Cari compagni,

contro la devastante “manovra anticrisi” messa in atto dal Governo non si possono risparmiare energie, iniziative di lotta e forme di opposizione.
Tra queste va sicuramente percorsa anche quella giurisdizionale. Sono diversi infatti, anche a parere di autorevoli giuristi, i profili di incostituzionalità presenti nei vari articoli della Legge 14/9/2011 n.148.
Dall’articolo 3 che, affermando pomposamente l’assoluta libertà dell’iniziativa economica privata, si configura come una riforma impropria dell’art. 41 della Costituzione che, come è noto, la vincola indissolubilmente a finalità sociali;   al famigerato articolo 8 che di fatto fa tabula rasa di secolari conquiste di civiltà del nostro movimento operaio, dalla contrattazione collettiva nazionale alla tutela contro i licenziamenti ingiustificati;  passando per il subdolo articolo 4 che, esattamente all’opposto rispetto a quanto recita il suo titolo (“adeguamento della disciplina dei servizi pubblici  locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”), ribalta il risultato del referendum del 12 e 13 Giugno scorso. Esso infatti ripropone sostanzialmente l'articolo 23 bis della legge Fitto-Ronchi che imponeva la privatizzazione dei servizi pubblici locali, abrogato dall'esito del primo quesito referendario. L’esclusione dell’acqua dalla nuova formulazione normativa non fa venire meno l’anticostituzionalità del pacchetto anticrisi.

Infatti la stessa Cassazione, nell’accogliere il quesito referendario, aveva chiaramente indicato come l’abrogazione dell’art. 23 bis riguardasse anche l’intero settore dei servizi pubblici. Peraltro questo nuovo intervento normativo in materia confligge chiaramente con le competenze delle Regioni in materia di servizi pubblici locali.
Sarebbe pertanto importante che i compagni della FdS presenti nei Consigli e nelle Giunte Regionali, qualsiasi sia la nostra collocazione, assumessero in stretto collegamento con i rappresentanti territoriali del Comitato referendario e dei movimenti per l'acqua, iniziative politiche ed istituzionali per l'attivazione da parte delle rispettive Regioni di specifici ricorsi dinanzi alla corte Costituzionale finalizzati alla declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme in questione.
Inoltre, gli interventi normativi attualmente in discussione in quasi tutte le Assemblee Legislative regionali in materia di organizzazione del servizio idrico, in attuazione del cosiddetto “decreto-legge Calderoli” che ha disposto la soppressione delle Aato delle acque, sono occasioni imperdibili per assumere iniziative politiche e istituzionali in linea con la vittoriosa campagna referendaria.  Nostro obiettivo dovrebbe essere quello che in tali leggi, oltre alla definizione di ambiti territoriale di prossimità con le comunità locali per il governo partecipato delle risorse idriche, anziché ATO uniche regionali, si stabiliscano tra l'altro principi e regole volte ad una transizione verso la gestione pubblica e partecipata dell'acqua attraverso aziende speciali aventi natura pubblicistica al posto delle attuali SpA, sul modello napoletano e parigino.
L'11 Novembre prossimo, dalle ore 11 alle 16, presso la sede della Direzione del Prc in Via del Policlinico 129 a Roma, terremo un apposito seminario di approfondimento di tali tematiche alla presenza di Marco Bersani ed altri esponenti del Comitato Referendario, al quale sono certo non mancherete.
L'approssimarsi della scadenza dei termini per i suddetti ricorsi nonché lo sviluppo del percorso normativo correlato alla scadenza delle Aato, mi induce comunque a suggerire, nel frattempo, l'attivazione di interventi politici al riguardo come mi risulta stia già avvenendo in diverse situazioni.
Data l’importanza degli argomenti confido nella tua presenza.
Un caro saluto,

Massimo Rossi

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