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di Ylenia Sinia
Giornata di tensione e protesta ieri a Roma in occasione del via libera definitivo alla camera del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. A presidiare palazzo Montecitorio fin dalle prime ore del pomeriggio centinaia di lavoratori della Cgil in mobilitazione contro «un provvedimento sbagliato e recessivo in un paese che ha bisogno di sviluppo». A riempire la piazza, lavoratori di tutte le categorie, soprattutto provenienti dalla Capitale e dal Lazio a causa della diffusione su tutto il territorio nazionale dei presidi della Cgil. Dalla funzione pubblica ai metalmeccanici Fiom fino ad arrivare ai lavoratori degli studi cinematografici di Cinecittà in protesta contro l'ultimo piano industriale che ne prevede la riorganizzazione. Con loro anche alcuni esponenti politici, tra cui il responsabile economia e lavoro del Partito democratico, Stefano Fassina, il segretario dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e quello di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero. «Siamo qui per dire al governo che la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro vanno cambiati» afferma dal palco Serena Sorrentino, segretaria confederale Cgil, il cui intervento è stato costantemente «disturbato» da un gruppo di lavoratori che gridavano «sciopero generale» ma anche applaudito in alcuni passaggi.
È iniziata in mattina invece la protesta dei sindacati di base (Usb, Cobas, Usi), dei movimenti per il diritto all'abitare (Blocchi precari metropolitani), dei migranti, dei precari, degli studenti (Atenei in rivolta), messi a dura a prova da un continuo confronto con le forze dell'ordine. Prima l'«assedio» con lancio di uova e frutta agli Stati generali del sociale organizzati dalla giunta Alemanno all'Auditorium Antonianum in viale Manzoni, «protetto» da una vera e propria zona rossa con tanto di identificazione di manifestanti «sospetti» in procinto di avvicinarsi. Poi il corteo verso Montecitorio per opporsi all'approvazione del ddl Fornero, bloccato più volte dalle forze di polizia sparse un po' ovunque per le vie del centro. Welfare e lavoro.
Due elementi di «un disegno unitario: da un lato la riduzione dei servizi sociali e la loro progressiva privatizzazione, dall'altro la distruzione dell'articolo 18, dei diritti sul lavoro, l'aumento della precarietà». Un'unitarietà ieri rappresentata dalla presenza della ministra del lavoro, Elsa Fornero, sul palco degli Stati generali del sociale. E proprio dentro all'Auditorium Antonianum è stato fermato, e successivamente posto in stato di arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, il responsabile del servizio civile del Cesv, Claudio Tosi, membro del Roma sociale pride, già fermato e identificato martedì mattina per aver distribuito un dossier contro le politiche sociali della giunta Alemanno. Oggi, Claudio Tosi subirà un processo in direttissima.
Intorno a mezzogiorno il presidio si trasforma in un corteo che, giunto a Piazza Venezia, prova a entrare in via del Corso in direzione di Montecitorio ma viene bloccato dalla polizia che carica i manifestanti. Dopo una pausa di un paio di ore nella vicina Piazza Santi Apostoli, «autorizzata» in quanto da lunedì c'è una tendopoli di protesta di sindacati di base e movimenti, molti attivisti lasciano la piazza ormai circondata dalle forze dell'ordine. Il tentativo di un gruppo di manifestanti, tra cui alcuni dirigenti sindacali dell'Usb, di raggiungere Montecitorio, dove nel frattempo si sono riuniti i lavoratori Cgil, innesca una vera e propria «fuga» a tappe per le strade del centro di Roma dove le forze dell'ordine, con tanto di camionette parcheggiate a ogni bivio «strategico» a protezione della camera, tentano più volte di bloccare il passaggio. In piazza di Pietra un blindato in corsa cerca di chiudere all'ultimo momento la strada nonostante la presenza di manifestanti e turisti. Ma un gruppo riesce a passare e raggiungere Montecitorio al grido «l'art. 18 non si tocca».
Un'accesa discussione tra sindacati di base e lavoratori Cgil è quasi automatica. Al centro soprattutto la decisione della Cgil di ritirare la data dello sciopero generale. Un tema su cui i lavoratori del sindacato confederale hanno discusso anche quando sindacati di base e movimenti hanno lasciato la piazza.
da Il Manifesto, Giovedì 28 Giugno 2012

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