Scrivo queste rapide note congressuali, avendo appena appreso la notizia del venir meno di un referendum che avrebbe chiamato la Grecia a pronunciarsi sulle pesantissime restrizioni sociali imposte alla popolazione di quel Paese dall’Unione Europea. Avrebbe avuto l’effetto di un corto circuito che interrompe il “normale” corso delle politiche promosse da Bruxelles. Resta tuttavia visibile allo sguardo dei più che “il re è nudo”: è bastato infatti l’inaspettata prospettiva del ricorso a uno strumento di partecipazione democratica per far scoprire all’improvviso – si fa per dire – che il progetto europeo ha sin qui fatto a meno della volontà dei popoli.
Tutto resta in ogni caso e drammaticamente in discussione; e non ci riferiamo solo alla Grecia. Per quel che ad esempio riguarda il nostro Paese, non è dato prevedere in quale contesto politico e istituzionale sarà celebrato a dicembre prossimo il nostro Congresso nazionale. In una congiuntura talmente inedita e incerta, è assolutamente fondamentale aver messo il Congresso di Rifondazione Comunista, per così dire, con i piedi per terra. Non può cioè sfuggire l’importanza di un risultato già acquisito e tutt’altro che scontato: questo Congresso si annuncia come largamente unitario e raccoglie attorno al documento di maggioranza il grosso del gruppo dirigente. Si tratta di un dato politico prezioso e da valorizzare, che offre alle compagne e ai compagni l’opportunità di una discussione sul merito delle questioni, aperta, libera da beghe e posizionamenti pregiudiziali. Ciò dovrebbe essere apprezzato (e, per la verità, non sempre lo è) da chi ha denunciato i vizi di un correntismo cristallizzato e burocratico (da non confondersi con quello che considero un auspicabile pluralismo interno).
Il profilo unitario, che il nostro documento concretizza, è costruito su essenziali elementi di analisi e di linea politica: rappresenta cioè un fatto politico di sostanza. Precisamente l’eccezionalità dell’attuale congiuntura, il carattere strutturale della crisi, pone in evidenza le strette connessioni tra il piano ideale e strategico (il superamento del vigente assetto sociale) e quello più immediatamente politico (le risposte immediate da dare, davanti al peggioramento delle condizioni sociali e materiali): è l’analisi della crisi, la sua genesi e la sua natura, a dare forza e carattere di unicità alla proposta politico-programmatica del Prc, definendo altresì l’efficacia dell’opzione anticapitalistica.
Ferma critica di un sistema ingiusto oltre che strutturalmente fallimentare, rilancio di un’alternativa di società, denuncia di un assetto politico-istituzionale che prende progressivamente congedo dalla partecipazione democratica e si conferma incapace di dare risposte alla gravosa condizione della maggioranza della popolazione: su queste comuni fondamenta abbiamo altresì fatto nascere la Federazione della Sinistra. Le difficoltà che questa impresa ha incontrato in corso d’opera non vanno sottaciute, vanno affrontate con spirito costruttivo, sapendo che drammatizzare le differenze di opinione che ti separano da coloro che ti sono di fatto politicamente più vicini non serve a nessuno. A maggior ragione, nel caso dei due partiti comunisti. Dobbiamo casomai allargare il campo dell’azione unitaria, non restringerlo o farlo regredire. Non a caso, l’esigenza di conseguire il massimo di concretezza e di efficacia politica contrassegna la proposta unitaria rivolta alla sinistra di alternativa (a Sel in particolare) e la stessa volontà di tenere aperta l’interlocuzione con il centro-sinistra. Autonomia e unità: queste, le due parole che costituiscono l’alfa e l’omega del nostro Congresso.
Bruno Steri direzione nazionale