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Yousef Salman*
 Il giornalista Michele Giorgio continua a condurre la sua guerra contro l'Anp (Autorità Nazionale Palestinese) e particolarmente contro Al Fatah (il Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese) e il nostro Presidente Abu Mazen.

Credevamo che i nostri amici del manifesto fossero più vicini al popolo palestinese, rispetto al resto della stampa italiana e straniera, invece evidentemente non è così. Purtroppo. E la giusta critica o la manifestazione di proprie simpatie per un partito o l’altro diventano critica tout court e faziosità distruttive. Soprattutto negli ultimi tempi.
Michele Giorgio ha scritto nell’edizione del manifesto di venerdì 18 maggio un articolo sul nuovo governo di Salam Fayyad, varato dal Presidente palestinese Abu Mazen. In questo articolo ha scritto, tra l’altro, che nessun palestinese può dare torto al suo amico Kayed Al Ghol, del Comitato Centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, quando affermava che Al Fatah e Hamas non hanno saputo cogliere l'opportunità dell'anniversario della Nakba e della lotta dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane per realizzare e arrivare alla riconciliazione nazionale, e in senso contrario hanno invece varato un nuovo governo presieduto da Fayyad. Io da palestinese, e come me milioni di palestinesi, contesto in pieno queste affermazioni. Visto che non si ha il coraggio di raccontare la verità, assumendosi tutte le responsabilità politiche nei confronti dei fatti della politica interna Palestinese e del Medioriente in generale, proverò a spiegarvi perché contesto certe affermazioni non vere:
1. Tutto il mondo sa quanto hanno fatto l’Anp (nonostante il ritornello della corruzione che prendendo la parte per il tutto mira a distruggerne l’immagine e a trasformarne tutti i membri in delinquenti corrotti) e soprattutto il Presidente Abu Mazen per realizzare la riconciliazione nazionale palestinese, dall’accordo, o meglio gli accordi, del Cairo degli anni passati, all’intesa di Doha di quest’anno, raggiunta con il capo di Hamas, Khaled Mashaal.
2. Sono anni che ci incontriamo e parliamo della necessità della riconciliazione tra Fatah e Hamas e gli accordi firmati con Hamas dovevano concludersi con l'obiettivo della formazione di un governo d'unità nazionale per indire nuove elezioni, ritornando alla volontà popolare per risolvere il conflitto interno palestinese Fatah-Hamas attraverso il voto democratico. Fayyad aveva dichiarato di farsi da parte, se questo poteva servire alla riconciliazione, ma ad Hamas non è bastato.
3. Tutti sanno che Hamas a Gaza (nonostante le aperture di Khaled Mashaal) ha rifiutato tutti gli accordi e tutte le intese per non arrivare alle elezioni e al voto popolare, perché tutti i sondaggi, così come gli esiti delle elezioni democratiche avvenute nelle Università, nei sindacati e a tutti i livelli e ovunque (Cisgiordania e Diaspora) sono state vinte e con larga maggioranza da Al Fatah di Abu Mazen, confermando la volontà del popolo palestinese di non ripetere la scelta del 2006 a favore di Hamas, (era un voto di protesta e di punizione ad Al Fatah e non di convinzione della giustezza della linea di Hamas - verità saputa dalla maggioranza assoluta del popolo palestinese): chi abbandona il popolo, viene abbandonato dal popolo appena possibile. Lezione amara e molto utile che Al Fatah ha imparato pagando, com’era giusto, un caro prezzo.
4. La verità dello scontro presente oggi, ieri e domani in Medio Oriente, è fra due progetti strategici: quello nostro di Al Fatah (nato nel 1958), dell'Olp (nata nel 1964) e dell'Anp (nata con gli accordi di Oslo nel 1993), di uno stato democratico, dove ebrei, cristiani e musulmani possano vivere tutti insieme, con uguali diritti e uguali doveri, e l’altra opzione, di uno stato religioso: Israele (ebraico) e quello di Hamas (islamico) e ne è la conferma l'accordo Usa-Fratelli musulmani del Cairo di due anni fa. Non vi dice nulla quel che è accaduto negli ultimi anni? Dove è andata a finire la primavera araba: Tunisia, Egitto, Yemen, Libia e fra poco Siria?
