di Gianluca Lombardi
Anche Genova, domenica 16 Dicembre, ha visto lo svolgersi della riunione costitutiva di “Cambiare si Può”. Cento e forse più persone hanno affollato la sala del Circolo ARCI Zenzero di San Fruttuoso e dalle 9,00 precise fino alle 14,00 si sono confrontate sui temi della politica per le persone, lontana anni luce dai soliti luccichii cattedratici delle solite riunioni asfittiche.
Abbiamo parlato, discusso e ragionato su un nuovo modo di fare politica immergendosi nel presente e nella crisi politica e finanziaria che ogni giorno subiamo. L’assemblea, composta da realtà diverse tra loro, ma tutte in sintonia sullo spirito di unità e soprattutto di lotta alla marginalizzazione della politica per la persona.
Sono susseguiti interventi di Compagne e Compagni che sono all’interno delle lotte sul nostro territorio, ma anche quei Compagni che non hanno ancora chiaro e ben definita la strategia che ha portato un Partito come Rifondazione Comunista a spalleggiare e mettersi a disposizione degli “Arancioni”.
Introduzione
La frustrazione quotidiana di dipendere da decisioni verticistiche ed incontrollabili, che si allontanano sempre più dai cittadini, riduce la partecipazione politica, che sfocia nella fuga al voto, nell’adesione a proposte populiste e a posizioni neofasciste ad oggi in costante crescita in tutta Europa.
Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata ed «imposta dall’Europa», ossia dai mercati. Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica.?Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dei servizi pubblici locali.
di Riccardo Chiari
Che rompiscatole questi facchini egiziani. Volevano far sapere che i loro dodici compagni, sospesi il mese scorso dalle cooperative del Consorzio Cgs, stanno ancora lottando per tornare al lavoro nel polo logistico Le Mose di Piacenza. Lì dove, sottolinea la stessa Ikea, «i depositi stanno lavorando a pieno regime, per un incremento imprevisto dei volumi di merce richiesti dalle sedi Ikea presenti nel Mediterraneo orientale».
Di qui l'idea della giornata di mobilitazione, con appuntamento all'ora di pranzo davanti al grande centro commerciale Ikea di Casalecchio di Reno. Dove è finita a manganellate. Perché l'hashtag twitter #IkeaInLotta scelto per l'occasione ha fatto subito chiedere dalla direzione del punto vendita la presenza delle forze dell'ordine. E queste ultime, con alcune decine di agenti di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, hanno impedito che l'annunciato volantinaggio davanti all'entrata di Ikea si trasferisse anche all'interno della struttura. Il cliente è sacro.
di Roberto Ciccarelli
Sale il rischio povertà in Italia, sfiora il 30%. Peggiora il mercato Rapporto Istat Rapporto Istat Sale il rischio povertà in Italia, sfiora il 30%. Peggiora il mercato del lavoro, con i dipendenti che calano e sempre meno contratti stabili. Si ferma l'ascensore sociale MAGLIA NERA IN EUROPA È guerra generazionale, rischia di scoppiare la bomba sociale Nel 2011 calano i lavoratori dipendenti e i contratti a tempo indeterminato sotto i 30 anni (-8%)
Povertà sociale, economica e formativa. Sono alcune delle possibili declinazioni della privazione di esperienza, di benessere, e di futuro che sta vivendo l'Italia giunta ormai al quarto anno di crisi. Nell'annuario statistico dell'Istat emerge il ritratto (fotografato tra il 2010 e il 2011) del paese più vecchio al mondo, dove la mobilità sociale è un'utopia, la disoccupazione colpisce 1 milione di under 35, e il declino del lavoro dipendente si è fatto irreversibile, senza che nessuno abbia preso in seria considerazione la necessità di tutelare il lavoro intermittente, precario o autonomo.
Redazione
Impossibile non dare ragione a Rossana Rossanda quando afferma che "abbiamo perso un anno", e forse potremo dire anche qualcosa di più! Non c'è più uno schieramento politico appartenente allo scacchiere parlamentare, che non si stia sfaldando, che non abbia cambiato pelle, finendo per dividersi, diluirsi, cambiare direzione e ...forse anche "altro". Talvolta c'è da chiedersi se sia davvero il caso di meravigliarsi dell'avvento della tecnocrazia e dei suoi "direttori d'orchestra". Il centrodestra è dunque in una fase di disgregazione conclamata; ogni giorno perde pezzi che vanno a comporre nuovi partiti. Il processo di ricomposizione non potrà essere indolore, sempre ammesso che ci sia. Luigi Comencini avrebbe gridato al plagio, vista l'analogia con il suo celebre film, "Tutti a casa". Chi finisce per trarre vantaggio da questo processo di scomposizione è lo stesso "quasi ex premier", Mario Monti. Il PD non ci sta a veder messo in discussione il vantaggio acquisito sotto la spinta delle primarie, a tal punto che Bersani sarebbe disposto a portarsi sulle spalle Monti fino al Colle; situazione che però non manterrebbe se lo Stesso scegliesse di scendere direttamente in campo.