Rifondazione mensile di politica e cultura 
Giugno 1998

DAL MONDO

BOMBE AL BANDO? di Pietro Gigli

Il 15 giugno si terranno a Roma i lavori della Conferenza diplomatica Internazionale incaricata di formare una Corte criminale internazionale che avrà il potere di giudicare le persone accusate di aver commesso gravi crimini a livello internazionale inclusi genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra - la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia si incarica di ascoltare e derimere i contenziosi tra stati -. I lavori della Conferenza dovrebbero concludersi il 17 luglio, si tratterà di un incontro di esperti legali internazionali e personalità dei governi di tutto il mondo presso la sede della Fao. Nella fase preliminare - ci sono già stati a New York in febbraio e dicembre 97, due incontri della Commissione incaricata di preparare la conferenza - il dibattito si è centrato sull’interrogativo se la detenzione o l’uso di armi nucleari, come pure l’uso delle mine, deve far parte dei crimini di guerra. Altro punto dibattuto è se i crimini di guerra si riferiscono anche ai conflitti interni. Finora sono già state formulate quattro proposte. La Germania ha presentato un testo dove vengono considerati crimini di guerra l’uso dei proiettili a espansione, delle armi chimiche e biologiche escludendo però l’uso di quelle nucleari e delle mine. Una seconda proposta presentata dalla Nuova Zelanda e dalla Svizzera non parla di nessun sistema di armi in particolare ma proibisce l’uso di armi che causano sofferenze non necessarie o ferite superflue o armi che sono per loro stessa natura indiscriminate. Un grande numero di paesi tra cui la Nuova Zelanda, Cuba, Egitto, Iran, Libano, Libia, Messico, Nigeria, Filippine, Samoa, Sudan, Svezia e la Siria sono dell’opinione che se ci deve essere una lista di armi il cui uso è un crimine, allora di questa lista devono far parte anche quelle nucleari. La quarta proposta è quella formulata (in risposta alla bozza presentata dalla Germania) da Samoa, isole Marshall e isole Salomone che fanno notare come non abbia senso definire un crimine l’uccisione di centinaia di migliaia di persone con un’arma nucleare. Dal momento che un accordo per un testo unico non è stato ancora raggiunto proprio a Roma verranno esaminati tutti i testi delle proposte per arrivare alla formulazione dello statuto finale della Corte Criminale Internazionale.
Nel giugno 1987 dopo anni di lavoro del movimento pacifista e del Partito Laburista (al potere dal 1984), viene dichiarato operante l’atto che proclama la Nuova Zelanda nuclear free zone.
Nello stesso periodo è istituita una commissione pubblica Pacdac (Pubblic Advisory Committee on Disarmament and Arms Control) incaricata di fornire pareri e di chiedere chiarimenti al governo sulle tematiche del disarmo e del controllo degli armamenti.
Agli otto membri del Pacdac nei tre anni che rimangono in carica, viene dato per statuto, l’incarico di operare come “fiduciari” della politica antinucleare perseguita da più di 350 gruppi e associazioni. Già nell’’89 la nuova Zelanda, su suggerimento del Pacdac, presenta una risoluzione all’Onuche riconosca l’importanza del Trattato che sancisce la zona del Pacifico Meridionale come nuclear free. Tra i primi atti della Commissione c’è quello voluto dalle Ong e ispirato da un giurista zelandese, Harold Evans, di cercare un governo pronto a sponsorizzare una risoluzione da presentare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; si tratta in sostanza di far sì che l’Onu chieda alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia un parere sulla questione della legalità delle armi nucleari e il governo incaricato doveva essere la stessa Nuova Zelanda.
Tutto era iniziato l’anno prima, nell‘86 quando un avvocato americano, Richard Falk, suggerì che la Nuova Zelanda mettesse alla prova la propria legislazione antinucleare nella stessa sede della Corte Internazionale dell’Aia per chiarire i propri impegni, a proposito del Trattato Anzus (il Trattato di mutua difesa tra Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti) come l’accoglienza nei porti della Nuova Zelanda di navi degli Stati Uniti a propulsione nucleare e navi da guerra. Nel ‘91 nasce il Progetto della Corte Mondiale: si tratta di una rete di organizzazioni non governative che attaverso l'iniziativa internazionale dei cittadini, e l’appoggio dei paesi non allineati riesce a persuadere le Nazioni Unite ad applicare l’articolo 96 della Carta dell’Onu, e a richiedere alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia un parere sulla legalità o meno delle armi nucleari. La richiesta è stata votata e approvata il 15/12/94 (tra i paesi occidentali soltanto da Nuova Zelanda e San Marino). La questione precisa era: "la minaccia o l’uso di armi nucleari è permessa in ogni circostanza in accordo con le leggi internazionali?" Premesso che, i pareri della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia non vincolano i governi, l’otto luglio ‘96, la corte comunicò le proprie conclusioni, affermando tra l’altro che “la minaccia e l’uso delle armi nucleari sarebbe generalmente contrario alle regole del diritto internazionale applicabili in caso di conflitto” e aggiungendo che la Corte non può arrivare a una risposta definitiva “se l’uso delle armi nucleari sia legale o illegale in condizioni estreme di autodifesa, nel caso la stessa sopravvivenza dello stato fosse in gioco”.
 
Rifondazione mensile di politica e cultura
Liberazione giornale comunista
Partito della Rifondazione Comunista