carboneIl 29 ottobre MANIFESTAZIONE NAZIONALE ad Adria contro il Carbone e davanti a tutte le altre centrali. NOI CI SAREMO!

 di Stefano Galieni

Sabato 29 ottobre Adria, in provincia di Rovigo vedrà un grande e importante corteo ambientalista. Una ragione specifica, il rifiuto della trasformazione della centrale ad olio combustibile di Porto Tolle in centrale a carbone. L'Enel ha deciso ormai da anni di trasformare o ampliare le proprie centrali, indipendentemente dalle necessità energetiche, utilizzando quello che è il combustibile più inquinante e nocivo, causa non solo di effetto serra ma probabilmente determinante nell'aumento dei tumori. Oltre ad una manifestazione nazionale si svolgeranno presidi in numerose località del Paese in cui o già esistono centrali a carbone in fase di ampliamento, si sta tentando di riconvertirne quelle ad olio combustibile o le si vuole creare ex novo.

La vicenda di Porto Tolle ha un valore simbolico e politico centrale. «È stata indetta dagli stessi soggetti che facevano parte del movimento contro il nucleare – racconta Lorenzo Feltrin, segretario Prc di Rovigo. L'Enel qui ha già inquinato per 30 anni e ora ha scelto questo sito per dare il colpo finale. Sono già stati condannati, ci sono procedimenti in corso contro l'azienda, il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza favorevole rispetto al danno ambientale che avrebbe provocato la realizzazione della centrale perché in contrasto con la legge regionale che protegge il parco sul Po e perché viola normative europee. La regione ha deciso di modificare la legge sul parco e l'Enel è ripartita all'attacco». Si tratta di una delle aree umide più importanti d'Europa, con una economia agricola già forte e in cui si potrebbe valorizzare anche il turismo. Rifondazione, in questo sostenuta politicamente solo da IdV è uscita dalla giunta comunale di Porto Tolle per contrastare le decisioni imposte dall'Enel ed ha assicurato una presenza massiccia alla manifestazione e a tutte le manifestazioni che si terranno in materia. Alla fine il partito porterà un proprio saluto dal palco indicando anche quelle che potrebbero essere le proposte politiche alternative dal punto di vista energetico. Uno dei temi su cui l'Enel opera un potente ricatto è il versante occupazionale, a Porto Tolle ma soprattutto nel Meridione, si chiede di scambiare la salute e l'ambiente con pochi posti di lavoro operando anche pesanti condizionamenti nelle istituzioni. Ci vorrebbero classi dirigenti in grado di investire sulle energie rinnovabili e sulla green economy, capace di produrre occupazione quantitativamente più numerosa e qualitativamente migliore e di guardare soprattutto al futuro. Il ricatto occupazionale pesa moltissimo a Civitavecchia, dove l'Enel non intende sentire ragioni. Nella cittadina del litorale romano si è operato con la logica del bastone e della carota. Gaetano Alibrandi, responsabile regionale ambiente del Prc non ha peli sulla lingua:«L'Enel ha investito per risanare parte della costa e acquisire consenso anche fra i lavoratori ma continua a minacciare tagli a tutto spiano». A Vado Ligure, in provincia di Savona, è nato il comitato "Uniti per la Salute che ha raccolto molti consensi e creato anche contrasti nelle istituzioni. La provincia, passata al centro destra, sembra essere il principale alleato dell'Enel che intende ampliare la centrale già esistente, la posizione della Regione è ambigua mentre i Comuni di Vado e di Savona hanno collaborato per ricorrere al Tar avverso l'ampliamento della centrale. «Il comitato è apartitico – dice Marco Ravera, segretario del Prc savonese – ma riconosce bene la differenza fra le forze politiche che si limitano a dichiarazioni di circostanza e chi si impegna realmente. Pensavamo di fare un pullman e andare ad Adria ma ora si è deciso di fare un presidio presso il sito di Vado. L'Enel cerca di conquistarsi simpatie anche attraverso paginate intere sui giornali locali». Nel pieno del disastro che sta colpendo La Spezia e i comuni limitrofi, anche lì ci si mobilita contro il tentativo di aprire una centrale. «L'Enel mira all'ottenimento della autorizzazione integrata ambientale che lascerebbe campo libero – afferma Wiliam Domenichini, responsabile ambiente della federazione locale del Prc – Per ora il comitato per il no al carbone ha vinto la battaglia. Vogliamo aprire una trattativa per impedire che si accetti la possibilità di bruciare Cbr e fare in modo che ci sia una reale stretta sulle emissioni, ma anche da noi ci sono difficoltà legate al fatto che si promettono posti di lavoro. In tempo di crisi questo pesa non poco». In Calabria due sono i siti interessati, il primo a Saline Joniche è un impianto chimico mai entrato in funzione che una società svizzera vuole utilizzare per una centrale. «A Saline l'opposizione è forte anche perché l'impatto ambientale è facilmente percepibile e perché a regime la centrale darebbe lavoro al massimo ad una trentina di persone ma distruggerebbe contemporaneamente altre fonti economiche – racconta Rocco Tassone, segretario regionale Prc – L'altra è a Rossano e si tratta di una battaglia che va avanti da anni e anni. Io sono ingegnere e mi sono occupato da tanti anni di queste tematiche e anche se il ricatto occupazionale pesa e come, ci sono molti cittadini e cittadine determinati a non lasciar passare un progetto inutile e costoso. La Calabria esporta tantissima energia in eccesso, perché distruggerla con centrali già vecchie all'origine?». Iniziative sono previste, in contemporanea alla manifestazione di Adria, anche a Brindisi e a Gualdo Cattaneo. Chi non potrà raggiungere il corteo nazionale si adopererà per realizzare presidi. Ovviamente ha aderito anche il Prc con un comunicato firmato dalla responsabile beni comuni, della segreteria nazionale del partito, Rosa Rinaldi. «Le dimensioni delle emissioni di CO2 sono tali da sottoporre il Paese a costi altissimi sulla salute delle popolazioni e sulle economie dello Stato, mantenendo il sistema energetico ad un basso rendimento – afferma Rinaldi - Siamo perché si proceda ad un vero e proprio decentramento attraverso impianti di ridotte dimensioni e adeguati alla domanda del territorio. Il ricorso al carbone prevede grandi impianti, con un impatto sull'ambiente insopportabile ed un rendimento energetico scarsissimo. L'Enel, vero e proprio convitato di pietra, con le sue centrali a carbone produce 5 milioni di tonnellate di CO2 per ogni 1.000 Mwe, un macigno per l'atmosfera, per la salute e per l'economia. Il carbone pulito non esiste e bisognerebbe non trarre in inganno le popolazioni: anche i nuovi impianti di "ultima generazione" sono concepiti come "grandi opere" di taglia smisurata, immettono in atmosfera grandi emissioni anche a causa delle notevoli dimensioni. E' ora di abbandonare la strada del carbone, investendo sull'ambiente e sulla salute attraverso la ricerca e la sperimentazione verso sistemi che si fondino sulle fonti rinnovabili derivanti direttamente o indirettamente dal sole». Ulteriori informazioni sulle mobilitazioni, orari, luoghi di concentramento, partecipanti e organizzatori sono reperibili presso il sito www.fermiamoilcarbone.it

27/10/2011

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