8bolivia

da globalist.it
La scarsa simpatia delle destre americane per Evo Morales, il presidente indio della Bolivia, giustifica l'allarme golpe. La polizia, che nega intenti golpisti, è scesa in sciopero, richiedendo paghe più alte, la retribuzione media di 150/200 dollari mensili non basta più. E non basta neanche la proposta governativa di un aumento del 7%. Ma l'azione contro la centrale dell'intelligence boliviana, dove i poliziotti hanno distrutto tutto, a cominciare dai computer per arrivare all'archivio, sembra dare ragione al governo di sinistra del presidente eletto Evo Morales.

I poliziotti hanno occupato caserme e uffici pubblici a La Paz, capitale del Paese, Cochabamba, seconda città boliviana, come in altri centri strategici. La situazione sembra gravissima e la memoria non può non andare a tempi non certo lontani, quando in Bolivia c'erano i filo-americani, e il presidente sconfitto nelle urne scappò come un Ben Ali latino americano, con casse di documenti e lingotti d'oro stipati nel bagagliaio di un aereo messo a sua disposizione dagli statunitensi. Erano i tempi in cui si privatizzava l'acqua a Cochabamba, con aumenti delle bollette del 500/600 % . Tutto a vantaggio di una nota multinazionale nord-americana, la Bechtel.

L'elezione di Evo Morale, un indio, ha spostato il paese nell' orbita venezuelana. E una sorta di internazionale nera ha da allora tentato più volte o di eliminarlo o di realizzare un vero e proprio golpe. Passando magari per la secessione dell'area bassa, amazonica e ricca, del paese. Ora i poliziotti presidiano e devastano uffici e piazze. Il governo, lasciato senza sponde, è scivolato per forza in un chavezismo radicale e ha deluso ampi settori della popolazione; forse adesso i poliziotti sono l'avanguardia del vecchio campo golpista. di certo la Bolivia "traballa".

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