di Mirco Viola

Un dato che non ci si aspetterebbe, con la crisi galoppante e i consumi al palo, ma tant'è: l'inflazione ha segnato nel 2012 un dato record, che non si vedeva dal 2008. Un aumento del 3%, dicono le stime preliminari Istat. Per non parlare del «carrello della spesa» (i beni di largo consumo, dal cibo ai carburanti), che aumenta addirittura del 4,3%.
E se si incrocia questo semplice dato con altri due pubblicati ieri, il mix diventa ancora più esplosivo: il primo da segnalare è il numero di ore di cassa integrazione autorizzate l'anno scorso, ovvero ben 1,090 miliardi (numero ben più alto di quello del 2011: era stato di 973 milioni di ore); e poi ci sono le fosche previsioni sui saldi: Confcommercio

prevede che l'8% di italiani in meno (rispetto al 2012) usufruirà degli sconti di inizio anno.
Come dire, insomma, prezzi sempre più alti e portafogli sempre più vuoti. Ma tornando ai dati dell'Istat sull'inflazione, va subito sottolineato che i prezzi, nell'anno appena concluso, hanno fatto una corsa più veloce rispetto al pur critico 2011, quando il dato si era fermato sotto la soglia del 3%, al 2,8%.
Questo aumento di due decimi di punto rispetto al 2011 è principalmente dovuto alla spinta arrivata dall'energia. In particolare, guardando ai diversi settori, gli incrementi più elevati riguardano i prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,1%, dal +5,1% del 2011), dei trasporti (+6,5%; era +6,2% il precedente anno) e delle bevande alcoliche e tabacchi (+5,9%, dal +3,5% del 2011). Diminuiscono, invece, i prezzi delle comunicazioni (-1,5%).
Quanto all'indice Ipca, ovvero quello armonizzato per i paesi della Ue, secondo l'Istat presenta un tasso di crescita medio annuo pari al 3,3%, in accelerazione di quattro decimi di punto rispetto al 2,9% del 2011 (anche in questo caso rappresenta il dato più alto a partire dal 2008).
Ma cosa ha significato l'aumento del 3% dell'inflazione per una famiglia media? Secondo il Codacons, durante l'ultimo anno l'andamento dell'inflazione ha determinato una stangata da 1.048 euro per una famiglia di tre persone, che diventano 1.155 euro per un nucleo di quattro elementi. Aggiungendo a questi aumenti l'effetto della pressione fiscale, stimano Federconsumatori e Adusbef, l'incremento di spesa per una famiglia media raggiunge i 2.333 euro e «anche il 2013 non sarà da meno: nel nuovo anno vi sarà un aumento di prezzi e tariffe pari a 1.490 euro a famiglia».
Il termine «stangata» non sembra quindi esagerato. Andando ad analizzare invece l'aumento del «carrello della spesa», che come abbiamo detto è stato sensibilmente più alto (+4,3%), troviamo numeri altrettanto interessanti e dolorosi.Va segnalato innanzitutto che nel 2011 il «carrello» era aumentato con dimensioni minori (aveva segnato «solo» un +3,5%).
Il 4,3% segnato nel 2012 è, come per molti altri dati delle stime preliminari Istat, il più alto dal 2008. Secondo le associazioni dei consumatori, gli acquisti di tutti i giorni aumentano, per un pensionato che vive da solo, di 362 euro. Una famiglia di tre persone spenderà 591 euro in più, mentre una famiglia di 4 persone avrà rincari di 651 euro.
Passando ai dati diffusi dall'Inps sulla cassa integrazione, va segnalato che il numero di ore autorizzate è più vicino a quello del 2010 rispetto a quello del 2011 (nel 2010 erano statie di più, quasi 1,2 miliardi di ore). L'improvvisa risalita (rispetto al 2011 si è segnato un +12,1%) indica una recrudescenza drammatica della crisi, che vuol dire riduzione di ore di lavoro e, sempre più spesso, chiusura definitiva di imprese.
Concludendo con i saldi, l'indagine di Confcommercio-Format Research, stima che solo il 60% degli italiani farà acquisti (l'8% in meno rispetto allo scorso anno). Quanto alla spesa, quasi il 70% della popolazione prevede di spendere meno di 200 euro, il 26,8% indica la soglia tra 200 e 300 euro. Si dimezzano le fasce alte di spesa: solo il 3% spenderà tra 300 e 500 euro (dal 6,3% del 2012), e l'1,6% oltre 500 euro (3,7%). In diminuzione le principali tipologie di acquisti (calzature, accessori, biancheria intima e per la casa, pelletteria), dovrebbero invece reggere i capi di abbigliamento. Quasi la totalità dei commercianti (il 96,9%) applicherà uno sconto medio sui prodotti venduti fino al 50%.

da il manifesto

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