di Paola Natalicchio

Il centro commerciale “I Gigli” di Campi Bisenzio è un tetris di rettangoli e cilindri di cemento e finestre piantato a metà strada tra Firenze e Prato. Ha 15 anni esatti di vita, oltre 14 milioni di visitatori l’anno, 134 punti vendita e 1800 dipendenti. Età media: under 40. Fino allo scorso febbraio, come in tutti i centri commerciali e i negozi d’Italia, qui la domenica, di norma, non si lavorava. C’erano due aperture al mese e gli animi dei commessi erano tranquilli.
Poi è arrivato il decreto liberalizzazioni del Governo Monti e le cose sono cambiate. Da allora, qui e altrove, si lavora a ciclo continuo, 360 giorni su 365. Praticamente si sta a casa solo a Natale, Pasqua e Capodanno.


Per il resto, porte spalancate allo shopping sette giorni su sette, week end compresi. Senza, però, che le domeniche siano volontarie o pagate come straordinari né che per coprire il carico di lavoro aggiuntivo siano fatte nuove assunzioni. In media, chi lavora la domenica si mette in tasca tra il 10 e il 30% in più della giornata lavorativa.
Nella gran parte dei casi, parliamo appena di 14 euro lordi di bonus, che a fronte della rinuncia di uno spazio vitale intoccabile come quello con la famiglia sembrano niente. Dalla scorsa primavera, attorno allo spot “Domenica no grazie”il movimento dei commessi e delle loro famiglie che si oppone alle aperture domenicali e chiede il diritto al riposo settimanale si è diffuso e soprattutto organizzato.
La pagina Facebook conta oltre duemila adesioni. L’immagine-simbolo è un carrello con le sbarre aperte da cui evadono alcuni uccelli in volo. E attorno a questo movimento si è aggregata la rete di studenti e precari Tilt, a cui è legata l’associazione “Libertà è partecipazione”(Alp) di Prato, che ha lanciato la manifestazione nazionale #Occupysunday, in programma questo pomeriggio, proprio nel parcheggio del mega centro commerciale di Campi Bisenzio, a partire dalle 14 fino alle 18. «Non è un vero e proprio sciopero», spiega Diego Blasi, portavoce dell ’associazione e organizzatore dell ’evento. «Pensiamo a un presidio sociale, che coinvolga i lavoratori ma anche i parenti di chi non può partecipare perché è in turno. Infatti organizzeremo uno spazio per i bambini e stiamo pensando a un flash mob proprio insieme alle famiglie». La richiesta è semplice: poter lavorare di domenica solo in modo volontario e almeno vedendola conteggiata in busta paga come straordinario.
E, in ogni caso, con la possibilità di potersi fermare ogni tanto (grazie all’assunzione di personale ad hoc), per tornare a ritmi di vita sostenibili, come prima del decretoliberalizzazioni, e dedicare il giusto tempo a figli, famiglia e vita privata.
«Rispetto questa protesta e comprendo il disagio dei lavoratori, che negli ultimi mesi sono stressati da ritmi molto elevati», spiega Yashar Deljoye Sabeti, direttore del centro commerciale, che ha incontrato gli organizzatori della manifestazione e li ha autorizzati a svolgere nel parcheggio il presidio e l’assemblea aperta di questo pomeriggio. «Quel che è certo è che da quando siamo aperti sempre anche la domenica registriamo un aumento di fatturato. E in tempi di crisi questo non è un dettaglio, ma un modo concreto per difendere i posti di lavoro. L’importante è che tutto avvenga nel rispetto dei contratti nazionali di lavoro», conclude il direttore. Intanto, durante la manifestazione fiorentina saranno raccolte anche le firme per la petizione del movimento Tilt sul reddito minimo garantito, che punta a raggiungere 50 mila adesioni per lanciare una proposta di legge popolare che preveda per disoccupati e inoccupati un reddito.

 

da Pubblico giornale

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