I minatori andranno in pensione un anno più tardi. Lo ha stabilito qualche ora fa il Consiglio dei ministri, su proposta della titolare del Lavoro Elsa Fornero. La notizia era nell’aria da qualche giorno. Da quando martedì scorso il pre-Consiglio aveva esaminato lo schema di regolamento per armonizzare i requisiti di accesso al nuovo sistema pensionistico di alcune particolari categorie professionali (con «requisiti diversi rispetto a quelli in vigore nell’assicurazione generale obbligatoria»). Ma certo, leggere nero su bianco in un comunicato ufficiale del governo che chi lavora in miniera dovrà andare in pensione più tardi fa il suo effetto. Dopotutto anche nell’immaginario popolare è questa la professione usurante per eccellenza.
di Barbara Ciolli
L'Onu ha chiesto un'unità investigativa speciale per far luce sulle denunce di vittime civili dei droni americani. E il governo pachistano ha dichiarato che l'80% di morti nei raid degli aerei senza pilota sono civili innocenti. Denunce gravi, che rischiano di andare a vuoto.
IL PIANO DISPOSITION MATRIX. Nei prossimi anni, la guerra contro il terrorismo del Nobel per la pace Barack Obama - e non solo la sua, se il presidente non sarà riconfermato alla Casa Bianca - sarà sempre più coperta e scrupolosamente programmata.
di Roberta Fantozzi e Barbara Pettine
Monti e Fornero hanno gettato nella disperazione centinaia di migliaia di persone, che hanno visto, nel giro di poche settimane, la propria prospettiva di vita messa radicalmente in discussione, dopo anni ed anni di duro lavoro. La cosiddetta riforma delle pensioni del governo dei tecnici, che allunga di sei anni e più il tempo di lavoro, è stato il più violento provvedimento antipopolare, contro le condizioni di vita di uomini e donne, dal dopoguerra ad oggi. Una campagna lampo passata sulla testa della gente, offerta sull'altare del recupero di «credibilità» in Europa e nel mondo dalla neonata unità nazionale del «dopo la caduta di Berlusconi», senza che ci fosse neppure la consapevolezza del disastro sociale che questa sedicente riforma apparecchia.
di Stefano Galieni
La semplice idea di realizzare per il 27 ottobre una manifestazione pacifica e di massa contro le politiche di questo governo ha creato e sta creando aspettative e malumori. Promossa da forze politiche e sociali che non godono dei favori della ribalta, che non meritano la prima serata televisiva, apre contraddizioni enormi fra le persone stesse. Al di là delle adesioni confermate e degli impegni presi – ad oggi è previsto l’arrivo di un centinaio di pullman di cui la metà organizzata dal nostro partito – la si vorrebbe bollare in partenza come manifestazione minoritaria e tipica del “populismo di sinistra” ma i contenuti di cui è animata, fanno riflettere.
di Domenico Moro
Malgrado anche Confindustria si stia accorgendo che qualcosa non va nel governo Monti, il Presidente della Repubblica ammonisce a non cambiare rotta. Il fatto è che questa rotta porta la nave alla deriva. Ne sono indicatori i dati Eurostat sul debito sovrano europeo. Il debito pubblico italiano è passato dal 121,7% sul Pil del secondo trimestre 2011 al 126,1% del 2012, il dato peggiore dopo la Grecia.
L’aumento del debito si è però verificato in tutta la Ue, passata dall’81,4% all’84,9%, e nell’Eu - rozona, salita dall’87,1% al 90%.