Una presa in giro. Non si può definire diversamente l’incontro di ieri sulle sorti dello stabilimento ex Ilva di Taranto tra il governo e i sindacati dei metalmeccanici chiamati solo per raccontare cose già note: la produzione è ai minimi storici; non si sa chi metterà i soldi per la decarbonizzazione e lo sviluppo delle produzioni con i forni elettrici; la mancanza di manutenzioni crea condizioni di lavoro molto pericolose; continua l’uso massiccio della cassa integrazione.
Un tracollo che più passa il tempo più rischia di diventare fatale per il futuro della più grande acciaieria d’Europa, spiegabile solo dando ragione a chi ritiene che la sua fine sia proprio l’obiettivo dell’attuale gestione.
“Siamo all’eutanasia di acciaierie d’Italia e della siderurgia in Italia” ha infatti commentato il segretario della Fiom Michele De Palma di fronte alla drammaticità della situazione.
Enorme la responsabilità del governo che dopo non aver fatto nulla per quasi un anno ha lasciato cadere senza spiegazioni il passaggio della gestione allo stato, concordata precedentemente, per puntare di nuovo sul socio privato responsabile del disastro attuale.
Così i nostri sovranisti si rendono corresponsabili della distruzione della siderurgia nazionale.
L’unica strada per salvare lo stabilimento di Taranto, d’importanza strategica per il paese, lo diciamo da tempo, è quella ribadita oggi dai sindacati metalmeccanici: mettere fine alla tragica epopea delle gestioni private riportando lo stabilimento sotto il controllo statale.
Solo così sarà possibile avviare la decarbonizzazione salvaguardando l’ambiente, rilanciare insieme produzione, occupazione, salute e sicurezza sul luogo di lavoro.
Per tutto questo Rifondazione Comunista sostiene convintamente lo sciopero odierno dei lavoratori del polo siderurgico di Taranto in risposta all’inazione del governo e alla malagestione della multinazionale Anglo-Indiana.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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