di Antonio Ferraro * 

 

Dopo la riforma delle pensioni, la manomissione dell’articolo 18, l’aumento della benzina, l’aumento dell’Iva, l’Imu sulla prima casa, il governo Monti, con il decreto sulla Spending Review, colpisce con tagli pesanti anche sanità, pubblico impiego, istruzione ed enti locali, proseguendo così a tappe accelerate il disegno di devastazione sociale iniziato dal precedente governo Berlusconi.

 

Il decreto legge sulla Spending Review n. 95 del 6 luglio 2012 è in vigore dal 7 luglio 2012 dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. E’ già iniziato l’iter parlamentare, il primo passaggio al Senato. Il titolo scelto dal governo per il decreto, “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, è una trovata mediatica che sa tanto di presa in giro visto che in realtà il decreto contiene solo tagli alla spesa e ai servizi che colpiranno ancora una volta la vita di milioni di cittadini. Si tratta di una vera e propria manovra finanziaria di 26miliardi (4,5 nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11 nel 2014) per evitare l’aumento delle aliquote Iva (solo rinviato a giugno 2013), per rispondere a emergenze come quella del terremoto e per aggiungere altri 55.000 esodati ai 65.000 individuati dal decreto 1 giugno 2012 (ancora ne restano fuori oltre 200.000 tra lavoratori e lavoratrici).

 

Nel testo definitivo del decreto legge in questione, che potrebbe essere modificato in sede parlamentare, troviamo misure e tagli che compromettono diritti costituzionalmente garantiti come quello alla salute. Di seguito trattiamo le principali “sforbiciate” invitando i lettori interessati all’intero impianto del decreto ad approfondire la lettura utilizzando i link riportati in fondo all’articolo.

 

SANITA’ – Tagli di 4,7 miliardi di euro in tre anni al fondo sanitario nazionale (2012: 900 milioni, 2013: 1800 milioni, 2014: 2000 milioni), che si aggiungono agli oltre 12 miliardi tagliati dal precedente governo Berlusconi. Inoltre, il decreto prevede il taglio dei posti letto che le regioni dovranno deliberare entro il 30 novembre rispettando l’abbassamento del rapporto ogni 1000 abitanti, che passa da 4 a 3,7 con una riduzione di 18-20mila posti letto su scala nazionale, che sommata a quella operata dal precedente governo si arriva alla cancellazione di 80 mila posti letto.

 

ENTI LOCALI – Il governo Monti, anche qui in piena continuità con il precedente governo Berlusconi, sferra un duro attacco anche agli enti locali attraverso tagli ai trasferimenti che rischiano di rendere impossibile l’esercizio dei rispettivi compiti istituzionali, a partire dall’erogazione di prestazioni e servizi essenziali ai cittadini. Il decreto, infatti, prevede una stangata di 7,2 miliardi in tre anni (2012-2014) ai danni di regioni (3,2 mld), comuni (2,5 mld) e province (1,5 mld). Tagli che si aggiungono a quelli altrettanto feroci delle manovre precedenti in assenza totale di un intervento di revisione del Patto di Stabilità, come richiedono da tempo gli enti locali per svincolare dallo stesso risorse da destinare agli investimenti territoriali su sviluppo economico e sociale.

 

PUBBLICO IMPIEGO–Un attacco al lavoro e al sistema dei servizi pubblici. È previsto un taglio delle piante organiche nel Pubblico Impiego (10% dipendenti, 20% dirigenti) che produrrà di fatto il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici. Inoltre, è prevista la riduzione degli spazi di lavoro negli uffici al limite del soffocamento.

 

ISTRUZIONE E RICERCA– Dopo i tanti tagli del governo Berlusconi, istruzione e ricerca sono ancora vittime di politiche sbagliate che minano occupazione, qualità dell’offerta formativa e innovazione. Viene colpito il personale della scuola pubblica (docenti in esubero e inidonei per motivi di salute). Vengono tagliati i finanziamenti a importanti istitutidi ricerca (l’INFN perde 24 milioni, il CNR 16 milioni). L’unico saldo in positivo è per le università non statali, tra cui la Bocconi di Monti, che continuano a beneficiare di fondi pubblici (10 milioni).

 

SPESE MILITARI–Tra le spese ‘salvate’ ci sono quelle meno utili. Saranno ben inferiori al 10% previsto le riduzioni di organico delle forze armate, per via della composizione e dell'età del personale. Mentre resta intatto tutto il comparto di acquisizione di armamenti, compreso il contestato programma dei cacciabombardieri F35, e il programma Forza NEC, che insieme valgono ben 28 miliardi di euro! Previsti anche 1000 milioni per le missioni di pace, che sappiamo bene essere vere e proprie missioni di guerra, come quella in Afghanistan.

 

Una vergogna assoluta che darà il colpo di grazia ai servizi pubblici erogati alla cittadinanza, lasciando campo aperto alle privatizzazioni e al mercato. Una vergogna ancora più insopportabile se si pensa che le spese veramente inutili, come quelle militari o quelle per la Tav in Val Susa, non vengono toccate.

 

Inoltre, come giustamente Roberto Romano rileva in un suo recente articolo su il Manifesto, il decreto è solo un assaggio di una serie di stangate plurimiliardarie ai danni del Paese che il governo Monti e il parlamento che lo sostiene stanno confezionando per i prossimi anni. Infatti, Romano sottolinea come “questo provvedimento interessa le misure che riguardano il recupero del mancato gettito legato alla recessione. Non ci sono ancora le misure che dovrebbero essere adottate per implementare il patto euro plus e poi fiscal compact, cioè delle misure pari a 1/20 del rapporto debito pil superiore al 60%. L'Europa si impegna per 120 mld di euro per la crescita, ma obbliga gli stati a misure che valgono il doppio delle risorse stanziate per la crescita”.

 

Con la Spending Review la crisi peggiorerà ulteriormente perché le misure previste contribuiscono ad aumentare recessione, disoccupazione e disuguaglianza sociale. Ancora una volta è assente una politica di redistribuzione della ricchezza e di sviluppo occupazionale.

 

PER APPROFONDIRE:

 

 

 

  • responsabile nazionale Politiche Sociali del Prc

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