PARTITO DI MASSA
n° 40 - giugno 2000
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Il garofano rosso

Per decenni è appartenuta alla tradizione di militanti comunisti della provincia di Reggio Emilia, la diffusione dei garofani rossi nella giornata del 1° maggio, così come le militanti dell’UDI diffondevano la mimosa e il giornale Noi Donne in occasione dell’8 marzo.

Nemmeno l’appropriazione indebita operata dal PSI dell’era craxiana del garofano quale proprio emblema di partito aveva confuso le idee ai giovani comunisti della FGCI, che a Reggio Emilia hanno diffuso, fino alla fine degli anni ’80 più di ventimila garofani ogni anno, ricavandone le risorse necessarie alla propria attività politica. Mi ricordo la diffusione straordinaria di garofani realizzata dal circolo della FGCI cui ero iscritta nel lontano 1985 per mandare un contributo di L. 1.000.000 al governo sandinista del Nicaragua, contributo finalizzato al finanziamento della costruzione di una scuola intitolata a Enrico Berlinguer.

Dopo la fine del PCI la diffusione dei garofani è progressivamente cessata in tutta la provincia salvo poche eccezioni. I comunisti hanno impedito che questa tradizione venisse sepolta, dimenticata per sempre o semplicemente relegata ai ricordi personali di qualcuno.

Oggi infatti sono sempre più numerosi i circoli di Rifondazione che organizzano la diffusione dei garofani in occasione del primo maggio qui a Reggio Emilia. Il Circolo del PRC "E. Che Guevara" di Cadelbosco Sopra da diversi anni organizza questa iniziativa, diffondendo ogni volta circa un migliaio di garofani.

Quest’anno dieci compagne e compagni hanno bussato alla porta dei ‘cadelboschesi’ per offrire un garofano in cambio di una sottoscrizione per Rifondazione.

In questo modo abbiamo guadagnato la cifra netta di L. 1.400.000, ma soprattutto abbiamo parlato con tanta gente, scambiando opinioni e lasciando un segno del fatto che la desertificazione dei valori, delle idee e dei simboli della sinistra non solo non è compiuta, ma è da noi contrastata tenacemente con la volontà che esprimiamo di riappropriarci di simboli antichi che ci accompagnino nelle nostre nuove battaglie.

Siamo consapevoli che non basta un garofano il 1° maggio per sollecitare la riflessione in chi lo riceve sul valore di quel simbolo e non ci stupiamo del fatto che gli unici segni di fastidio, quando non di vero e proprio rifiuto, vengano da esponenti di area diessina. Eppure, nonostante la indefessa opera di distruzione dei simboli del mondo del lavoro operata da più parti nell’ultimo decennio, è incoraggiante constatare che ancora grande è il legame di tanta parte delle persone che incontriamo con il garofano del 1° maggio, come se anche chi si è arreso all’indifferenza non potesse però rinunciare a quell’esile, forse ultimo, legame con la propria storia.

Nessuna delle varie iniziative che allestiamo per raccogliere fondi ci permette di entrare in contatto con un numero così ampio di persone, di mostrarci eredi di una grande tradizione e di praticare una modalità di finanziamento della nostra attività politica che dichiara apertamente di chiedere a molti poche migliaia di lire in modo trasparente e chiaro.

E questo, voglio sottolinearlo, era anche l’insegnamento che è stato dato per decenni a tanti ragazzi comunisti cui veniva chiesto di andare a diffondere i garofani: la politica dei comunisti si finanzia così con l’impegno faticoso dei militanti che chiedono a tutti un contributo per sostenere un’impresa collettiva in cui l’elemento essenziale è la partecipazione del più grande numero di persone. A Reggio Emilia i più anziani ricordano che durante il ventennio fascista le case dei simpatizzanti della sinistra erano sistematicamente ispezionate il 1° maggio per verificare che non venissero cucinati i cappelletti quale segno di festa e di resistenza al regime; così come atto sommamente sovversivo era ritenuto il gesto di indossare quel giorno un garofano rosso all’occhiello.

Anche questo vogliamo ricordare distribuendo i garofani e abbiamo voluto farlo soprattutto quest’anno, visto che qualcuno ha pensato di consegnare il 1° maggio alle celebrazioni giubilari.

Antonella Arleoni
Segretaria circolo "E. Che Guevara"
di Cadelbosco Sopra (RE)

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