venezuela cinadi Geraldina Colotti
«Desarrollo soberano». Questo l'imperativo categorico del governo bolivariano, che si serve del protagonismo cinese per fornire elettrodomestici a basso costo alla popolazione.
«Dobbiamo immaginare un modello di sviluppo che tenga conto della natura. Abbiamo un'unica nave, la terra, non possiamo farla affondare». Edmée Betancourt, ministra del Commercio e dello sviluppo, ci riceve negli uffici del Bandes, il Banco de Desarrollo economico y social de Venezuela. Intorno, pulsa il caos di Caracas, una città in grande trasformazione, « ma ancora indietro per quel che riguarda la raccolta dei rifiuti», dice la ministra, che mostra le immagini di alcuni progetti-pilota per la raccolta differenziata. Un obbiettivo ancora lontano, per le inadempienze di certe amministrazioni locali, ma anche «per l'assenza di formazione», sostiene Betancour.

Al riguardo, racconta al manifesto: «Noi dedichiamo molto tempo e energie alla formazione politica, a far crescere il livello di coscienza e l'assunzione di responsabilità anche nei comportamenti dei singoli, ma non è facile. Prendi la questione dei rifugi. Il nostro governo ha progressivamente fornito un alloggio degno agli sfollati delle alluvioni dei 2010. Nel frattempo, tutti sono stati portati nei rifugi. Abbiamo dedicato molto impegno e risorse a organizzare la vita nei rifugi e a preparare il passaggio delle famiglie alla nuova vita. Ma in molti casi, abbiamo dovuto riconoscere che non abbiamo ottenuto i risultati sperati: molta gente continua a reclamare senza prendere davvero in mano il proprio destino e quello della propria comunità».
Alle pareti, grandi pannelli illustrano l'organizzazione del lavoro del Ministero e i progetti di Bandes, nel cui edificio lavorano circa 600 persone. Per il personale, ci sono corsi per il tempo libero, gruppi sportivi, formazione integrata secondo le inclinazioni. Le immagini a grandezza naturale, danno l'impressione di trovarsi per strada, innervati alla vita del quartiere e confrontati ai problemi dei portatori di handicap, delle donne maltrattate, dei malati e degli anziani soli. Il messaggio evidente è: nessuno è solo, gli umani sono esseri sociali, capaci di guardare con rispetto anche gli animali. Qui i cani sono molto benvoluti, nei quartieri vi sono tende per visite e vaccinazioni gratuite per quelli che girano liberi per la città (e spesso finiscono sotto le ruote delle macchine o dei moto-taxi (fonte di sostentamento per molte comunità sociali organizzate), che sfrecciano a velocità supersonica facendosi spazio a colpi di clacson.
Nella stanza adiacente, c'è una vetrina con i prodotti tipici provenienti da Cuba, Bolivia, Ecuador... i paesi dell'Alba, l'Alternativa bolivariana per i popoli della nostra America messa in campo nel 2004 da Cuba e Venezuela per contrastare i piani commerciali neoliberisti degli Usa nell'ex cortile di casa. Sul lungo tavolo per le riunioni, le collaboratrici della ministra - quasi tutte donne - smistano volumi e pieghevoli. Uno, con copertina rossa, s'intitola «Desarrollo sovrano», Sviluppo sovrano. L'introduzione di Jorge Giordani, ministro di Pianificazione e finanze, invita a scorrere le grandi foto a colori che, all'interno, illustrano i risultati della collaborazione con la Cina: «Perché un'immagine - scrive Giordani - vale più di mille parole».

L'economia del Venezuela è prevalentemente basata sul petrolio. Come pensate di costruire un nuovo modello di sviluppo basato sul rispetto della natura?
Il nostro paese non è solo ricco di petrolio e di ferro diamanti oro, ma anche di natura: acqua, biodiversità, che sono di tutti e vanno protetti costruendo un progetto di paese basato su un nuovo modello produttivo, nuove relazioni di lavoro orizzontali capaci di irradiarsi nel circondario allargandosi via via in modo concentrico e producendo un'altra cultura. Tutto questo è scritto nella nostra Costituzione, approvata nel '99, e che è stata il frutto di un'ampia consultazione popolare le cui proposte sono state incluse negli articoli. In questo quadro ha preso forma, nel 2007, il Primo piano di sviluppo socialista Simon Bolivar, dal nome del nostro Libertador che per primo ha immaginato la Patria grande. E oggi, con quel che abbiamo costruito nel paese e nelle relazioni di solidarietà internazionali, possiamo dire: abbiamo una patria, basata sui principi della sovranità popolare. Il Piano 2007-2013 si è articolato interno a sette assi fondamentali, che attengono al politico, al sociale, all'economico, all'educazione, al lavoro soprattutto senza il quale non c'è vita, alle relazioni internazionali. Il primo, riguarda l'etica socialista. Al punto 4 è stato definito il nuovo modello produttivo e le nuove relazioni di lavoro non piramidali, si mette al centro il ruolo del lavoratore e della lavoratrice e quello dell'ambiente circostante. Il punto 7 ha definito il quadro di nuove relazioni internazionali: con i paesi più prossimi dal punto di vista politico, come Cuba, Bolivia o Ecuador, ma anche con altri alleati strategici come la Cina o i paesi del Mercosur. Come puoi vedere in questo catalogo, le relazioni con la Cina sono al centro dei nostri piani di sviluppo economico-sociali.

