di Claudia Fusani
Un tempo erano dalla stessa parte, l’antimafia dei fatti e non delle parole, quella che vuole cambiare un modo di fare la politica in Sicilia. L’emozione e la forza di un film come I Cento passi del giornalista scrittore e politico Claudio Fava. La grinta del sindaco gay comunista e cattolico Rosario Crocetta che si prende Gela e la sottrae alle cosche denunciando al Tar i brogli del voto e facendo arrestare 350 boss. Era l’inizio del millennio, tra il 2000 e il 2003. Il sodalizio, o meglio la condivisione della stessa squadra, è andato avanti fino a un paio d’anni fa. Ora sono uno contro l’altro in una battaglia che dovrebbe invece vederli alleati, quella per voltare pagina in Sicilia.
di red.
L'Italia sta precipitando. Lo si vede e lo si tocca con mano andando un po' in giro, ieri lo ha riconfernato l'Istat con i suoi ultimi dati sul Pil e sulla produzione industriale. Si tratta di due crolli: nei primi sei mesi del 2012 il Prodotto interno lordo è diminuito, rispetto al secondo semestre del 2011, dell'1,6%, con un ribasso del 2,5% su base annua. Stando sempre ai calcoli dell'Istat, questo vuol dire che si è registrato, rispetto allo stesso trimestre dell'anno passato, il peggior dato dal quarto trimestre del 2009, quando la diminuzione era stata del 3,5 per cento. La variazione del Pil acquisita per il 2012 è quindi pari all'1,9 per cento.
di Loris Campetti
Se non fosse una bestemmia, quella del Tribunale del Riesame di Taranto si potrebbe definire una sentenza politica. Conferma che Riva ha avvelenato e continua ad avvelenare i suoi operai e i cittadini di Taranto, come prima aveva fatto lo stato quando l'Ilva si chiamava Italsider. Conferma il sequestro degli impianti, ma lo finalizza alla loro bonifica. Conferma il carcere per la famiglia Riva ma consegna l'impianto e il rispetto della sentenza al manager dei Riva, Ferrante. Si può dire che è stato tolto di mano ai padroni il timone, e si può anche dire che, comunque, il lupo è stato messo a guardia del gregge. Ma avrebbe potuto fare qualcosa di diverso, il Tribunale del Riesame?
di Felice Roberto Pizzuti
Aderisco all'appello contro il «furto d'informazione» pubblicato su il manifesto del 24 luglio.
A distanza di cinque anni dall'inizio della crisi si continua ad affrontarla con politiche che ripropongono la stessa visione economico-sociale che ha contribuito a determinarla; infatti la stanno aggravando.
Il più serio ostacolo al superamento della crisi è riassumibile nel persistente dominio dell'intreccio tra gli interessi materiali e le teorie legati al modello neoliberista che ha dominato negli ultimi tre decenni. Le crisi di carattere epocale prima o poi mettono in discussione anche il senso comune diffuso nell'opinione pubblica. Ma questi cambiamenti non sono semplici e il loro esito non è scontato.
di Alberto Burgio, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Guido Rossi, Valentino Parlato
La politica è scontro d'interessi, e la gestione di questa crisi economica e sociale non fa eccezione. Ma una particolarità c'è, e configura, a nostro avviso, una grave lesione della democrazia.
Il modo in cui si parla della crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e una intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell'opinione pubblica. Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei, all'origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra, vengono rappresentate, non soltanto dalle forze politiche che le condividono (e ciò è comprensibile), ma anche dai maggiori mezzi d'informazione (ivi compreso il servizio pubblico), come comportamenti obbligati ("non-scelte"), immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza dell'eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare.