di Francesco Paternò
I mercati oscillano paurosamente tra il precipizio fiscale degli Stati Uniti e la bancarotta di Atene, ma c'è chi è già finito sfracellato fuoristrada. È la popolazione greca, poco più di 11 milioni di persone di cui la maggioranza in età lavorativa non è più al lavoro. Accade in un paese dell'Europa, non chissà dove: secondo gli ultimi rilevamenti fermi ad agosto scorso, in Grecia la disoccupazione ha investito 1,3 milioni di persone, con un tasso del 58% fra i giovani con meno di 24 anni. A questi vanno aggiunti 3,4 milioni di adulti registrati come inattivi. Vuol dire che 4,7 milioni di persone oggi in Grecia non sono al lavoro, contro 3,7 milioni ancora occupati. Una tragedia senza fine.
In questo momento di notevole impegno politico determinato dall’imminenza delle scadenze elettorali, nazionali e regionali, dalla mobilitazione per i referendum e dalle innumerevoli iniziative di lotta in campo, vi chiediamo un ulteriore ultimo sforzo in merito al tesseramento 2012.
Come potrete vedere dalla tabella sottostante, al 30/10/2012 siamo al 56,24% rispetto all’anno precedente; è assolutamente necessario mobilitarsi, nel poco tempo che rimane alla fine dell’anno, che vi ricordo, è il termine tassativo per la chiusura definitiva, per di raggiungere il 100%.
di Alberto Ziparo
Il governo ha deciso: non chiude il progetto del Ponte sullo Stretto ma lo rinvia. La costosissima agonia del Ponte andrà avanti per almeno altri due anni, che serviranno «a verificare la fattibilità tecnica ed economico-finanziaria del progetto», prima della decisione definitiva. La società del Ponte (la Sdm), che spende circa mezzo milione di euro al mese solo per sopravvivere, potrà così continuare a sprecare risorse pubbliche nell'unica attività che porta avanti ormai da una quarantina d'anni: l'eterna progettazione.
Ma c'è di peggio: le imprese consorziate per la realizzazione del Ponte, in attesa di un'opera che non si farà mai, potranno realizzare infrastrutture «collaterali, funzionalmente autonome rispetto al manufatto principale ma comprese nel programma». Siamo all'assurdo.
di Bruno Steri
Ha ragione da vendere Valentino Parlato nel dire che nessuno ha granchè da gioire per l’esito delle elezioni siciliane, neanche chi è stato indicato dai numeri quale vincitore. A maggior ragione, a sinistra non ci si può esimere dall’esercizio di una severa autocritica: questo voto costituisce infatti per la sinistra del nostro Paese qualcosa di più dell’ennesimo campanello d’allarme. Per molti versi, direi che è un punto di non ritorno: troppi gli errori, i limiti soggettivi, le egoistiche miopie, la progressiva frammentazione e inconsistenza quantitativa e qualitativa, per poter ancora pensare di andare avanti imperterriti ciascuno per la propria strada (sia detto ciò, senza nulla togliere alla passione, alla generosità con cui tante compagne e tanti compagni hanno affrontato questi ultimi due “terribili” decenni).
di Franco Frediani
Prendere atto che molta della politica fatta negli ultimi anni sia stata fatta fuori dalle Istituzioni è cosa necessaria e doverosa. Premesso che l'ultima cosa che vogliamo fare è quella di pronunciare sentenze, riteniamo giusto almeno farci un'idea della situazione. La sua fruibilità, l'incertezza e le continue sorprese, la rendono fluttuante, sicuramente impossibile da capire e gestire in tempi stretti. Se poi ci mettiamo il rebus della legge elettorale che "lor signori" si riservano di costruirsi ad hoc... il gioco è fatto. La notizia del giorno è questa volta tutta per Di Pietro. Case sì, case no, onesto o meno, discutibile o altro... Siamo passati attraverso l'era (era!) Berlusconi e abbiamo capito poco o nulla. Decine e decine di rinvii a giudizio, comportamenti amorali, infrazioni ad ogni tipo di legge, umana o divina! Resta il fatto che il crimine ascrivibile a questo politico-manager poggia le sue basi su qualcosa di reale: la politica CONTRO l'Italia e gli italiani.