In che modo?
Prima di tutto sono basati sulla ricerca dei punti di equilibrio in tutti i campi a cui accennavo prima: dal territorio alle relazioni internazionali. In questa ottica, abbiamo cercato di ottener risorse firmando un primo accordo con il Banco di Cina, che ci ha facilitato le risorse finanziarie con un prestito a 36 mesi, che è stato rinnovato e sempre onorato. Abbiamo creato una linea di credito con un fondo comune, il Fonden, in cui la Cina ha messo 4 milioni di dollari e noi 2.Pdvsa, l'impresa petrolifera dello stato ha venduto il petrolio e la Cina, con la sua impresa ha finanziato la linea di credito con cui abbiamo potuto realizzare alcuni importanti progetti di sviluppo. L'idea del presidente Chavez è stata, però, quella di dire alla Cina: noi compriamo inizialmente da voi cellulari, automobili, tecnologia, ma in cambio voi dovrete aiutarci a impiantare le industrie in Venezuela per il nostro sviluppo industriale. E così è stato. Poi, a partire dal 2010, parallelamente col Banco di sviluppo della Cina abbiamo sollecitato un vero e proprio credito su 10 anni basato sul fondo congiunto cino-venezuelano: un credito chiamato Gran volume e largo plazo con cui abbiamo avuto in prestito 20 mila milioni di dollari. Così, trasformando moneta cinese - con cui ripaghiamo parte del debito - in bolivar, abbiamo messo in campo progetti di cooperazione e sviluppo industriale, alimentare, di trasporti, il catalogo che vedi ne dà conto in dettaglio. Al centro c'è un progetto che si chiama La mia casa bene equipaggiata. Lo abbiamo realizzato con gli elettrodomestici cinesi: forniamo a prezzi bassissimi una cucina e lavatrice e televisore anche alle famiglie poverissime. Non si tratta di un ulteriore invito al consumismo, ma di un progetto integrato per garantire un livello di vita degna anche alle fasce meno favorite della nostra popolazione. La collaborazione integrata con le banche come quella della donna, quello del popolo e altre, consente di erogare crediti agevolati anche a chi vive da solo e della sola pensione che è comunque equivalente al salario minimo. In questo, ci avvaliamo della collaborazione della Forza armata nazionale bolivariana, che trasporta gli elettrodomestici nei punti più reconditi del nostro paese. E con la quale organizziamo giornate di informazione, dedicate non solo alla distribuzione degli elettrodomestici, ma anche alla salute, all'educazione, alla scuoola, ai problemi del territorio.

Le imprese cinesi non rispettano molto i lavoratori, e alcune imprese russe sono partite coi soldi del governo lasciando all'asciutto i lavoratori che lavoravano alla costruzione di case. E il governo ha dovuto risarcire i lavoratori.
È vero. Ma chiunque venga da noi, deve rispettare le nostre leggi del lavoro, che sono molto severe con le imprese. Per il resto, bisogna figurarsi il nostro sistema economico come un insieme di tre cerchi: in uno c'è l'economia statale o mista, in un altro c'è il settore privato, ancora molto consistente, e nell'altro c'è l'economia sociale basata su un nuovo modello di produzione orizzontale e sociale che cerca di coinvolgere anche la piccola e media impresa privata in un modello di relazioni sociali e produttive che mettono in discussione il modo di produrre capitalistico basato sull'estrazione del plusvalore. In questo disegno, scompaiono i responsabili delle risorse umane o i capi reparto e tutto l'apparato di figure proprio del sistema di sfruttamento capitalistico. Chi coopera con noi, deve cambiare registro. Gli utili non servono al profitto individuale, ma a quello collettivo: allo sviluppo del territorio, al miglioramento della qualità di vita delle persone e del paese. Lo stato aiuta e accompagna questo tipo di iniziative per tutto il ciclo produttivo. Così abbiamo anche la possibilità di controllare i prezzi all'origine, di calmierarli e di cercare di contenere l'inflazione, che non è ancora al livello che ci proponiamo. Organizziamo diverse fiere, molto seguite nel paese. Lo abbiamo fatto per un mese, nel corso delle feste natalizie, e lo facciamo periodicamente per favorire la piccola produzione alimentare, i piccoli pescatori. In parallelo, abbiamo moltiplicato le catene di distribuzione statale, in cui la popolazione può trovare i prodotti a prezzi calmierati.