5. Chi governa oggi a Gaza (Hamas) dovrebbe prima di ogni altra cosa lavorare per favorire ogni processo che possa portare ad alleviare o a far cessare le infinite sofferenze che un milione e settecentomila palestinesi che lì vivono, patiscono quotidianamente e non dovrebbe invece far prevalere logiche politiche di parte che inficiano questi processi di pace. Questo agire di attaccamento al potere è il vero motivo che non porta a quella necessaria e auspicabile riconciliazione di cui il fronte palestinese ha vitale e urgente bisogno.
6. Come si può raccontare e affermare che: "E' evidente la dipendenza quasi totale dell'Anp dai finanziamenti dei paesi donatori occidentali e il sostegno politico e diplomatico che Abu Mazen riceve da Stati Uniti e Unione Europea, limitano fortemente la possibilità di movimento del Presidente palestinese..."? Ma, se proprio il manifesto ha più volte scritto intere pagine sul comportamento ostile dell'impero Usa e dell'Europa dinanzi alla richiesta palestinese che l'Onu riconosca lo Stato di Palestina come suo 194° Stato membro, presentata il settembre scorso da Abu Mazen! Come non ricordare il comportamento negativo e ostile del Presidente Obama e della sua amministrazione dinanzi a tale richiesta? E come non ricordare il taglio dei fondi Usa (62 milioni di dollari) all'Unesco dopo il voto del suo riconoscimento allo Stato di Palestina? E’ questo il sostegno politico e diplomatico? Perché non raccontare che gli impiegati dell'Anp in questi mesi non ricevono i loro stipendi grazie alle scelte direttamente o indirettamente imposte da Israele? E perché non raccontare di come le promesse occidentali d'aiuto non vengano quasi mai rispettate? Perché non raccontare queste verità e invece scrivere menzogne e falsità che spostano la responsabilità su chi è vittima del dettato Usa-Israele rappresentandolo, al contrario, come collaboratore dei suoi nemici?  
7. Il compito delle forze di sicurezza dell'Anp è quello di difendere e tutelare gli interessi del popolo palestinese e gli obiettivi della sua lotta in un momento così duro e difficile della sua storia, non è quello di eseguire gli ordini dei non amici del popolo palestinese e non è quello di "dare la caccia ad Hamas...". E allora, ancora, perché scrivere cose non vere? Lo ribadiamo: il compito della nostra polizia è quello di garantire la sicurezza della nostra gente e della nostra lotta, essere duri con coloro che vogliono minacciare la sicurezza dei nostri militanti, delle nostre masse, sotto i flash dei superficiali e dannosi slogans, in questi momenti stiamo conducendo solo una lotta popolare di lunga durata, contro un nemico che non solo viola e nega ogni nostro diritto, ma nega anche la nostra semplice esistenza in quanto popolo e nazione. Un nemico potente, mantenuto e appoggiato a tutti i livelli dalle potenze occidentali. Non permetteremo a nessuno l'uso delle armi e combatteremo sempre la delinquenza comune. Nessuno viene o verrà arrestato o fermato per idee o pensiero politico. Se si hanno informazioni opposte, vi sfidiamo a portarle sulla stampa con le prove di quanto affermato. E se ci sono stati errori o abusi comprovati saremo i primi a chiederne il conto. Accettiamo tutte le critiche che volete, ma rifiutiamo i maestri miopi e l'opera da 5° colonna. Siamo orgogliosi della nostra storia e della nostra lotta popolare, responsabile e umana. E sappiamo già, purtroppo, che per l’ennesima volta non vedremo pubblicato sulle pagine del manifesto questa nostra replica. Evidentemente la verità dà fastidio ma, permetteteci una domanda e poi, magari, provate anche a risponderVI: dà fastidio “a chi”?

*Segretario Al Fatah in Italia

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