di Ezio Locatelli -

Prostratevi alla mia persona, alle mie direttive, al mio comando. Questo il succo del discorso di Mario Draghi al Senato. Testualmente: “serve un nuovo patto di fiducia…come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il paese”. Diamine! Non ci eravamo accorti di questo miglioramento e nemmeno se ne sono accorti svariati istituti di ricerca che hanno rilevato in questi mesi l’aumento spaventoso delle diseguaglianze sociali, delle povertà, della precarietà. Che hanno misurato gli effetti devastanti della guerra riguardo la condizione esistenziale di milioni di persone. Ma forse l’illusionista Draghi, a proposito di miglioramenti, si riferiva ai vantaggi e ai profitti oltremisura concessi al mondo della grande finanza e delle grandi imprese. Sempre Draghi dall’alto della sua posizione di tecnocrate incaricato di formare un governo prone agli interessi economici dominanti: “I partiti e voi parlamentari — siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito?”. Detto in altre parole siete pronti a sottomettervi alle politiche neoliberiste, atlantiste, di guerra portate avanti dalla mia persona in nome e per conto delle grandi potenze economiche del mondo cosiddetto libero? Il più solerte a rispondere un sì convinto, da primo della classe, il segretario del Pd Enrico Letta. Miseria della politica politicante. Peccato che Draghi o non Draghi al governo l’instabilità politica da qui in avanti diventerà un fatto sempre più rilevante. Un fatto che prima ancora di essere il frutto di frizioni interne al sistema è il prodotto di contraddizioni sociali, di fratture con quella parte consistente di popolazione che resta fuori dal sistema. Nella società cova un dissenso e una protesta per il peggioramento della propria condizione sociale e lavorativa che può diventare la leva per una nuova fase di lotte, di conflitti e di possibile cambiamento. Lavoriamo e organizziamoci per dare il massimo di impatto a questa fase di possibile cambiamento oltre che di ricostruzione di una nuova soggettività politica a sinistra.

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