pensionifiom

di Romina Velchi
Due assegni su tre  (il 77%) non arrivano ai mille euro; di questi il 49% è sotto i 500 euro; l’assegno medio è di appena 770 euro mensili, che diventano 569 per le donne (quasi la metà degli uomini, 1.047 euro). Sono davvero «numeri che fanno rabbrividire» (per usare le parole del vicepresidente vicario di Confesercenti Vivoli) quelli illustrati ieri nel corso della presentazione del Rapporto 2011 dell’Inps.
Niente di nuovo sotto il sole, per la verità, ma comunque impressionanti perché sono la prova provata che una pensione degna di questo nome, di fatto, non esiste più: sono assegni da fame, che fanno dire al Codacons che «dal 2002 ad oggi i pensionati hanno avuto un’inflazione sempre superiore rispetto a quella ufficiale, talvolta anche doppia. Gli oltre sette milioni di pensionati con un reddito inferiore a mille euro vivono di rinunce».
Eppure ciò non ha impedito ad Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, di definire la riforma Fornero «equa e coraggiosa», «capace di assicurare la necessaria stabilità finanziaria al sistema previdenziale italiano in questa complessa transizione». Insomma, l’importante è che i conti tornino e pazienza se ciò accade sulla pelle di qualche milione di persone. «Le parole del presidente dell’Inps sono offensive e irrispettose nei confronti di chi quella riforma la sta pagando», attacca il segretario dello Spi-Cgil Carla Cantone; tanto più che, come si evince dalla medesima relazione annuale, i conti dell’istituto previdenziale sono già belli che tornati, visto che c’è un attivo finanziario di poco sotto il miliardo. Per loro, per questi milioni di pensionati «che scivolano sempre più verso una condizione di vera e propria indigenza e povertà» (sempre Cantone) non una parola, nemmeno di “ringraziamento per il sacrificio”, da parte di Mastrapasqua. Al contrario, elogio dei “grandi risultati” (cioè, in ultima istanza, a se stesso) ottenuti: attivo finanziario, snellimento della struttura (che ci invidiano pure all’estero, sic!), emersione dei contributi, informatizzazione.
Se c’è una critica da fare al governo, secondo il presidente dell’Inps, riguarda lo scottante tema degli esodati, che ieri è tornato a far litigare il ministro Fornero e il segretario della Cgil Camusso. «Bisogna trovare una soluzione per tutti» è l’opinione di Mastrapasqua, mentre il ministro ci ha già messo una pietra sopra: «Non possiamo riaprire i giochi». E sì, perché gli esodati rappresentano «un costo della riforma delle pensioni», avverte Mastrapasqua, e le riforme, come noto, costano, ma, dice Fornero, «non abbiamo ora accantonamento di risorse». C’è solo il decreto sui 65mila che, ammette il ministro, è «una soluzione». Per gli altri si troverà una soluzione: «Studieremo il problema. Se dobbiamo trovare le risorse lo faremo».
Tutta colpa del poco tempo e della situazione finanziaria tanto drammatica, dice il ministro nel tentativo (disperato) di difendere una riforma che fa acqua da tutte le parti. In condizioni normali il governo avrebbe evitato «alcune asperità» (le chiama proprio così), avrebbe evitato «l’amputazione della gamba». Facile la replica di Camusso: «Excusatio non petita, accusatio manifesta».

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