dalle centrali sindacali. 
I comunisti e le comuniste hanno più di un’occasione, quindi, per far sentire la propria voce, orientare i lavoratori e le lavoratrici, contribuire a superare stati di rassegnazione. Il vento ha cominciato a girare in Europa. Ricominciamo a farlo sentire anche nei luoghi di lavoro. 
Sarà un contributo importante a realizzare la costruzione del Partito di massa

Enzo Jorfida 
 

      

A FERRARA SI LAVORA ANCHE AL RECUPERO RECUPERARE GLI ISCRITTI SI PUO’

Il 1997 rappresenta per il nostro Partito un anno di svolta sia dal punto di vista politico che organizzativo. La parola d’ordine del nostro Congresso (dalla resistenza al progetto) ci vede ulteriormente impegnati per la costruzione del Partito Comunista di massa che è l’obiettivo che ci siamo prefissati. 
L’organizzazione, il tesseramento sono le immagini reali di questo cambio di passo. Per il 1997 si è finalmente lavorato nella direzione di una seria campagna di tesseramento con obiettivi prefissati e realizzabili, ma soprattutto con la sistematica volontà di conseguire risultati con metodi che dimostrano la grande attenzione che il nostro Partito ha riposto a livello nazionale per la campagna tesseramento ’97. 
Seguendo le indicazioni nazionali, cercando soprattutto di usare tutti i momenti di massa (dal nostro Congresso alle Feste di Liberazione passando per qualsiasi iniziativa politica pubblica) si dovrebbe raggiungere, con un buon anticipo sui tempi previsti, l’obiettivo del 100%. 
Questo non basta e per andare oltre si può lavorare su diversi campi. 
Nella nostra Federazione si è lavorato al recupero dei vecchi iscritti al PRC. Per ogni circolo è stato costruito un elenco di tutti i compagni che sono stati iscritti al PRC dal 1992 ad oggi (è bastato usare i cedolini delle tessere presenti in Federazione) e si è potuto verificare che sono stati iscritti almeno una volta al nostro Partito circa 1.800 compagni a fronte dei poco più di mille attuali che sono la media degli iscritti della nostra Federazione dal ’92 ad oggi. Già da questo dato si può chiaramente leggere una potenzialità di aumento dei nostri tesserati di circa il 50%. 
Una volta individuati i compagni che per svariati motivi non hanno rinnovato la tessera (il motivo più frequente è dato dal cambio del compagno che nel tal circolo andava di casa in casa a ritesserare gli iscritti di una determinata zona con il risultato che vi sono compagne/i che risultano iscritte/i al nostro Partito ad anni alterni!), la federazione ha spedito a casa di oqnuno una lettera allegata al depliant del nazionale per il tesseramento che invitava queste/i iscritte/i a contattare il circolo per il rinnovo della tessera. Altra cosa fondamentale è non aspettare che la gente venga nelle nostre sedi a ritesserarsi, occorre andare noi da loro, telefonargli, avere un rapporto personale (magari più di una volta l’anno). 
E’ incredibile il distacco che spesso si crea tra il circolo ed i propri iscritti; se fossimo in presenza di un rapporto continuo non assisteremo a questi fenomeni di turnover dei compagni e delle compagne iscritti/e. 
I risultati di questo lavoro stanno piano, piano arrivando, ma già oggi possiamo contare su un recupero di circa il 15% che ci permette di avere già raggiunto e superato l’obiettivo del 100%. 
Il riuscire a lavorare con tempi prefissati nella campagna di tesseramento ci permette di lasciare più spazio al reclutamento dei nuovi iscritti: se si termina il rinnovo delle tessere e il recupero dei vecchi tesserati nel giro di alcuni mesi dall’inizio dell’anno si può poi lavorare per la campagna di tesseramento vera e propria con iniziative specifiche e con l’acquisizione di un dato che è purtroppo ancora scarso nella nostra base militante ossia l’associare a qualsiasi iniziativa uno spazio specifico per il tesseramento. 
Se ogni iniziativa pubblica, ogni campagna elettorale, ogni congresso, ogni Festa diventerà l’occasione per rinnovare l’invito a tesserarsi al PRC, l’obiettivo della costruzione di un Partito Comunista di massa sarà molto più vicino e realizzabile.

