A Fiorenzuola d’Arda (15.000 abitanti), provincia di Piacenza, stiamo partecipando a un’esperienza che si sta rivelando significativa e rilevante per il nostro territorio, legata all’emergenza coronavirus. Bisogna premettere che la nostra provincia è quella a oggi (26 marzo) più colpita dell’Emilia-Romagna: su circa 185.000 abitanti, ci sono 441 decessi dichiarati e 2219 contagiati refertati, ma ovviamente – come altrove – i numeri reali sono ben superiori. Nel nostro contesto locale abbiamo costituito, già da un paio d’anni, un soggetto che si chiama “Brigata della Solidarietà” e che rappresenta il braccio sociale di Sinistra per Fiorenzuola, la lista presentatasi alle elezioni comunali del 2016 (prendendo il 14%) poi trasformatasi in un gruppo stabilmente operante sul territorio, che va da compagni provenienti dal mondo cattolico di base fino a compagni libertari, passando ovviamente per Rifondazione Comunista. Come Brigata, abbiamo organizzato alcune iniziative (per esempio: pranzo di solidarietà con Mimmo Lucano; raccolta di materiale per territori colpiti dal terremoto ecc.) e stabilmente uno sportello sociale operativo due mattine a settimana, coordinato dall’ex dirigente “storico” dei servizi sociali del Comune di Fiorenzuola ora in pensione. Un paio di settimane fa abbiamo promosso, come Brigata, una riunione via piattaforma coinvolgendo tutte le persone e associazioni, anche al di fuori del nostro gruppo, interessate all’organizzazione della spesa per persone e famiglie che si trovano in particolare difficoltà. Poiché nel frattempo anche la parrocchia stava ragionando su un intervento simile, la scelta è stata quella di costruire un’unica sede di discussione e un unico percorso, mettendo assieme le forze. La prima riunione, a cui hanno partecipato una quindicina di persone, ha portato alla costituzione di un coordinamento operativo (formato dal 7-8 persone, in base a disponibilità singole e di rappresentanza dei soggetti coinvolti) e alla costituzione di 2 gruppi wa: uno del coordinamento e l’altro dei volontari che avevano già dato disponibilità. La prima fase – nel corso della quale per qualche giorno il coordinamento s’è riunito quotidianamente – è stata dedicata alla definizione specifica del progetto. Chi ne fruisce? Persone ultrasessantacinquenni senza supporti familiari di altro genere; persone contagiate e in quarantena; persone in difficoltà relazionale segnalateci dal Comune. Come si effettua il servizio? Attraverso la consulenza di una figura sanitaria locale, abbiamo definito le condizioni di sicurezza per i volontari (mascherine, guanti monouso), abbiamo verificato e proceduralizzato ogni singolo passaggio per evitare contatti fisici tra volontari e fruitori del servizio (soprattutto nel passaggio del denaro), abbiamo stabilito una fascia d’età per i volontari “sul campo” (18-55 anni), abbiamo contattato il Comune per avere dei “lasciapassare” per evitare problemi negli spostamenti con le forze dell’ordine, abbiamo preso i contatti con Coop e Conad per organizzare con loro la spesa, abbiamo assicurato i volontari attraverso lo Svep (centro servizi provinciale per associazioni di volontariato), abbiamo definito diversi documenti mettendoli a disposizione dei volontari tra cui un vero e proprio vademecum; abbiamo infine lanciato pubblicamente l’iniziativa su stampa locale e social, sia per raccogliere le richieste sia per raccogliere le disponibilità dei volontari. Operativamente abbiamo inoltre deciso di istituire due segreterie (con persone che si turnano, 2 nella prima; 1 nella seconda) operanti in concomitanza con gli orari della spesa (9-12; 16-18): la prima riceve le telefonate di chi chiede la consegna della spesa, valuta la situazione e definisce la lista; la seconda riceve la lista dalla prima, compila il modulo che invia a Coop e Conad, chiama i volontari  per il ritiro della spesa (con tesserino di riconoscimento, per non fare la fila). Questo grossomodo lo schema che abbiamo attivato, e che si è dimostrato efficace poi quando siamo passati alla fase operativa. Dopo dieci giorni di attivazione vera e proprio, il bilancio è ampiamente positivo. Si turnano una settantina di volontari (in gran parte dei giovani, di diversa provenienza), e abbiamo dato risposta ad altrettante richieste di diverse persone per spesa e consegna farmaci (con contatti con medici di base e farmacie). Siamo riusciti a rispondere positivamente a tutte le richieste finora pervenute. Per ampliare ulteriormente la nostra capacità di risposta, diamo come criterio quello della spesa settimanale per singola persona o famiglia. Hanno aderito finora, oltre alla Brigata e alla parrocchia, anche un’associazione locale che si occupa dei diritti e delle condizioni dei migranti e l’Auser.