121116mensapoveriPiù di una famiglia su tre, il 38%, ha dichiarato di non essere in grado di poter affrontare una spesa imprevista di 800 euro. Quasi la metà, il 46%, di non avere i soldi per una settimana di ferie all'anno. Una sua cinque (il 18%) di non essere in grado di riscaldare adeguatamente la propria abitazione. E più di una su dieci (il 12,7%) addirittura di non poter consumare un pasto a base di carne o di pesce ogni due giorni. Solo un anno fa le famiglie che si trovavano in questa condizione erano il 6,3%, meno della metà. La fotografia scattata dall'Istat, l'Istituto nazionale di Statistica, sulla soddisfazione dei cittadini sulla qualità della loro vita è a tinte fosche. Colpa soprattutto della crisi. Solo il 40,5% delle famiglie giudica la propria situazione economica sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, mentre cresce dal 43,7% al 55,8% la quota di quelle che dichiarano un peggioramento della proprie condizioni.

Il calo della soddisfazione per la situazione economica registrato nel marzo 2012 si lega al peggioramento avvenuto nel 2011 degli indicatori europei di deprivazione. Si tratta di nove voci individuate dall'Ue: non poter sostenere spese impreviste, non potersi perrmettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa, avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti come per esempio gli acquisti a rate; non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni, cioè con proteine della carne o del pesce; non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; non potersi permettere: una lavatrice, un televisore a colori, un telefono un’automobile. Nel 2010, non si erano registrate variazioni significative della percentuale di individui in famiglie deprivate, cioè quelle con tre o più sintomi di disagio economico. Nel 2011, invece, l’indicatore di deprivazione è cresciuto di 6,2 punti percentuali, raggiungendo il 22,2%, e la deprivazione grave è salita dal 6,9% all’11,1%.
121116istat
E' aumentata la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,4%). Di quelle che non possono permettersi una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,5%), quella di coloro che affermano di non poter permettersi, se lo volessero, un pasto adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%) e di quelle che dichiarano di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (dal 11,2% al 17,9%). Più stabili risultano, invece, gli indicatori relativi sugli arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti (dal 12,8% al 14,2%) e quelli relativi all’accesso ai beni durevoli. La dinamica appare particolarmente marcata nelle regioni del Mezzogiorno, dove l’indicatore di deprivazione materiale, stabile al 25% tra il 2009 e il 2010, è salito al 36,5% nel 2011.
Alla domanda centrale, ossia da zero a dieci quanto ci si può dire soddisfatti della propria vita, la risposta media è stata 6,8. Rispetto al passato aumentano i divari territoriali e sociali nella diffusione del benessere soggettivo. La flessione è più intensa tra gli strati sociali e nei territori che già facevano rilevare livelli più bassi della soddisfazione per la vita nel complesso.Il Nord presenta un valore medio di soddisfazione pari a 7,0, il Centro pari a 6,8 ed il Mezzogiorno un valore di 6,6. Le regioni con i più elevati livelli di soddisfazione sono il Trentino-Alto Adige (7,4) e la Valle d’Aosta (7,2), mentre la regione con i livelli più bassi è la Campania (6,3).
Se la soddisfazione per la vita nel complesso ha registrato una riduzione rispetto al passato, per ambiti rilevanti della vita quotidiana come le relazioni familiari e amicali i livelli di soddisfazione sono in aumento. Anche la soddisfazione per il tempo libero cresce, mentre quella per salute rimane invariata. . La soddisfazione dei cittadini per le proprie relazioni familiari è sempre stata molto elevata nel nostro Paese. Le persone molto o abbastanza soddisfatte per le relazioni familiari sono il 91,0%, come nel 2011, ma ben il 36,8% si dichiara molto soddisfatto (34,7% nel 2011). Una quota residuale (1,5%) giudica questo tipo di relazioni per niente soddisfacenti. In generale, si tratta di livelli di soddisfazione che non si raggiungono in nessuna altra dimensione della vita dei cittadini.

Condividi