L'opposizione dice che il governo ha fatto una finanziaria al di sopra dei propri mezzi, che mancano i prodotti dai negozi, che la vostra è una gestione economica fallimentare
Si tratta di propaganda politica. In tutti questi anni, siamo riusciti a rimontare dal baratro in cui era precipitata l'economia dopo il colpo di stato del 2002. Abbiamo fatto fronte alle ricadute della crisi finanziaria europea del 2008 proprio con una politica finanziaria improntata alla prudenza, parametrata sul costo del barile di petrolio calcolato a metà del suo prezzo reale e ragionevolmente previsto. I prodotti ci sono, quando scompaiono questo si deve soprattutto alle grandi catene distributive e anche alla preferenza di certe fasce dalla popolazione per un tipo di marca particolare, che a un certo punto la principale catena distributiva privata, Polar, ha interesse a manovrare. Abbiamo istituito un tavolo di discussione settimanale con tutti i settori produttivi del paese e con la collaborazione di tutti i ministeri interessati per controllare i prezzi sui prodotti basici e contenere l'inflazione, che prima era al 24%, poi è scesa al 24, in novembre al 15%. Il settore alimentare ha molta incidenza, anche per questo stiamo potenziando i progetti di sviluppo per arrivare alla sovranità alimentare.Un altro settore determinante è quello dell'imballaggio degli alimenti, il settore plastico, con cui stiamo lavorando bene.

In Venezuela manca una leadership collettiva - dicono alcuni - e questo, in assenza del presidente Chavez, porterà al crollo del progetto bolivariano.
Stiamo lavorando alla costruzione di un'intelligenza collettiva. Anche per il nostro lavoro, per un lavoro di progettualità integrata, vale il discorso che facevo prima dell'unità produttiva. Anche noi funzioniamo come una unità produttiva in cui il dirigente è come un direttore d'orchestra che mette al diapason gli strumenti di tutti: abbiamo bisogno di chi gestisce la contabilità come di chi porta un pacco. Non c'è solo da pensare ai ministeri, ci sono i 24 governatorati, i municipi. Bisogna fare un calcolo costi-benefici, calcolare le uscite e le entrate sulla base dell'utilità sociale. Tutto questo si decide e si discute nei tavoli di lavoro. Tutto deve servire a trovare il punto di equilibrio nella nostra economia, con l'obbiettivo di ridurre il peso dell'impresa privata in quei tre cerchi a cui accennavo prima. Per questo, è importante aver presente gli architravi etico-sociali del nostro Piano di sviluppo socialista, e i suoi attori sociali: principalmente i consigli comunali che stanno imparando a gestire le proprie risorse e a orientare i progetti in vista della costruzione di un sistema statale basato sul modello comunale.

Il Venezuela è entrato a pieno titolo nel Mercosur. Cosa significa questo per i progetti economici di sviluppo?
Il seconto Piano di sviluppo socialista 2013-2019, che diventerà legge dopo l'approvazione in parlamento, ha raccolto e vagliato i suggerimenti della popolazione.Fra i suoi cinque obbiettivi storici, ha quello dell'indipendenza, che stiamo consolidando sulla base di nuove alleanze internazionali. Se abbiamo tante ricchezze -diciamo - perché non possiamo diventare una grande potenza? Il nostro lavoro all'interno dell'Alba o di altri organismi regionali più ampi come il Mercosur si basa sulla necessità di costruire un mondomulticentrico e pluripolare. All'interno dell'Alba, stiamo mettendo in campo relazioni di fratellanza basate anche sull'uso di una moneta comune, il Sucre che mira a ridurre lo strapotere del dollaro. Nel Mercosur, stiamo ampliando il numero di prodotti che possono circolare senza barriere doganali. Per noi si è trattato di uno sviluppo, su scala più ampia di alcune relazioni economiche bilaterali - con l'Argentina, con il Brasile o con l'Uruguay - che andavano un po' nello stesso senso. Ora è come se fossimo tutti in una piscina comune. Si tratta di nuotare trovando spazi proficui che ci proteggano dalle speculazioni esterne ma anche dagli squilibri regionali.

Il Manifesto - 18.01.13

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