Damiano Stufara (Assessore Politiche Sociali e Abitative Regione Umbria)

Antonio Ferraro (Responsabile Nazionale Politiche Sociali P.R.C.)

La rivolta della Regione Umbria e dei comuni del cuore verde di Italia contro i tagli al sociale decisi dal governo oltrepassa le differenze politiche e diventa generalizzata, con l’adesione, per una volta unite, di CGIL-CISL-UIL, e dell’intero terzo settore regionale. Mentre il mondo della scuola in ogni angolo del Paese manifesta sotto la parola d’ordine “noi la crisi non la paghiamo”, dall’Umbria parte un’altra onda: quella che denuncia i drammatici tagli a tutti i fondi che sostengono i servizi sociali e i sistemi locali di welfare in Italia e chiede al Governo di cambiare strada, di non acuire ulteriormente le disuguaglianze nella nostra società guardando solo al mercato ed indebolendo il sistema di protezione sociale, già inadeguato a rispondere ai crescenti bisogni e disagi della cittadinanza.

Un’onda contro il tentativo del Governo di smantellare lo stato sociale, di privatizzarlo, come esplicitato anche nel libro verde di Sacconi.Nella giornata di lunedì 24 novembre, a Perugia, all’interno di una gremita sala dei Notari, luogo simbolico e dai grandi trascorsi storici per la democrazia e la civiltà dell’Umbria, soggetti diversi hanno parlato con una voce sola, quella che parte dal basso, da chi vive i problemi reali e che rivendica una vita dignitosa, fuori dalla povertà, dal razzismo, dalle discriminazioni. Una voce che non trova ascolto nel Governo, che alimenta, al contrario, l’esclusione sociale attraverso tagli e provvedimenti vergognosi come le classi differenziate. L’intervento pubblico, secondo il modello di welfare del Governo, deve limitarsi solo ad azioni caritatevoli, come la social card, mentre il resto dei servizi è bene affidarli al mercato, che li rivende a chi può permetterseli. Un atteggiamento di forte irresponsabilità sociale, che trova la sua massima espressione, in un momento di crisi e di recessione, nel trovare risorse pubbliche solo per le banche e nulla a sostegno delle classi più svantaggiate. Così si stimola la guerra fra poveri e la disuguaglianza sociale.E’ urgente che la politica assuma consapevolezza della portata dello scontro mosso dal governo; consapevolezza richiamata anche dagli interventi che hanno visto alternarsi al microfono amministratori e volontari, sindaci e sindacalisti, lavoratori dei servizi sociali e disabili, familiari di utenti e l’intervento conclusivo di Rita Lorenzetti, Presidente della Regione Umbria.La crudezza e l’asetticità dei numeri fornisce più di qualsiasi altra considerazione la portata dell’operazione. Il principale strumento di finanziamento dei servizi sociali, il fondo nazionale delle politiche sociali, raddoppiato nell’ultimo biennio dall’allora Ministro Paolo Ferrero, subirà un taglio del 30% nell’anno in corso, ed un ulteriore taglio del 20% ci sarà nel 2009. Il fondo per la non autosufficienza, istituito nel 2007, a partire dal 2010 sarà azzerato. Cancellato da subito il fondo per l’inclusione sociale dei migranti, ormai considerati dall’esecutivo solo un problema di ordine pubblico. Tutti gli altri fondi settoriali di area sociale nel 2009 subiranno decurtazioni dagli effetti drammatici: - 33% alle politiche per le famiglie, - 51% per gli asili nido, - 42% per le politiche giovanili, - 51% per il servizio civile, - 32% per le pari opportunità, - 21% per il sostegno agli affitti. Se a ciò aggiungiamo anche la cancellazione delle risorse (550 milioni) per 12 mila alloggi popolari stanziati dal precedente governo il quadro è completo.Il segretario generale della CGIL dell’Umbria, anche guardando allo sciopero generale del 12 dicembre, ha affermato, intervenendo fra i primi, che la priorità oggi in Umbria e in Italia è il sociale, e che occorre convogliare nel welfare ogni risorsa possibile, lanciando un terreno di sfida esplicita anche al mondo del credito e delle fondazioni di origine bancaria, che tanti profitti hanno accumulato in questi anni e che oggi beneficiano anche delle misure di salvataggio che si stanno approntando.Quanto si è prodotto in Umbria lancia una sollecitazione a tutta la sinistra ed in primis a Rifondazione Comunista. Recuperare la nostra utilità sociale significa riconnettere terreni di lotta e di conflitto, che oggi tornano ad irrompere nella scena politica, ed offrire loro un’alternativa. L’assenza di una reale opposizione parlamentare apre, paradossalmente, uno spazio politico ulteriore. Costruire una grande battaglia politica e sociale per un welfare che si fondi sui diritti e non sulla produttività esasperata deve tornare ad essere una nostra priorità, in un’azione che leghi il carovita ai diritti di cittadinanza, la democrazia alla civiltà, e che sappia, con questi contenuti, attraversare le future mobilitazioni. Se non fossimo capaci di svolgere questo ruolo e tornassimo a chiuderci in ulteriori scontri interni è ben probabile che lo sbocco del disagio sociale sposti ulteriormente a destra l’orientamento della società.

Damiano Stufara (Assessore Politiche Sociali e Abitative Regione Umbria)

Antonio Ferraro (Responsabile Nazionale Politiche Sociali P.R.C.)

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