di Maurizio Matteuzzi
Ora, dopo la vittoria per ko di Hugo Chávez nelle elezioni presidenziali di domenica in Venezuela (vittoria numero 14 su 15 in 14 anni), la destra - venezuelana, latino-americana, internazionale - può confidare solo nel cancro.
Come la banca Barclays che in rapporto riservato di fine settembre consigliava ai suoi clienti di avere pazienza e fiducia per investire nel paese le cui riserve petrolifere hanno superato quelle dell'Arabia saudita, in quanto «anche nel caso di una vittoria di Chávez, crediamo che vista l'evidenza del suo povero stato di salute, se non adesso, il cambio politico avverrà in poco tempo». E, come spiegava domenica l'esperto di America latina Andrés Oppenheimer sul madrileno El País, «secondo la costituzione del Venezuela, se il presidente muore durante i primi quattro anni del suo mandato si devono tenere nuove elezioni entro 30 giorni.
di Francesco Gesualdi
La fortuna del potere è costruita sull'incuria e l'incompetenza, non la propria, ma quella dei sudditi. Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili. E' successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un'Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l'acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.
La vulgata, tanto cara ai tedeschi, è che ci siamo indebitati perché siamo un popolo sprecone.
di Luca Sappino
«Nessuno si azzardi a tirare per la giacchetta la Fiom». È categorico Maurizio Landini, intervenendo sui rumors che da giorni si rincorrono sulla sua imminente candidatura e sulla costituzione di una lista Fiom per le prossime elezioni politiche, magari alleata di Di Pietro e De Magistris in un polo a sinistra della coalizione Bersani-Vendola-Nencini.
di Luce Manara
Piace alla Fiom l'idea di costruire una forza di democrazia radicale che si oppone a Monti. Landini: «Ma non è targata Fiom»
Tanto per venire al dunque, non ci sarà una lista «Alba», ovvero dell'alleanza lavoro beni comuni ambiente, alle prossime elezioni. Ma non è il segno di una resa, anzi, è un nuovo modo di affrontare una questione politica urgente, cioè ridare speranza a quella galassia frantumata che si sente orfana di rappresentanza. Se questo non vuol dire presentarsi alle elezioni, allora cosa significa? Lo ha spiegato Marco Revelli nel suo intervento conclusivo cercando di sintetizzare la due giorni di convegno che si è tenuta sabato e domenica a Torino su iniziativa di quel «movimento politico nuovo» nato con una grande ambizione.
di Fabio Marcelli
Italia strano Paese. Abbiamo festeggiato l’anno scorso i centocinquant’anni dell’unità, ma stenta ad emergere un vero senso di identità comune. Ho letto su Facebook un divertente post che simboleggia a mio avviso in modo sintetico ed efficace il cuore della questione: “Per gli italiani, gli italiani sono sempre gli altri”.
Quando ci assumeremo le nostre responsabilità di popolo? Ci siamo fatti governare per molti anni da un pagliaccio erotomane e corrotto che sublimava le nostre frustrazioni di maschi medi con le sue millantate attività erotiche accelerate, ininterrotte e nevrotiche. Ma lo hanno votato anche parecchie donne, cosa ancora più strana.