di Luca Pisapia
L’abusata nozione di ‘intelligenza collettiva’ ha trovato in questi due giorni una delle sue più felici applicazioni. Un articolo sulla vicenda della nave Enrica Lexie del giornalista Matteo Miavaldi, ospitato sul blog del collettivo di scrittori Wu Ming, ha scatenato un’inchiesta collettiva che ha portato alla luce una serie di gravi inesattezze date per buone dai media e dai politici italiani. E soprattutto chiarito il ruolo giocato da alcuni personaggi. Come l’ingegnere Luigi Di Stefano, autore di una perizia difensiva volta a scagionare i due marò, subito rilanciata dai maggiori media italiani e arrivata a essere illustrata in una conferenza presso la Camera dei Deputati il 16 aprile. Peccato che sia emerso come l’ingegnere non solo non è tale, ma è invece sicuramente un dirigente nazionale di CasaPound.
di Domenico Naso
“Wow!”, esclamò il compassato professore in loden facendo sfoggio di giovanilismo su Twitter, per bullarsi con gli amici del club del bridge dei suoi follower.
Non prima, però, di aver fatto sfoggio di smile, che fa tanto cool.
L’intervista su Twitter di Mario Monti doveva essere un colpo mediatico importante, un balzo in avanti comunicativo da Ko. E invece i guru del presidente del Consiglio hanno fatto il passo più lungo della gamba, facendosi sgamare troppo facilmente.
Quasi certamente, infatti, dietro lo schermo, a rispondere agli utenti, non c’era Mario Monti ma qualche smanettone social addicted assoldato all’uopo.
di Claudio Borghi Aquilini
1) Con che coraggio si attribuisce i meriti del calo dello spread italiano quando, sopra 500, per due volte è dovuto intervenire Mario Draghi? [1) fra DIC 2011 e GEN 2012 col finanziamento di € 1.000 mld per 3 anni all'1% alle banche dell'eurozona; 2) col famoso impegno del 26 LUG 2012 a fare "whatever it takes" per difendere l'euro]
2) Dove li trova i 50 MILIARDI di euro all'anno per rispettare gli accordi del fiscal compact?
3) Perché non ha mai detto agli Italiani che i 20 miliardi di euro dell'IMU sono andati ai fondi salvastati e ai creditori Germania e Francia?
di Daniela Preziosi
Mercoledì 9 gennaio le firme saranno consegnate alla Cassazione perché proceda al vaglio. Ma le speranze che i referendum contro il nuovo articolo 18 «manomesso» dalla riforma Fornero e contro l'art.icolo 8 della legge Sacconi effettivamente si svolgano nel 2014, com'era nelle intenzioni dei promotori (Idv, Prc, Pdci, Sel, Alba e molti esponenti dei sindacati) sono sempre più deboli. Certo, spiegano al comitato promotore, il «fatto politico» del successo della raccolta c'è. Oltre ai leader dei partiti promotori, hanno firmato in moltissimi, compreso il candidato premier arancione Antonio Ingroia. La battaglia continuerà comunque nella prossima
di Benny Calasanzio Borsellino
E dunque, considerando un sondaggio per quello che è, ovvero un sondaggio, la lista Rivoluzione Civile e il suo portabandiera, Antonio Ingroia, sono passati da uno 0,5 per cento nelle intenzioni di voto, rilevato da Swg a metà dicembre, al tondo 5 per cento di Piepoli diffuso in questi giorni. E con tutti i guanti felpati del caso, qualche riflessione si può già fare. Quattro sono gli aspetti fondamentali che mi fanno pensare che questo 5 per cento sia solo il primo gradino di una scalata che può portare Rivoluzione Civile laddove nessuno può immaginare.
1) Boom a tempo record. Non ho ricordi di altre formazioni politiche che a pochi giorni dalla nascita abbiano sfondato