di Eleonora Martini

Se una certa pseudo scienza continua a fomentare irragionevoli luoghi comuni sulle famiglie omosessuali, a sfatarne l'ultimo, il più resistente dei tabù, ci hanno pensato i giudici della Suprema corte di Cassazione, rifiutando senza mezzi termini «il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Ancora una volta, è un tribunale e non la politica a modernizzare uno Stato non adeguato alla società attuale: negli anni scorsi la Corte costituzionale e la stessa Cassazione si sono pronunciate

per smontare pezzo per pezzo il muro di superstizioni che vieta i diritti alle persone omosessuali. Nel 2010 la Consulta per la prima volta ha riconosciuto, oltre al diritto individuale di non essere discriminati, anche il diritto delle coppie gay al pari trattamento con quelle etero. Nel marzo scorso, poi, i giudici di Piazza Cavour avevano sollecitato il legislatore a prevedere per le coppie omosessuali un «trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata».

Ora, con la sentenza 601, la prima sezione civile ha dato ragione alla Corte d'appello di Brescia che nel luglio 2011 aveva accordato ad una madre separata dal padre del proprio figlio il diritto di vedersi affidato il bambino, malgrado la sua nuova convivenza con un'altra donna. L'uomo (divulgando la notizia si è sottolineato il fatto che sia di religione islamica, ma ieri le medesime argomentazioni sono state utilizzate da tanti cattolici nostrani) aveva contestato l'esclusivo affidamento del figlio alla madre - ex tossicodipendente che ha una relazione sentimentale con l'ex educatrice della comunità di recupero in cui era stata ospitata - adducendo motivazioni "scientifiche" riguardo supposte «ripercussioni negative sul bambino» inserito in una famiglia omosessuale. D'altronde, anche ieri c'è stato chi, come la società di pediatri cattolici Sipps, ha subito opposto alla sentenza della Suprema corte «uno studio americano su 12.000 adolescenti» che confermerebbe l'«alto rischio di problemi psicosomatici, neuropsichiatrici e di depressione, senza contare la confusione nell'orientamento sessuale» per i bambini che crescono in una coppia gay. A fronte dei milioni di adolescenti che evidentemente hanno lo stesso tipo di problemi crescendo in famiglie eterosessuali.
A suffragare la propria tesi, il padre ricorrente ha citato l'articolo 29 della Costituzione sui «diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Inoltre, l'uomo - che aveva aggredito la convivente della sua ex e si sottraeva agli incontri col bambino - ha chiesto di tener presente la sua educazione musulmana che «non ammette figli educati da coppie omosessuali». Ma gli "ermellini" hanno respinto tutto il castello ideologico ricordando che nel merito «non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza». Al contrario, annota la presidente della Prima sezione civile Maria Gabriella Luccioli, «si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque correttamente la Corte d'appello ha preteso fosse specificamente argomentata».
Ovviamente, se le associazioni di cultura omosessuale esultano - «una sentenza storica» per l'Arcigay che chiede alla politica di allinearsi alla società - la destra si scatena con l'unica eccezione di Alessandra Mussolini che difende la sentenza perché «la cosa più importante è vedere il bene del bambino al di là dei gusti sessuali delle persone». «È pericolosa - reagisce invece Maurizio Gasparri, come molti altri - di fatto apre ai figli nelle coppie gay sostituendosi al legislatore giacché nel nostro Paese non è possibile dare in affido un bambino a coppie dello stesso orientamento sessuale». E anche il ministro dello Sviluppo (solo economico), Corrado Passera, auspicando «una maggiore tutela di taluni diritti delle coppie di fatto, omosessuali compresi», si è detto contrario alle adozioni per le coppie gay. Mentre Grillo non si sbottona: «Se vogliono sposarsi, si sposino. Le adozioni? Non lo so, non sono un esperto».

da il manifesto

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