• La mostra – Paolo Ferrero

     

    Ogni momento della storia umana ha visto l’insorgere di movimenti rivoluzionari intenzionati a cambiare i destini dell’umanità. Spesso questo moto di popolo si è intrecciato con l’emergere di movimenti artistici capaci di cogliere il cambiamento, l’urgenza di una radicale ridefinizione dei paradigmi stilistici, formali e sostanziali.

    Oggi, a vent’anni dalla fondazione del nostro partito, ripercorriamo anche attraverso le immagini del passato, le voci la dignità e l’orgoglio che ci hanno accompagnato, le storie dei compagni e delle compagne, le suggestioni di chi cerca di guardarci con occhi critici ma appassionati. Nella consapevolezza che la memoria storica è luogo dello “scontro di classe”, diamo vita a quella che Benjamin chiamerebbe una “rammemorazione”. Il filosofo marxista tedesco infatti ci ricorda come i tentativi storicisti di selezionare quel che è funzionale al presente, ordinando il passato secondo gli stessi criteri della memoria collettiva, diano rilievo solo a ciò che ha potuto affermarsi, ai “vincitori della storia”. A questa impostazione storiografica Benjamin contrappone la sua Storiografia della rammemorazione , che si propone il compito di “spazzolare la storia contropelo”, mettendo al centro la storia dei vinti, di coloro che non sono saliti sul “carro trionfale” del vincitore.

    Con questa mostra, che parte dall’archivio di Rifondazione Comunista per arrivare alle opere d’arte che hanno liberamente interpretato il tema della liberazione dell’uomo e della donna, vuole essere un piccolo contributo a questa opera di scardinamento di quella storia dei vincitori che si basa sulla loro narrazione. Questa mostra, intrecciando rammemorazione del passato e apertura creativa al futuro parla di noi, del nostro presente, che non è indefinito e sospeso a mezz’aria, ma collocato dentro una storia. La storia dei tentativi degli uomini e delle donne di liberarsi dal giogo della schiavitù e dello sfruttamento. La nostra storia.

    Voglio quindi ringraziare qui tutte le persone, in primis Linda Santilli, che hanno reso possibile tanto la realizzazione dell’archivio stesso, quanto la sua implementazione nel corso degli anni, conservando un patrimonio di testimonianze che altrimenti sarebbe andato perso. Mi auguro che continueranno a farlo, mi auguro che questi primi venti anni – di vita e di storia del nostro partito – sedimentino in materia tale da divenire patrimonio di tutta la sinistra europea. Parimenti voglio ringraziare Roberto Gramiccia e tutti gli artisti che hanno messo a disposizione gratuitamente le loro opere d’arte per costruire questa mostra nella sua completezza di significati. È fondamentale, nel momento in cui cerchiamo di ragionare sul futuro, ricevere l’apporto, il pungolo, la richiesta di coinvolgimento del mondo dell’arte, spesso capace, più di ogni parola, di raccontare l’oppressione dell’uomo sull’uomo e il desiderio di liberazione. Così come ringrazio di cuore ogni persona, ogni compagna e ogni compagno, che si sono messi a disposizione volontariamente e hanno dato il loro contributo creativo, di tempo e di impegno alla realizzazione di questa incursione artistica nella storia del nostro partito.
    Perché, come scriveva Albert Camus, «La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei».

    Paolo Ferrero