di Franco Frediani
Il disegno è chiaro, così come la situazione venutasi a creare nel panorama politico italiano. Il Cittadino e il Paese non vengono assolutamente tenuti di conto, anzi ignorati persino dall'informazione che evita di dare risalto a certi eventi. Dopo aver messo in difficoltà tutti, con particolare evidenza i lavoratori, i dipendenti diretti, e tutti coloro i quali potevano essere facilmente distinguibili (e perseguibili) da "altri", si cerca ora di far saltare tutto attribuendo la responsabilità ad una sorta di mancato completamento delle stesse politiche recessive. L'esempio più concreto ci viene dallo stop al ddl sul pareggio di bilancio.
di Federico Mello
Questa volta tutto si può dire a Beppe Grillo tranne che non sia stato chiaro. Ieri, dopo giorni di polemiche per gli scarsi risultati delle sue “Parlamentarie ”, dopo che molti gruppi locali hanno espresso disagio per le imposizioni che continuano ad arrivare dall ’alto, il “capo politico” ha messo la parola “fine ” alle richieste di maggiore democrazia. Nel suo editto Grillo prima si loda per la maggioranza di donne nelle sue liste (e per il “costo zero ”delle votazioni online), poi spara ad alzo zero: «Quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Cinque, quelli dei segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia ». Poi aggiunge: «Mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente.
di Laura Eduati
È accaduto in Portogallo, poi in Spagna, ora accade anche in Italia. Tre paesi coinvolti duramente dalla crisi economica che fino al 2010 comunque attraevano migranti in cerca di lavoro. Oggi, invece, la situazione si è ribaltata perché nel 2011 la nostra penisola da Paese di immigrazione è tornata ad essere Paese di emigrazione. Le cifre sono chiare: lo scorso anno sono arrivati appena 27mila stranieri mentre hanno fatto le valigie per l'estero 50mila italiani. Uno scenario impensabile anche solo in tempi recentissimi: dal 2002 al 2009 ha varcato la frontiera italiana una quota oscillante tra i 350mila e i 500mila migranti l'anno.
di Luca Fazio
Sabato il centrosinistra sceglie il candidato che sfiderà Bobo Maroni
Sabato prossimo (attenzione, non domenica) si vota alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato alla presidenza della Regione Lombardia. I tre candidati sono Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano. L'occasione è storica, conquistare la regione più ricca e popolata d'Italia dopo diciasette anni di impero formigoniano. Ma a parte gli addetti ai lavori, se n'è accorto qualcuno? Tra i militanti comincia a serpeggiare il timore di una scarsa partecipazione (al ballottaggio del centrosinistra, dieci giorni fa, avevano votato 398 mila lombardi).
di Luca Sappino
Ci hanno insegnato ad osservare lo Spread, a tenerlo sottocchio, preoccupandoci delle flessioni anche minime, temendo, più d’ogni altra cosa, le sue verticali impennate. Poi arrivano i dati sulla povertà e sulla produzione, e tutto riprende la giusta importanza. Perché, ci racconta la fotografia del rapporto dell’Istat su reddito e condizioni di vita, oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale: per la precisione il 28,4 per cento, che è drammaticamente vicino a un terzo.
Che vuol dire? Il dato è calcolato secondo la definizione adottata nell ’ambito della strategia “Euro - pa 2020”, ed è un indicatore derivato dalla combinazione di tre diverse categorie: quella del “rischio di povertà” (calcolato sui redditi 2010), della “severa deprivazione materiale ”, e della “bassa intensità di lavoro”.