di Thomas Mackinson
C’è un settore della spesa pubblica che va a gonfie vele e purtroppo non è la scuola, non è la sanità. In contro-tendenza con tutti gli altri comparti, quello della Difesa nel 2012 ha subito meno tagli e ha ricevuto più fondi, forte di un doppio trattamento di favore che è proseguito fino all’ultimo, con una serie di colpi di coda che fanno discutere. L’ultimo si è consumato il 28 dicembre scorso con la proroga – quasi in sordina e a governo ormai dimissionato – delle missioni internazionali. Un provvedimento di solito accompagnato da forti tensioni e polemiche ma passato stavolta sotto silenzio, nonostante si portasse in pancia un vero e proprio giallo sui numeri.
di Rachele Gonnelli
Si presenta con Rivoluzione civile, anche se ha ancora in tasca la tessera del Pd, Franco La Torre, figlio di Pio. «È scaduta, mi è rimasta attaccata al portafoglio, un fatto sentimentale di cui non voglio parlare ».
E si candida con la cosiddetta “sinistra radicale” o “massimalista”?
«Io non sono massimalista e non lo è Flavio Lotti o Gabriella Stramaccioni di Libera. Sono anche siciliano. Prima, quando all’estero qualcuno mi diceva Sicilia uguale mafia, mi arrabbiavo. Ora nella campagnaelettorale è naturale che si alzino i toni con i competitori, mi rifiuto di chiamarli avversari. Nella lista di Ingroia è rappresentata una vasta area e anche quattro partiti che in passato sono stati anche su posizioni contrapposte».
di Bruno Steri
Ho condiviso il percorso e l’obiettivo che Rifondazione comunista ed altre forze politiche si sono date: la costituzione di un cartello elettorale “No Monti”, contro le destre (quelle populiste e sfasciste come quelle liberiste e in doppio petto) e in alternativa al centro-sinistra. Ribadisco: un polo elettorale “No Monti” (che non è la stessa cosa di un “polo della sinistra di alternativa”, anche se ambisce a porsi in una tale prospettiva). Un’impresa che non si presentava affatto semplice, legata alla possibilità di reperire una coalizione di forze che si ponessero il suddetto obiettivo e di disporre di un candidato a capo del governo che fosse credibile (come l’attuale legge elettorale impone); ma, soprattutto, al fine di riportare – per quanto riguarda il Prc - dei comunisti nel Parlamento nazionale. Il risultato è stato conseguito e non era per nulla scontato.
di Mauro Palma
Irrompe l'Europa, con una sentenza della Corte per i diritti umani sulle carceri, in un confronto elettorale finora avvitato attorno al tema degli equilibri economici e finanziari e a quello, più di cucina, delle sotto-aggregazioni in cerca di seggi. Un avvio di campagna elettorale che sembra fin qui aver dimenticato, come lontana nel tempo, la linfa vitale che si era espressa in modo lampante nella partecipazione di massa ai referendum dello scorso anno e che, sebbene con altri numeri, si era rivista in quella alle primarie per scegliere il leader della coalizione. Tutto è sembrato ricomporsi in questi giorni in una sorta di gioco interno a un sistema scarsamente dialogante con l'impellenza dei bisogni concreti di larghi settori in sofferenza e anche con le potenzialità di un mondo giovanile che non trova possibilità di essere protagonista, ristretto nella condizione di precarietà sociale, oltre che economica e soggettiva.
di Daniela Preziosi
Alla fine, saggiamente, alcuni partiti ci hanno ripensato. Anche nel Lazio ci sarà la Lista Ingroia, unica, e non una coalizione-sommatoria di liste dei partiti, come in un primo momento erano orientati a fare verdi e Federazione della sinistra (Prc e Pdci). La decisione è arrivata ieri a Roma nel corso di una riunione delle forze politiche arancioni. Determinante è stato anche l'orientamento dello stesso Ingroia, il candidato premier quartopolista alle politiche, che ha fatto capire che non avrebbe concesso l'uso del «brand» nazionale a una coalizione di soli partiti, e per di più con un candidato presidente politico professionista. Ora infatti come capolista si parla di Carmine Fotia, vicino all'Idv ma attivista di Cambiare si può.