di Domenico Moro
A quanto pare, in Italia pagano le tasse i poveri e non i ricchi. Secondo Befera, direttore dell ’Agenzia delle entrate, ben un milione di famiglie dichiarano reddito zero, mentre oltre 4,3 milioni di dichiarazioni (il 20% del totale) risultano incoerenti, presentando uno scarto tra reddito
dichiarato e consumi effettivi. Le incoerenze sono maggiori per le imprese ed i lavoratori autonomi, che, al contrario di lavoratori dipendenti e pensionati, hanno
maggiori possibilità di sfuggire al fisco. Proprio sulle pensioni il bilancio sociale 2011 dell’Inps rivela un quadro penoso. La pensione media mensile è di 1.131 euro, che scende a 930 euro per le donne e a 920 euro nel Mezzogiorno.
di Franco Frediani
Forse questa volta è stato commesso un errore che potrebbe davvero costar caro ai sostenitori del governo dei tecnici capeggiato dal Prof. Monti. Le "Politiche" sono ormai alle porte. Si fa un gran parlare di candidati, di primarie e di alleanze, ma sono in molti a trascurare la realtà. Persino nelle carte d'intenti si sottovaluta quello che accade nei Territori, nelle città, nella vita quotidiana del Cittadino. Oggi (mercoledì 21 novembre, ndr) scendono in piazza i Sindaci. Dopo la quasi totalità delle categorie sociali e lavorative del paese, ecco alzare la voce anche i "Primi Cittadini".
di Mirco Viola
Sono messi male i pensionati italiani: oltre la metà di loro ha un assegno inferiore a 1000 euro al mese. I dati li ha diffusi ieri l'Inps, segnalando che i pensionati sono in tutto 7,2 milioni. Il 17% può contare su un reddito veramente basso, sotto i 500 euro; il 35% conta tra i 500 e i 1000 euro. Il 24% ha assegni tra 1000 e 1500 euro, il 2,9% oltre i 3000. L'Inps segnala che il reddito pensionistico medio lordo mensile nel 2011 erogato dall'Inps e dagli enti previdenziali era di 1.131 euro (1.366 euro per gli uomini, 930 per le donne). C'e grande differenza a livello territoriale (1.238 al Nord, 1.193 medi al Centro, 920 l Sud).
di Vittoria Tola
Femminicidio! Violenza maschile sulle donne! Mai più! NO MORE come recita il titolo della Convenzione firmata dalle maggiori associazione di donne che da anni sono impegnate ad aiutare le donne, combattere la violenza e prevenire il femminicidio. Un neologismo politico, una parola che da mesi sta entrando con forza nel lessico giornalistico e quotidiano, nei dibattiti politici. Un neologismo voluto e affermato da anni da studiose femministe e dalle lotte delle donne per svelare questa violenza in tutto il mondo a partire dal Messico in cui le donne sono state protagoniste del suo riconoscimento giuridico nei tribunali internazionali. Un termine adottato dall’Onu.
di Fabrizia Bagozzi
Quale forma effettiva prenderà il Quarto polo – di sinistra, antimontiano, non allineato, non grillista – che si sta delineando attorno all'appello “Cambiare si può” lo si capirà meglio soltanto nell'assemblea nazionale convocata a Roma per il primo dicembre. Intanto però, i promotori incassano il sostegno di Alba – alcuni dei cui ispiratori peraltro coincidono (vedi Marco Revelli e Paul Ginsborg) – che domenica nella Capitale ha deciso di sottoscrivere. Il primo dicembre ci saranno anche loro, a discutere attorno alla «lista di cittadinanza politica» che si vuole provare a mettere in campo. Insieme a Revelli, Ginsborg, Livio Pepino, Moni Ovadia, Luciano Gallino.