di Fabio Mini (Repubblica)
Non capisco tutta la buriana sugli F- 35, anche se sono sicuro che questo è il momento migliore per buttare tutto in politica. Ma quest’ultima polemica sulla questione dei fulmini è chiaramente strumentale. Non si può pretendere che un aereo invisibile sia anche invulnerabile o che una macchina volante che trasporta tonnellate di esplosivo non corra il rischio di esplodere in un temporale estivo. Ormai tutti sanno che l’F-35 è inferiore ai suoi concorrenti russi (e forse perfino ai cinesi) nel duello aereo, che non assicura la superiorità nemmeno per i prossimi cinque anni, non fa niente di più di un vecchio aereo nelle operazioni militari in corso, sarà già vecchio per quelle del prevedibile futuro e costa una barca di quattrini.
Embè? Nessuno ha considerato queste quisquilie quando abbiamo cominciato a impegnare soldi che non avevamo per questo e altri programmi onirici. Eppure i segnali che potesse finire così c’erano già.
di Adriana Pollice
Si teme che i 2400 ancora in attesa non rientrino mai. Crisi anche a Pratola Serra e alla Marelli
Una settimana proclama l'avvio della ripresa, quella successiva suona il de profundis per il mercato dell'auto. Così l'ad Fiat, Sergio Marchionne, dopo aver annunciato nuovi mirabolanti investimenti in Italia per lanciare entro il 2016 diciassette nuovi modelli e l'aggiornamento di altri sette, sulle colonne del Financial Times ieri ha disegnato un futuro nerissimo per le industrie automobilistiche europee, che starebbero creando le condizioni «perché si scateni un uragano» a meno che, ragiona Marchionne, non si faccia qualcosa contro l'eccesso di produzione rispetto alla domanda di auto: «Quanto tempo si può continuare a sovvenzionare l'Europa a questi ritmi?», si domanda prima di profetizzare «ci sarà una qualche implosione». In sostanza, toccherà chiudere qualche fabbrica. Il Lingotto allora scommette sul segmento di fascia alta e il 30 gennaio inaugura lo stabilimento delle Officine Maserati di Grugliasco, nel torinese.
di Paolo Tessadri
In Trentino il Pd fa harakiri. Anzi fa di più: regala un senatore alla coalizione di Monti. I numeri sono piccoli e non si deciderà certo in Trentino se il Pd di Pier Luigi Bersani avrà la maggioranza in Senato oppure no. Ma certo quello che è successo quasi all’estremo Nord del nostro Paese contraddice il segretario del Pd quando parla di voto utile, oppure quando si chiede ad Antonio Ingroia la desistenza in alcune regioni pur di far eleggere più senatori possibili del Pd. Più che un indizio, è, nei fatti, la prova di un’alleanza fra il Pd e Monti, per ora in formato mignon. In Trentino ci sono tre collegi senatoriali, il più sicuro per il centrosinistra è quello di Trento città, quello dove non ha mai vinto è in Valsugana, mentre nel terzo a Rovereto si tratterebbe di riconfermare il senatore uscente. I tre partiti di maggioranza della giunta provinciale, Pd, Unione per il Trentino e Partito autonomista Trentino tirolese e Unione per il Trentino, hanno deciso di non rompere l’alleanza alle elezioni parlamentari e, dunque, di spartirsi i tre collegi senatoriali.
di Keynesblog
Gli elevati debiti pubblici hanno origini differenti. In paesi vittime delle bolle, essi sono cresciuti poiché gli Stati hanno acquistato i debiti privati nel momento in cui hanno salvato le banche. Secondo la Banca Mondiale, mediamente i salvataggi sono costati il 12,8% del PIL delle nazioni coinvolte.
In Italia, invece, l’origine del debito pubblico è in gran parte addebitabile al divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia agli inizi degli anni ’80, che ha comportato l’aumento dei tassi di interesse. Questa origine, come è evidente, non ha nulla a che vedere con le proposte di politica economica di Keynes e anzi è il risultato di teorie opposte, che vedono l’inflazione come un fenomeno di origine esclusivamente monetaria e quindi controllabile tenendo a freno l’offerta di moneta. Tali teorie, di origine monetarista, prescrivono pertanto l’indipendenza della banca centrale e sconsigliano la monetizzazione dei deficit pubblici. Lo statuto della BCE è l’espressione più radicale di questo assunto.
di Daria Gorodisky
Non si fa polemica su un gesto di umanità.
ROMA – Paolo Ferrero, lei è segretario di Rifondazione comunista e candidato alla Camera per Rivoluzione civile: come giudica la partecipazione di alcuni altri membri del suo partito ai funerali di Prospero Gallinari?
«Per me è molto semplice, perché si tratta di una questione personale, un fatto di umanità. In particolare per quanto riguarda Claudio Grassi, che conosceva Gallinari da sempre, sono cresciuti nella stessa città, si conoscevano anche le famiglie…Ha partecipato in forma strettamente privata, non politica. Trovo assurdo ci sia una polemica su questo».
Una polemica che però nasce dall’interno di Rivoluzione civile, dal coordinamento provinciale di Reggio dell’Italia dei valori.