Intervista a Paolo Ferrero di Daniela Preziosi
«Nonostante il gran battage pubblicitario, le primarie hanno raccolto un milione di votanti in meno di quelle del 2005. Un crollo che parla del distacco tra il paese e l'alleanza che sostiene il governo Monti. In questo contesto Vendola non sfonda e il suo risultato conferma il carattere moderato di quell'aggregazione».
Segretario Ferrero, lei parla delle primarie del 2005. Ma era un'altra era politica fa: Rifondazione era unita, non c'era stato il disastro del 2008, né Grillo, né la marea del non voto.
Ciò non toglie che si possa parlare di riduzione della partecipazione. Il dato politico oggi è che la proposta di una sinistra all'interno della coalizione Italia Bene Comune non ha prodotto il ribaltamento sperato.
di Claudio Grassi
Dovevano essere lo strumento per gettare lo scompiglio nelle file del Pd, per sparigliare le carte, per cambiare l’agenda politica del centrosinistra, per spostare a sinistra l’asse della futura coalizione di governo. Dovevano. Almeno nelle intenzioni di Vendola che le primarie le ha chieste, le ha rincorse, le ha evocate con insistenza da oltre due anni a questa parte. Invece, le primarie sono state – onore al merito – un potente dispositivo che anziché squadernare, ha finito con il legittimare l’establishment del Pd. Al di là di come andrà a finire la contesa al ballottaggio tra Bersani e Renzi, il vero vincitore è il Partito democratico nel suo complesso.
di Matteo Pucciarelli
Tocca ammetterlo, e dispiace soprattutto se almeno idealmente ci si sente vicini alle proposte e alla cultura di Nichi Vendola: ma l’unico vero sconfitto di queste primarie-concorso è proprio lui. La sua strategia – come tanti del suo mondo gli avevano già fatto notare – si è dimostrata un fallimento. E il misero 15 per cento era in realtà una storia già scritta.
Praticamente da tre anni a questa parte il leader di Sel ha fatto fuoco e fiamme giorno per giorno: voleva le primarie, le voleva a tutti i costi. Perché le primarie erano il rumore del mare che un bambino ascolta dentro la conchiglia, e roba del genere, raccontava lui.
di Monica Pasquino
Lo avevamo detto con vigore che non erano le "nostre" primarie, che buttarsi nelle braccia del Pd ci avrebbe equiparato a chi riduce la sfida destra-sinistra a una competizione tra chi esegue con più efficienza gli ordini ricevuti da Bruxelles, come se non fosse possibile proporre un'alternativa. Tanti compagni e compagne su questa battaglia politica sono andati via, altri lo faranno nei prossimi mesi.
A loro e a chi era rimasto nonostante i tanti dubbi, la dirigenza di Sel ha risposto che la strategia politica che voleva costruire un polo delle forze che oggi sono all'opposizione del Governo Monti, era perdente. Ci è stato ripetuto che non ci rendevamo conto che queste primarie Vendola poteva vincerle.
Intervista a Maurizio Landini
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, risponde al telefono con aria preoccupata. Il tono della voce è fermo, le parole sono scandite una ad una. «Non c’è più tempo», ripete. L’azienda stavolta fa sul serio.
Cosa succede a Taranto, segretario?
C’è stato un incontro tra l’azienda e tutti gli esecutivi sindacali. L’azienda ci ha detto che intendeva cessare le attività anche nell’area a freddo. Senza chiarire le modalità, le forme e i tempi. Avremo un nuovo incontro domattina (oggi ndr). La situazione è chiaramente drammatica.