Gianluca Merchiori
(Resp. Organizzazione Federazione di Ferrara)
 

      

SIAMO GIA’ PIU’ DI 100.000

Siamo già più di 100.000. Infatti,   le compagne, i  compagni, e i giovani, con la tessera del 1997 sono  102.066 e questo a soli   6 mesi dall’inizio della campagna di tesseramento e reclutamento 1997. 
 Alla stessa data nel 1996, pur essendo l’anno del Congresso, eravamo al 57%, mentre ora siamo al 80%. 
 Le ragioni di fondo di quest’andamento positivo sono evidentemente politiche ed organizzative: 

 1)  Il  III Congresso prima di tutto che ha delineato un percorso politico strategico del Partito, con al centro l’obiettivo del cambiamento , della trasformazione della società e l’esigenza a questo fine di passare dalle enunciazioni ai fatti nella costruzione di un vero Partito di massa. Da questo punto di vista  l’assemblea di Chianciano del 14 e 15 Giugno ha articolato una prima discussione e posto all’attenzione di tutto il Partito alcuni versanti di lavoro indispensabili per il radicamento del Partito. 
 Ulteriore ed utili approfondimenti e specificazioni saranno al centro dei  lavori già programmati della commissione del CPN per i problemi del Partito. 
 2)  Tutto ciò, in corso d’opera e in campo aperto. Nel pieno cioè di una fase politica ricca  di potenzialità ma anche carica di pericoli. Non c’è dubbio che  il nostro Partito abbia  saputo muoversi con elevata coorenza ponendo al centro delle proprie battaglie temi ampiamente sentiti dalle masse popolari come la difesa delle conquiste sociali, e della democrazia. 
 I dati del 1997, e il loro raffronto con il 1996, ci dicono, che oltre ad essere necessario è possibile quest’anno fare un vero balzo nell’estensione della nostra forza organizzata, che veda finalmente “l’aggiungersi”,  il sommarsi dei tanti nuovi (ad oggi già più di 10.000) , a quelli dell’anno precedente. 
 Sapevamo che  porci l’obiettivo del 100% per il 19 luglio, giorno in cui si concluderà la festa nazionale di Liberazione con il comizio conclusivo del compagno Fausto Bertinotti, sarebbe stata impresa difficile. 
Eppure  questo obiettivo è, possibile, come è dimostrato, per fare solo alcuni esempi, dal recupero,  dal vero e proprio balzo in avanti di federazioni come quelle della Calabria che in meno di un mese sono passate dal 68% all’87%, o dalle 16 federazione che hanno già raggiunto e superato il 100% e che giustamente continuano ad andare avanti o da importanti  regioni come il Piemonte che è già al 93% e come la Puglia che è già al 92% ed infine dall’alto numero dei reclutati che è ormai una costante. perchè cio accada, perchè si raggiunga il 100% è però necessario, che le numerose feste di Liberazione vengano utilizzate, anche  con il depliant e la mostra sulle ragioni dell’adesioni al Partito, come occasioni, uniche per ampiezza di contatti, per il rafforzamento del Partito. 
  Dove è stato fatto, come a Bologna, i risultati non sono mancati. 
Con un lavoro intenso quindi si può raggiungere il 100% per il 19  luglio. Poi nelle settimane e nei mesi  seguenti il lavoro dovrà continuare con la stessa intensità  riuscendo ad intrecciare iniziativa politica e rafforzamento del Partito. Infine visto l’alto numero dei reclutati, ci possiamo porre concretamente  l’obiettivo di un vero salto nella consistenza della forza organizzata del Partito.   Non è una fantasia ma una possibilità reale: non tutto ma molto dipende da noi e da come lavoreremo nei prossimi mesi. 

Il Responsabile Naz. del tesseramento 
Francesco Speranza 
 


informazioni: Umberto Ilari

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