di Antonio Sciotto -
Quasi un pensionato su due vive percepisce un assegno sotto i mille euro al mese: si tratta del 44% del totale, ovvero 7,4 milioni di persone, secondo il rapporto (relativo al 2011) diffuso ieri dall’Istat. Per 2,2 milioni di pensionati (il 13,3%) la vita è ancora più dura, perché per loro le prestazioni non superano i 500 euro. Ma un altro dato è uscito ieri, non collegato a quello che riguarda i pensionati, ma che sicuramente dà, a sua volta, un ritratto della crisi che stiamo attraversando: sono – o meglio sarebbero (sul tema è sempre meglio essere cauti) – già 32 in Italia i suicidi per ragioni economiche da inizio 2013: lo studio è stato realizzato da «Link Lab», laboratorio di ricerca socio-economica della «Link Campus University».

Istituto che non ha lo status istituzionale dell’Istat, ovviamente, ma che comunque punta i riflettori su un tema delicatissimo e certamente da approfondire ed esplorare.
Concentriamoci prima sul rapporto Istat. Compaiono infatti cifre ancora più pesanti, rispetto a quelle che abbiamo già fornito, se si va a guardare il campo delle pensioni sociali e di invalidità: oltre i tre quarti (il 76,9%) dei titolari di pensioni sociali percepiscono redditi mensili inferiori ai 1.000 euro, e il 39,1% non supera i 500 euro. La quota scende a meno della metà tra i pensionati di invalidità, anche civile (47,4% e 40% rispettivamente), con ben il 26,6% di invalidi civili sotto i 500 euro.
Nelle pensioni c’è anche una netta differenza – una sorta di discriminazione sociale di fatto – tra uomini e donne: queste ultime rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.228 euro, inferiori del 30,5% rispetto a quelli degli uomini (19.022 euro). Oltre la metà delle donne (53,4%), poi, riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (33,6%) degli uomini.
Ma non basta: a commento dei dati Istat arrivano quelli di Coldiretti e Cia, che segnalano a loro volta la condizione ancora più precaria dei pensionati agricoli: ben il 70% sarebbe sotto la soglia di povertà, secondo le due associazioni, con ben 800 mila persone con pensioni inferiori o integrate al minimo di 480 euro.
I sindacati, come i partiti del centro sinistra, sono concordi nel chiedere un intervento urgente, che adegui gli assegni al costo della vita: Per Carla Cantone, segretaria generale dello Spi Cgil, «la condizione dei pensionati purtroppo è destinata a peggiorare ulteriormente, perché su di loro pesano il fortissimo prelievo fiscale e l’iniquo blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero». E chiedono di rimuovere il blocco anche Cisl, Uil, Ugl, Pd e Prc. Paolo Ferrero (Prc), chiede «una tassa sui grandi patrimoni e un tetto a 5 mila euro per gli assegni “d’oro” e i cumuli pensionistici». Cesare Damiano (Pd) segnala poi il nodo degli esodati e dei licenziati a causa della crisi: con il combinato della riforma Fornero, sono «circa 1 milione di persone senza reddito, per cui si pone il problema di una revisione del sistema previdenziale».
Tornando ai dati sui suicidi per motivi economici, Link Lab nota che nel primo trimestre del 2013 la media è stata di un suicidio ogni 3 giorni, ma che pericolosamente questo numero si è elevato a uno ogni 2 giorni nel mese di marzo. Ancora, rispetto al primo trimestre del 2012, si sarebbe segnato quest’anno un aumento del 40% dei casi. Si abbassa l’età media: la fascia più interessata resta quella che va dai 45 ai 54 anni (incidenza del 34,4%); segue quella dei 35-44 anni (31,2%). Dato «ribaltato» rispetto al primo trimestre 2012, quando il numero più elevato di suicidi si registrava, dopo i 45-54 enni, nella fascia tra i 55 e i 64 anni.

 

Il Manifesto – 18.04.13

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