Intervista ad Alberto Lucarelli
di Stefano Galieni
Alberto Lucarelli, docente e assessore della giunta De Magistris ha lavorato anche all’elaborazione del “manifesto di ALBA” (Alleanza Lavoro Beni comuni, Ambiente) Alba fa parte del comitato referendario e non solo in virtù delle parole contenute nel suo acronimo.
La democrazia diretta apre contraddizioni.
«L’acronimo è la conseguenza di una scelta forte. Quella di voler ridare voce alla Costituzione che rappresenta l’elemento più democratico di questo Paese ed in molti punti o è attaccata o disapplicata. La scelta referendaria fa parte di una richiesta di democrazia diretta laddove predomina una sistema di rappresentanza, bloccato da gruppi di potere, i partiti, che non tutelano le minoranze.
di Simone Collini
Dice Paolo Ferrero che se veramente la riforma Fornero dovesse essere cambiata in Parlamento nel 2013, rendendo inutile il referendum, lui ne sarebbe ben felice: «Ma la vedo dura». Dice anche, il segretario di Rifondazione comunista, che «la Cgil sbaglia a non sostenere la raccolta di firme» e che forze di sinistra possono partire da questa operazione sull’articolo 18 per andare alle elezioni con una «lista unitaria».
C’è chi sostiene che questa operazione sia più che altro funzionale ad aprire delle contraddizioni nel centrosinistra e creare problemi al Pd…
«Ma figuriamoci, io faccio politica per tentare di dare una risposta ai problemi del Paese, non per aprire contraddizioni in casa d’altri.
di Paolo Ferrero
Al contrario di quanto sostiene Monti, il via libera al Fiscal Compact e al MES da parte della Corte di Karlsruhe non è un’ottima notizia. Si tratta invece di una notizia assai negativa, in particolare per l’Italia. Con il Fiscal Compact infatti l’Italia dovrà tagliare ogni anno e per vent’anni il proprio debito pubblico di 45 miliardi all’anno: una stangata prolungata che terrà l’Italia in recessione per i prossimi decenni, distruggendo posti di lavoro e welfare. Innanzitutto però una informazione. Il ricorso alla Corte non era stato fatto da qualche organizzazione di destra ultranazionalista o dai banchieri tedeschi. Tutti questi abbaiano per ragioni elettorali o per garantirsi ulteriori margini di contrattazione in Europa ma si sono tranquillamente bevuti questi trattati europei.
di Paolo Ferrero
Il governo Monti ha pesantemente aggravato la situazione italiana provocando l’aumento della disoccupazione, una gravissima recessione e la demolizione dei diritti dei lavoratori, a partire dall’articolo 18. Nessuna uscita dalla crisi economica e sociale è possibile senza mettere in discussione queste scelte – a partire dal Fiscal Compact - che sono destinate a fare danni per un ventennio. Per questo l’alleanza tra PD, SEL e UDC - che non si pone nemmeno lontanamente l’obiettivo di rovesciare le decisioni assunte dal governo Monti – non apre nessuna speranza. Per questo è necessario oggi costruire uno schieramento alternativo e di sinistra, che parta dal rovesciamento delle politiche e sociali di Monti e si candidi a governare il paese mettendo al centro la giustizia sociale e la messa in discussione dei diktat europei.
di Romina Velchi
Con la presentazione della Carta d’intenti, è iniziata ufficialmente la corsa al Centro del Pd di Bersani. Una corsa teorizzata e auspicata, nero su bianco, nel manifesto in dieci punti che il leader democratico ha scritto di suo pugno, laddove si apre ad «un patto di legislatura con forze liberali, moderate e di centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni». Perché la prossima sarà una «legislatura costituente», anche in Europa, e questa è la «ragione che ci spinge a cercare un accordo di legislatura con le forze del centro moderato» per essere alternativi «non a Monti», sottolinea Bersani, ma alle destre che in dieci anni «hanno sfibrato le energie del paese» e alle «regressioni nazionaliste, populiste e antieuropee».
La strada dunque è segnata.