di Fabio Sebastiani

Situazione ancora molto tesa in Sudafrica dopo l’eccidio di 34 minatori da parte della polizia tre giorni fa presso le miniere di platino a Marikana, a cento chilometri dalla capitale Johannesburg. La maggioranza degli operai oggi si è rifiutata di rientrare al lavoro proseguendo il sit in e l’azienda è stata costretta a prolungare l’ultimatum di 24 ore. Intanto, un centinaio di donne ha protestato davanti al tribunale di Ga-Rankuwa, a nord di Pretoria, mentre all’interno era in corso la prima udienza del processo a 259 minatori della Lonmin coinvolti negli incidenti.

Amnesty international ha preso posizione sulla drammatica vicenda invitando le istituzioni a prevedere una “supervisione” sulle indagini. Il timore è quello di un inquinamento delle prove.

L’organizzazione per i diritti umani si è detta preoccupata per il fatto che Ahiah Phiyega, nuovo capo della polizia sudafricana, sia già giunta alla conclusione che la polizia ha usato correttamente le armi da fuoco dopo che “il gruppo di militanti si era diretto verso la polizia, esplodendo colpi d’arma da fuoco e brandendo armi pericolose… la polizia è stata costretta a impiegare il massimo della forza per difendere se stessa”. “L’alto numero di morti e feriti causato dalla polizia è agghiacciante ed è il segno di uno spaventoso disprezzo per la vita umana”, ha dichiarato Noel Kukutwa, direttore del programma Africa meridionale di Amnesty International.

Alle donne che hanno protestato davanti al tribunale si è unito Floyd Shivambu, ex portavoce del movimento giovanile dell’African national congress (Anc). e membro del suo comitato esecutivo. Attualmente lo stipendio medio dei minatori è pari a circa 400 euro. Uno dei sindacati che ha promosso lo sciopero, l’Associazione dei minatori e degli edili (Amcu), ha sostenuto di volersi impegnare per triplicare gli stipendi e portarli a 1200 euro. Una promessa giudicata “sproporzionata”, che secondo molti giornali sudafricani sarebbe stata una delle cause della svolta violenta dello sciopero. Nei primi giorni in cui circa 3000 operai hanno incrociato le braccia, dieci persone erano state uccise tra operai che avevano deciso di continuare a lavorare e forze di sicurezza. Giovedì, di fronte agli operai in rivolta la polizia ha però aperto il fuoco uccidendo 34 persone.

 

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