di Argentino Tellini
Non solo il Sulcis gronda sangue, nel deserto della Sardegna c'è un altro deserto, che sembra non essere più di moda : quello di Porto Torres e della fine del sogno industriale. In una città di 22mila abitanti ci sono 5mila disoccupati e altre 3mila fra cassa integrazione e mobilità. Se ci aggiungiamo i pensionati ci accorgeremo che è una città dove non lavora nessuno, con percentuali di disoccupazione giovanile che sfiorano il 70 %...
Eppure non si muove nulla in questa città cimitero e in tutto il sassarese, salvo qualche manifestazione sindacale. Nel Sulcis almeno protestano, qui la gente non ha voglia nemmeno di fare quello, avvolta da un'apatia e da una rassegnazione senza precedenti.
di Enzo Lanciano
L'onda lunga della protesta anti-casta che ha alimentato la crescita nei sondaggi del movimento di Beppe Grillo sembra già spegnersi, ben prima dell'inizio della vera campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. E non poteva essere altrimenti. Il M5S, non appena è stato messo sotto osservazione in modo più attento e circostanziato dai media, ha evidenziato tutte le sue debolezze. Non c'è voluto molto per capire che è affatto un movimento "dal basso" o sinceramente "democratico", ma bensì una creatura costruita accuratamente dall'alto dalla coppia Grillo-Casaleggio, con una finalità meramente "economica" ben prima che politica o sociale.
di Luca Aterini
L'ideologia del mercato come portatore sano di equilibrio - sempre e comunque - ha condotto l'Italia, il terzo paese manifatturiero d'Europa, a far muovere a tentoni la propria economia in un mondo ogni giorno più complesso e interconnesso. A fronte di difficoltà crescenti, il corpo pubblico ha progressivamente abbandonato le redini della politica industriale del paese, oggi praticamente assente, lasciandolo senza un indirizzo da seguire per uscire dal pantano della crisi. Mentre l'ultimo rapporto Censis ci aiuta dunque a dipingere un'Italia frastornata e stanca, non possiamo esimerci dal domandarci come procedere ad un'inversione di rotta.
di Redazione Il Fatto Quotidiano
“E' una decisione che spetta unicamente al presidente della Repubblica ma - dice Gianfranco Fini - è prevedibile che si voti a febbraio, può essere anche il 10. Dipende tutto dai tempi di approvazione della legge di stabilità". Intanto per Napolitano inizia una settimana densa di impegni
I partiti stanno facendo i conti sulla possibile data delle elezioni dopo l’accelerazione impressa ieri da Mario Monti che, allo stato, ritiene inappellabile la sua decisione di dimettersi subito dopo il varo definitivo da parte del Parlamento della legge di stabilità.
di Marco Berlinguer
Sono grami i frutti dell'appuntamento sul clima appena concluso a Doha. Se si pensa che la vigilia era stata marcata da uno studio della Banca Mondiale che prospetta, in mancanza di una drastica riduzione di emissioni di anidride carbonica, uno scenario di aumento della temperatura globale entro la fine del secolo di 4 °C, e non piú di "solo" 2, è difficile non constatare ancora una volta l'inadeguatezza dei governi del mondo nel guidarci verso i cambiamenti necessari ad affrontare le grandi sfide globali.
Il documento finale che contiene impegni più avanzati rispetto agli accordi finora sottoscritti è stato firmato solo da Unione Europea, Australia, Svizzera e Norvegia.