di Argiris Panagopoulos

L'autunno è arrivato e in Grecia sarà sicuramente caldo dopo i nuovi tagli - tra gli 11,5 e i 13,5 miliardi - che entro martedì prossimo dovrà presentare il governo di Samaras. Tra lo sciopero di 48 ore dei dipendenti pubblici locali e le proteste dei farmacisti, i tre leader che sostengono il governo (Samaras, Venizelos e Koubelis), insieme con il ministro della Finanze Stournaras, hanno cercato invano ieri di trovare un accordo sui tagli, vista la paura di aggravare le ferite della classe media e dei ceti sociali che si sono impoveriti drammaticamente negli ultimi tre anni. Sul tavolo un taglio dei cosiddetti «stipendi speciali» del settore pubblico: polizia, militari, diplomatici, magistrati e perfino clero ortodosso.

Finora sono stati risparmiati ma nel secondo memorandum è scritto che questi salari dovranno calare almeno del 12%. Il governo pensa a un taglio modulare che andrebbe da -6% per i poliziotti fino a -20% per preti e ambasciatori. Allo studio anche l'abolizione totale di tredicesima e quattordicesima e il taglio delle pensioni degli agricoltori.
Ieri Samaras è stato contattato al telefono dalla presidente del Fmi Lagarde per illustrare la situazione e il 7 settembre si incontrerà a Salonicco con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Syriza ha avvertito i tre leader della «seconda troika» (quella dei tre partiti di governo, ndr) che continuare con l'austerity porterà alla distruzione della società. «La gente non rimarrà con le braccia incrociate ad aspettare il suo annientamento», ha avvertito Alexis Tsipras mentre il termometro sociale nella capitale greca è già ai massimi.
La polizia di Atene è riuscita a interrompere solo con gas e blindati usati come barricate il lungo e lento corteo dei grandi camion della spazzatura che voleva arrivare nel cuore della città per protestare contro i tagli ai comuni. Poco distante dalle proteste dei lavoratori nelle amministrazioni locali, in piazza Omonoia in un'animata assemblea i farmacisti decidevano se interrompere o no la vendita delle medicine.
I farmacisti, soprattutto, sono il problema più immediato per il governo di Samaras: minacciano di interrompere da domani la consegna delle medicine alla maggioranza dei pazienti che usufruiscono del sistema sanitario pubblico, visto che le casse sono vuote e lo stato non ha ancora pagato i 67 milioni di euro per le spese farmaceutiche di maggio. La multinazionale svizzera Novartis ha avvertito l'ente statale EOPPY che taglierà le forniture di 6 farmaci a causa di un debito da 40 milioni di euro del governo. Secondo l'Ordine dei farmacisti, tutti i diversi enti statali devono almeno 300 milioni alle farmacie e alle società farmaceutiche.
Il governo ha risposto come può. Ieri ha promesso una mancia di 90 milioni per bloccare le proteste degli enti locali mentre oggi, in un congresso straordinario, l'unione dei comuni Kedke deciderà se continuare o meno lo sciopero. Secondo la Kedke, almeno 40 comuni non avranno i fondi necessari per pagare i loro impiegati a settembre. Ma la credibilità dei sindaci è quasi inesistente, visto l'alto grado di corruzione negli enti locali.
In questo scenario già tragico, sembra che anche che i medici presto scenderanno nelle piazze, dopo l'ultimatum di ieri al governo dei dottori ospedalieri e di quelli convenzionati con la sanità pubblica contro nuovi tagli ai salari. Da lunedì, insomma, i pazienti saranno costretti a pagare di tasca propria sia le visite ai medici convenzionati sia le medicine che gli prescriveranno. Secondo i calcoli dell'Unione dei medici di EOPYY, l'ente deve dal 2010 a oggi ai medici di tutte le categorie più di 1,3 miliardi! Come provocazione, l'ordine dei medici di Atene ha proposto che il ministro della Sanità e il direttore dell'EOPYY rimangano senza stipendio fino a quando non saranno pagati tutti i medici in corsia.
Una situazione esplosiva, aggravata dalla fretta con cui entro martedì il governo Samaras deve presentare il pacchetto con i nuovi tagli. Una mossa disperata che cerca di ottenere, in cambio, un rinvio di due anni del rientro del debito pubblico. Secondo i calcoli del Fmi, prolungare in questo modo l'agonia costerebbe ai greci altri 20 miliardi.

 

il manifesto 30 agosto 2012

 

 

 

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