di Claudio Grassi
Facciamo una ipotesi, che purtroppo potrebbe diventare realtà. La guerra della Francia in Mali prosegue e richiede l'intervento di altri paesi. Nel frattempo si svolgono le elezioni in Italia. Il Parlamento deve votare l'invio di un contingente militare. Nel centrosinistra (che probabilmente ha vinto le elezioni) vi sono anche degli eletti che vorrebbero votare contro (Sel), ma sulla base della Carta degli intenti che hanno sottoscritto non possono farlo (si ha il diritto di dissentire, ma il voto deve essere quello condiviso dalla maggioranza degli eletti della coalizione). Il Parlamento italiano non avrebbe nessun gruppo (la destra ovviamente voterebbe a favore), che voterebbe contro la guerra. Anche per questo è importantissimo votare Rivoluzione Civile (altro che voto inutile!!!) affinché ci sia in Parlamento una voce coerentemente contro la guerra e in difesa dell'art.11 della Costituzione.
di Roberto Musacchio
Può un partito, un leader, che è per il Fiscal Compact, la Tav, le missioni militari, chiedere, anzi quasi imporre, di votare per lui, a me, che sono contro tutte quelle cose?
Mi sono interrogato sul fastidio profondo che mi hanno provocato le ultime uscite sul cosiddetto “voto utile” di Bersani e altri del Pd, e ho pensato che la cosa richiede qualche riflessione in più anche rispetto alle, per me, salutari risposte che circolano in rete e che invitano Bersani a rivolgersi a Monti, o gli ricordano il governo “tecnico” sostenuto insieme a Berlusconi, o prevedono starà ancora con Monti dopo il voto, o, appunto, legano l’”utilità” ai contenuti e alle idee.
E le riflessioni riguardano la natura della nostra democrazia, ma anche della nostra etica, e dei soggetti che agiscono sullo scenario pubblico, come i partiti.
di Giacomo Russo Spena
“Non so se e chi voto. Deciderò all’ultimo”, è il tormentone prelettorale che accompagna, in questa fase, soprattutto i cosiddetti elettori di sinistra, disillusi in generale, che non sposano nessuno progetto in toto.
Ecco allora cercare di capire i reali progetti di ogni partito, studiare i differenti programmi, scrutare i candidati premier e mettere a setaccio la composizione delle liste. Almeno dovrebbe essere così. In Italia, invece, subentrano fattori esterni e il “voto utile” per arginare la rimonta di Berlusconi a cui si appella il centrosinistra (in primis il segretario Pd Bersani), mai come questa volta sembra una presa in giro. Uno scherzo di veltroniana memoria che nel 2008, in quell’occasione, portò in Parlamento i Calearo e le Binetti.
di Carmine Fotia
E chi lo ha detto che la desistenza potrebbe tradursi in un voto alle liste di Bersani e a quelle di Vendola?
Daniela Preziosi ha documentato perfettamente su il manifesto perché quella del voto utile è un'arma spuntata e dunque non riprenderò le sue ampie citazioni alle quali rimando per dimostrare come coloro che oggi usano quest'arma contro Rivoluzione Civile (da Vendola in giù) ne dicevano peste e corna quando era rivolta contro di loro.
Inoltre mi pare che l'appello al voto utile nel 2010 non fece vincere il centrosinistra perché non è affatto detto che scoraggiare a votare qualcuno per una lista significa convincerlo a votare per te. Questo può avvenire solo se, come con la desistenza nel 1996, essa è il frutto di un accordo politico alla luce del sole.
di Franco Frediani
Nessuna sorpresa, quanto semmai la logica conseguenza di quanto da tempo si andava prefigurando. Speriamo che adesso sia chiaro a tutti qual'è il destino che potrebbe attenderci?! Silvio Berlusconi ha smosso le acque e rotto le uova nel paniere alla coppia Monti-Bersani. Il premier dimissionario non è finora riuscito a "mettere d'accordo" le percentuali numeriche all'importanza che gli viene politicamente assegnata da molte parti. Sull'altro versante, Pierluigi Bersani si trova in affanno, e dopo la partenza sprint, "vede" ormai alle proprie spalle l'ombra dell'ostinato inseguitore di Arcore. Il non insignificante dato, rappresentato dalla presenza di un Quarto polo che non ha intenzione di fare sconti a nessuno, deve aver consigliato (più che altro Bersani) a riflettere sull'esigenza di affrettare i tempi.