Claudio Grassi*
Uno degli argomenti più dibattuto nei nostri congressi dopo la nascita del Governo Monti è la proposta del Fronte Democratico. Si dice che è stato un errore proporlo. La dimostrazione starebbe nella sua attuale improponibilità. Da ciò ne discenderebbe che la proposta politica contenuta nella mozione di maggioranza è sbagliata. Non condivido questo ragionamento e spiego il perché. Intanto non è vero che questa è l’unica proposta politica contenuta nella prima mozione. Il Fronte Democratico è inserito in un insieme di proposte che comprendono la costruzione della Sinistra di alternativa, la FdS e il rafforzamento di Rifondazione. Ma, al di là di questo, continuo a ritenere che nello scenario nel quale è stata formulata la proposta del Fronte Democratico (quando poteva determinarsi una competizione elettorale tra centrodestra e centrosinistra) questa era l’unica proposta sensata possibile. Non mi sfuggono i suoi limiti, ma le due ipotesi alternative erano assai più negative. Quella di una intesa di Governo ci avrebbe messo in una condizione ancor peggiore di quella già vissuta col Governo Prodi. Quella di una corsa solitaria, con questo sistema elettorale, con il meccanismo del voto utile e con degli sbarramenti per noi impossibili da superare, ci avrebbe messo in una condizione di totale marginalità. L’efficacia di una proposta politica va valutata nel contesto per cui essa viene concepita. E’ del tutto evidente che oggi, in presenza di un governo tecnico di “grande coalizione”, non ha alcun senso proporre il Fronte democratico. Adesso la proposta di fase diventa quella di costruire l’opposizione di sinistra al Governo Monti. Sarebbe veramente grave se l’unica voce contraria fosse quella della Lega Nord. Per quanto riguarda il nostro partito, la situazione resta molto difficile. La scissione che abbiamo subito ci ha indebolito e non mi sfuggono i nostri limiti soggettivi e gli ostacoli che frustrano il progetto di costruzione della FdS primo passo verso la costruzione unitaria della sinistra di alternativa. Tuttavia mi pare che si aprano anche delle opportunità. Le scelte politiche che abbiamo assunto in questi anni ci consentono di collocarci “naturalmente” all’opposizione del Governo Monti. In una situazione ben diversa si trova chi ha scelto strategicamente l’internità al Nuovo Ulivo, poiché, se si pronuncia contro il Governo, rischia di mettere in discussione la coalizione stessa, se lo sostiene entra in contraddizione con le proprie posizioni politiche. E’ il problema dell’Idv, ma soprattutto di Sel, che aveva puntato molte carte su uno strumento – le primarie – al momento, per lo meno, congelato. Anche il Pd andrà incontro a non poche difficoltà, come il caso Fassina emerso in questi giorni dimostra. Tutto questo ci dice che per la sinistra si apre un vasto spazio politico, e che occorre muoversi con intelligenza in un contesto dinamico, che vede moltiplicarsi le contraddizioni. Precisamente in questo consiste la sfida posta nella proposta politica contenuta nel primo documento: dobbiamo dimostrarci in grado di bandire dalle nostre valutazioni e dai nostri comportamenti qualsiasi approccio settario o di autosufficienza. Lo scenario politico e sociale accresce la concreta possibilità di riallacciare i fili dell’unità della sinistra di alternativa. Come mostrano i risultati dei referendum e l’esito delle recenti amministrative in alcune importanti città, ci sono tutte le condizioni per costruire una opposizione non minoritaria. I segnali che ci arrivano dagli altri paesi europei ci dicono che i comunisti e la sinistra di alternativa ce la possono fare. L’ottimo risultato di Izquierda Unida in Spagna, data per spacciata fino a pochi mesi fa, ci fa ben sperare.
*segreteria nazionale